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Falsi veleni e vera bufala, parla Gennaro D’Alessio

mercoledì, 20 Gennaio 2010 di

svinando

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La telenovela della Mozzarella di Bufala Campana Dop potrebbe arricchirsi di nuovi elementi. Gennaro D’Alessio, Presidente della Cooperativa Rivabianca e consigliere del Consorzio di tutela della Dop, invita a smorzare i toni.
“Innanzitutto occorre rassicurare i consumatori sulla mozzarella che mangiano: stiamo discutendo se la mozzarella possa essere considerata rispondente al disciplinare della Dop Mozzarella di Bufala Campana e non se sia nociva. Al massimo potremmo parlare di mozzarella mista”.
Paradossalmente questo evento traumatico contribuisce a smontare definitivamente una leggenda metropolitana che qualche anno fa circolava: non è possibile realizzare una mozzarella con solo latte di bufala. Non ci si crederebbe, ma uno degli ostacoli che l’allora neonato consorzio di tutela dovette affrontare fu proprio quello di superare questo pregiudizio. Da allora molto latte è passato sotto ai ponti e Gennaro D’Alessio invita a vederci chiaro.
“Dobbiamo fare un paio di precisazioni: il Consorzio non è stato commissariato, ma il Ministero ha inviato una commissione formata da 6 membri, tra cui un esponente della Guardia di Finanza, un rappresentante dei Nas, un commercialista, un avvocato e uno studioso del comparto alimentare, che per tre mesi affiancheranno il lavoro del Consorzio per verificare che le attività di controllo a tutela del marchio, e quindi la rispondenza al disciplinare, siano corrette. Poi occorrerà attendere il responso delle contro analisi perchè sono possibili errori e meraviglia che su 530 campioni circa 130 abbiano dato un responso di irregolarità. Che tradotto, vorrebbe dire che seppure l’attacco è rivolto al Presidente Chianese – e le lettere anonime che sono arrivate sembrano provenire da qualcuno apparentemente ben informato – ci sarebbero altri casi. Io ho sempre ritenuto Chianese una persona corretta, quindi attenderei questo periodo di analisi e di monitoraggio prima di emettere verdetti”.

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Ma la questione del ventilato utilizzo del latte congelato da parte delle aziende consorziate?
“Io posso solo dire che semmai passasse nel disciplinare la possibilità di utilizzare latte congelato, Rivabianca uscirebbe immediatamente dal Consorzio di Tutela. Nel 2008 in piena emergenza diossina (una tegola che ha investito i produttori della Piana del Sele seppure riferita a tutt’territorio – ndr), Rivabianca ha congelato e non utilizzato ben 180 mila litri di latte che non è stato trasformato in mozzarella con una perdita economica elevata. Non avrebbe senso la difesa a spada tratta della qualità operata da Rivabianca se qualcuno accettasse l’idea di una mozzarella di qualità inferiore. Non voglio nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi che il disciplinare acconsenta all’utilizzo di latte congelato”.
Parliamo dunque di una mozzarella mista, tagliata, con latte vaccino. Io avevo ipotizzato analisi riferite a campioni prelevate in estate quando il consumo di mozzarella è più elevato. Invece sono di novembre. Come spiegare questo ricorso al taglio del latte?
“Per abbassare i costi. 1 litro di latte vaccino costa mediamente 50 centesimi al litro, mentre il latte di bufala costa 1 euro e 30 centesimi. Tagliando si risparmia sui costi e si guadagna di più o si possono praticare prezzi finali più bassi del 30% circa”.
Ma se il dato della contraffazione al 25% riguarda un periodo come ottobre/novembre in cui il consumo statisticamente è più basso, cosa succede a luglio e ad agosto?
“Attendo un’altra domanda”.
Cosa succederà ora?
“Come al solito noi del Sud ma in generale noi Italiani siamo bravissimi a rovinare quello che abbiamo di buono. La mozzarella di Bufala rappresenta la 3a industri della Campania per volume di fatturato. Non voglio guardare molto in là, ma dico solo che mettiamo a rischio 20mila posti di lavoro”.
E se tutto andrà bene, lo spavento ancora una volta sarà stato bello grande. Insomma speriamo di poterne parlare come della grande bufala del 2010….

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Tra le iniziative da prendere in considerazione, quella di individuare con maggiore precisione l’area di produzione della mozzarella di bufala evitando il primo fraintendimento: sotto la dizione mozzarella di bufala campana, infatti, rientrano anche territori che non sono campani, come quelli del basso Lazio e del foggiano. E’ necessario che si parli di Mozzarella di Bufala della Piana del Sele piuttosto che del Basso Lazio o del Casertano. Questo come primo atto di trasparenza nei confronti dei consumatori.

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.