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Architettura in cucina. Filippo Bombace a Roma

mercoledì, 14 Aprile 2010 di

svinando

filippo-bombace-cucina-architetto-ritrattoL’architetto Filippo Bombace ha il suo studio, la Oficina de arquitectura, a Roma. Ha al suo attivo una cospicua mole di lavori realizzati in ambito residenziale sia di progettazione ex-novo che di recupero e ristrutturazione. Prima della sua partenza per il Salone del Mobile di Milano (Bombace affianca all’attività di progettazione architettonica quella di design di componenti di arredo, caratterizzati spesso dalla loro trasformabilità, lampade, di allestimento cucina e di una collezione di pezzi sanitari presentata all’ultimo Cersaie di Bologna) gli ho rivolto cinque domande basiche per delineare con lui il possibile rapporto tra l’architetto e il gourmand nella definizione di uno spazio così importante per il gusto come la cucina di casa. E ho ricostruito il percorso del primo decennio degli anni 2000 in cui si è assistito a una radicale trasformazione del concetto di cucina da ambiente separato della casa a zona di convivialità. Non è solo il banale concetto di “cucina all’americana” che ha preso piede anche grazie alla minore estensione delle tipologie abitative che di fatto hanno ridotto il numero delle stanze a disposizione, ma soprattutto un nuovo modo di concepire la cucina che diventa parte integrante della zona conversazione e costituisce il biglietto da visita della casa e dei padroni di casa. Che, se gourmand. potrebbero desiderare una buona architettura che rispecchi la buona cucina.

1. Quale sarà l’evoluzione della cucina nei prossimi anni?
La crescente attenzione per il mondo dell’alimentazione, intesa sia quale cura del corpo sia quale desiderio di conoscere un luogo anche attraverso le sue abitudini alimentari, trascinerà sicuramente ancor più anche l’industria del settore, già da anni al centro di una vera e propria esplosione; cucina e bagno oramai spesso rappresentano all’interno di un’abitazione il 70% dei contenuti di progetto, per concentrato di tecnologia e possibilità espressive in termini spaziali e materici e su questi fronti c’è ancora molto da sviluppare.

2. Come può l’architetto aiutare il gourmand?
Costruendo un’ambientazione sicuramente prima di tutto funzionale, ma aggiungerei anche piacevole, in cui magari soffermarsi anche oltre il tempo strettamente necessario; questo ad esempio attraverso un corretto uso dell’illuminazione, da giocare tra linee funzionali (magari LED o fluorescenti) miscelate con sapienti accenti alogeni, a valorizzare materiali e colori.

3. Quali sono le linee da seguire e quali quelle da evitare nella progettazione di una cucina contemporanea?
Una progettazione lineare, pulita e quindi prima di tutto funzionale, faciliterà il successivo subentro del ‘chiasso’ visivo generato dal colore dei cibi stessi, degli accessori, ecc., di tutti quegli elementi che danno poi ‘vita’ al locale; una base al contrario disordinata ed eccessivamente ‘carica’, potrebbe poi generare un risultato confuso.

4. Quali sono gli oggetti che dovrebbero sempre far parte della cucina?

Un bel tagliere di legno a vista, con il suo odore, ed il colore di una bella essenza naturale a vista, da contrapporre magari ad un piano di  lavoro tecnico.

5. Qual è il rapporto tra cucina e zona pranzo?
Mentre una volta le due zone risultavano nettamente compartimentate, oggi, lo stile di vita, le abitudini ed il tempo a disposizione,  hanno portato a fondere in un’unica sequenza temporale la preparazione dei cibi con il momento della loro degustazione, riunendo quindi spesso in un unico luogo, quanto meno visivamente collegate, anche le ambientazioni in cui tali processi si svolgono. Basti vedere la tendenza attuale su cui si sta fondando la progettazione di tutti i più recenti punti di ristorazione, in cui la cucina ed i suoi attori vengono messi in scena su un vero e proprio palcoscenico.

Ecco dunque le linee principali della filosofia progettuale di Filippo Bombace. Ed ecco a seguire la ricostruzione di un percorso cronologico che muove i passi dalla cucina realizzata nel 2002 in cui è acclarata l’assenza di divisione dell’ambiente cucina dalla zona pranzo e dall’area conviviale e in cui il frazionamento è affidato a elementi leggeri come le tende. Insieme al sistema di illuminazione costituiscono i tratti distintivi delle realizzazioni della Oficina de arquitectura che saranno ripresi nei successivi progetti.

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2002. “La cucina di Boffi, aperta su soggiorno, risulta in realtà occultabile, in tutto o in parte, grazie ad un sistema di tende a rullo motorizzate, all’occorrenza calabili a comando da feritoie poste a soffitto e sul volume cappa a sbalzo sul piano di lavoro, mentre una sequenza di pannelli scorrevoli in cellulosa (Woodnotes), consente di appartare la zona pranzo (tavolo in rovere tinto moro di esecuzione artigianale con feritoia luminosa e sedie di Pierantonio Bonacina); il divano Lowseat di Moroso, rivestito in alcantara, arreda invece il salotto insieme alla lunga mensola/panca/cassettiera in rovere moro. Le differenti configurazioni ottenibili con i teli a rullo ed i pannelli scorrevoli, le frequenti pieghe murarie e l’utilizzo ‘compositivo’ della luce, concorrono alla costruzione di una spazialità sempre varia e inaspettata”.

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2003. Due sono stati gli elementi conduttori di questo intervento: l’abitudine della coppia di neo sposi a ricevere amici in casa, e le radici napoletane della proprietaria. Il progetto è basato su geometrie che hanno reso idonea la piccola casa alla vita sociale dei proprietari. L’utilizzo del colore celeste, che, ricordando il colore del mare e Napoli, raccorda il tutto sotto un’unica matrice cromatica, utilizzato quindi nei tipici rivestimenti a maioliche pennellate vietresi, nei tendaggi a teli scorrevoli in cotone, nella tappezzeria dei divani, nell’oggettistica, nelle lampade. La cucina in linea di Boffi è autonoma ma in diretta comunicazione con lo spazio soggiorno grazie ad una lunga feritoia posta tra basi e pensili, a garantire la comunicazione tra il piano di lavoro (in noce canaletto), e l’adiacente grande tavolo pranzo. Un telo a rullo motorizzato consente di occultare il tutto, mentre un sistema di teli scorrevoli a soffitto in fibra di cellulosa di Woodnotes maschera parzialmente l’accesso e la vista della zona attrezzata. Il soggiorno/pranzo ospita  il tavolo a gambe asimmetriche, eseguito su progetto, sempre in noce canaletto, sedie in fibra vegetale su struttura in ferro di Elite, lampade a sospensione duplex di Fontana Arte. Completa la parete di fondo un’installazione artistica di Paola Romoli Venturi, metafora dei “panni alle finestre di Napoli”.

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2004. In un piccolo attico di una signorile palazzina romana anni ’60 la cucina (di Arrex) sviluppata su fronti contrapposti, giocata sempre fra i toni del beige (il rovere sbiancato delle basi) e il caffè del laccato lucido del blocco pensili. Completano l’intervento tendaggi in lino a pannelli scorrevoli, illuminazione a incasso a soffitto e a pavimento di Viabizzuno, sempre alternata ai molteplici fasci verticali o orizzontali disegnati dalle installazioni fluorescenti.

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2005. Il contrapporsi di masse generato dall’azzardato accostamento di una penisola cucina ad un vano doccia in pietra (ben visibile nella foto di apertura di questo servizio), diventa il baricentro compositivo di un piccolo appartamento. La cucina a penisola di MK, in laccato bianco lucido, con piano in acciaio, rubinetteria lavello Dornbracht, elettrodomestici di Scholtes e cappa a incasso di Neff si allinea dal tavolo su disegno di esecuzione artigianale costituito da una lastra in cristallo su basamento in laccato bianco, illuminato in maniera simmetrica mediante corpi a incasso a pavimento e a soffitto.

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2005. Nella ‘città giardino’, il nucleo edilizio sorto negli anni ’30 a Roma, sul modello delle ‘garden cities’ inglesi e sviluppatosi poi nei decenni a seguire, Bombace fornisce un’interpretazione colorata con una soluzione di progetto che costituisce un giusto equilibrio tra l’attenzione al budget di spesa e la ferma volontà di raggiungere comunque un risultato architettonicamente qualificato. A chiusura dello spazio giorno si posiziona la cucina a isola di Varenna con blocco attrezzato in laccato lucido bianco con top in acciaio e retrostante set di colonne armadiatura e frigo (sempre in laccato bianco) inscritte all’interno di un volume testa di moro. La cappa Neff è inserita all’interno di un volume di realizzazione artigianale color ciclamino. Di fronte alla cucina si sviluppa la zona pranzo, allestita con tavolo di realizzazione artigianale, in rovere moro con fasce in vetro retroilluminato, al pari della panca (rivestita con tessuto in panno di lana di Kvadrat) con schienale utilizzabile anche a mò di sgabello. Tre sedute girevoli in lamiera di acciaio forata e laccata su base cromata (airy di Acerbis) completano l’allestimento.

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2006. Un villino bifamiliare può contare su più cucine. Tre i livelli a disposizione: al piano terra gli spazi giorno con cucina aperta sugli spazi del solarium, del giardino e della piscina. Anche gli arredi ribattono il gioco di grigi impostato con i materiali di posa e quindi, cucina in laccato poliestere nero lucido con piani in acciaio per la cucina unità A, mentre la composizione dell’unità B trova un maggior impatto grafico nell’opacità dei top in ardesia lavorati a spacco, accostati al laccato alluminio argento delle ante. Entrambe le composizioni (di MK) si sviluppano parte a parete e parte ad isola e su queste si attestano gli elementi di seduta, tutti su disegno, ricavati da blocchi di gommapiuma rivestiti in tessuti di varie tonalità.

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2007. Divertente la cucina in veranda. La zona pranzo è all’interno della pratica e spaziosa cucina tinello, in comunicazione con lo stesso salotto mediante l’ampio pannello scorrevole in rovere moro, luminosissima e caratterizzata dall’ampia finestratura filtrata da abris-soleil elettrificati a pale orientabili sull’esterno. Sotto la stessa finestratura si sviluppa il lungo piano di lavoro in marmo nero assoluto su basi laccate bianco, cui si affianca la composizione di colonne armadi.

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2008. L’ecologia e il risparmio energetico sono elementi che sempre di più caratterizzano la progettazione ex-novo. Bombace applica la filosofia green a questa villa quadrifamiliare. Nell’unità B, caratterizzata dalla maggiore superficie a disposizione e dal grande parco con annessa piscina, gli interni trovano migliore espressione, soprattutto nel grande soggiorno a doppia altezza con scala in ferro corten, camino e cucina parzialmente visibile da una feritoia orizzontale che, senza svelare il piano di lavoro, consente il dialogo con l’adiacente zona pranzo.

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2009. La ricca collezione d’arte contemporanea dei proprietari ed in particolare le origini russe della committente, indirizzano il progetto di ristrutturazione di questo appartamento nello storico quartiere Prati. La composizione lineare della cucina (di Varenna con ante in laccato lucido bianco, top in corian e schienale in vetro retroverniciato bianco) completa l’elegante ambientazione generale di una casa contemporanea che fonda l’idea progettuale su geometrie rigorose e soprattutto su una limitata scelta cromatica che vede primeggiare il bianco, grazie all’uso del corian, delle lamiere laccate, dei vetri retroverniciati, o semplicemente dell’intonaco tinto.

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.