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Strascichi inutili. Io sto con la pesca legale. E tu?

mercoledì, 02 Giugno 2010 di

Mettiamoci una croce su. E senza chiedere deroghe o pestando i piedi per terra. La pesca deve cambiare e con essa la tavola degli appassionati di gastronomia. Il pesce sotto taglia è un delitto, c’è poco da ribattere. Non vale gridare alla scomparsa della tradizione o alla fine del piatto prelibato. Un bel comunicato della AGCI Agrital (Associazione Generale Cooperative Italiane Settore Agro Ittico Alimentare) illumina con chiarezza quanto accaduto. Giampaolo Buonfiglio, Presidente dell’associazione spiega: “Oggi c’è chi grida contro la scomparsa di alcuni prodotti dalle nostre tavole, chi afferma che i pescatori hanno fatto nulla o troppo poco per scongiurare l’applicazione di questo Regolamento, chi parla di norme varate con eccessiva fretta, ed anche una associazione delle imprese di pesca che accusa tutte le altre di non aver fatto nulla ergendosi ad unico difensore della categoria. Parole in libertà di chi non sa, non ricorda o fa finta di non ricordare che il Regolamento 1967/2006 è stato approvato in Consiglio dei Ministri UE nel lontano Novembre 2006 (si astenne solo la Francia) dopo un iter durato oltre 3 anni proprio per l’azione di contrasto sviluppata in Italia e a Bruxelles dalle associazioni italiane ed europee con innumerevoli anche clamorose iniziative. Qualcuno non ricorda che le norme in questione sono state anche parzialmente migliorate (la maglia minima per lo strascico proposta inizialmente dalla CE era di 60 mm!), e che un ruolo fondamentale per ottenere questi miglioramenti, e le proroghe e deroghe in vigore fino a ieri lo ha avuto proprio l’Italia, con una azione sinergica sviluppata dalle Associazioni e dal Governo (allora con il Sottosegretario Paolo Scarpa, poi con il Ministro De Castro)”.

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La battaglia, di civiltà, da intraprendere è un’altra rispetto al voler sparigliare le carte sul tavolo (la capacità di trattare ai tavoli europei al momento giusto è altra cosa): evitare che il frutto proibito diventi una stupida tentazione buona per far arricchire qualche venditore di chincaglierie a piede libero con la voglia di fermare il tempo. Si va avanti, si cresce e si comprende che la stagione della distruzione deve terminare.

“Un ruolo importante lo avranno i ristoratori e soprattutto i grandi chef che diventano punto di riferimento in questi casi. Il loro messaggio è importante“, spiega Valentina Tepedino, Direttore responsabile di Eurofishmarket e moglie dello chef Marcello Leoni, “e dovrà essere univoco”.
Con il “nuovo” regolamento dobbiamo fare attenzione a che non ci venga proposto al ristorante o in pescheria? Sono questi i punti critici perché i supermercati non rischiano una pubblicità negativa per l’inosservanza della legge (e il dato dell’85% di acquisti ittici dei privati dalle piattaforme di GDO dovrebbe avere come primo effetto una sostanziale osservanza dei divieti).

Le specie a rischio di bracconaggio sono:
Bianchetto: il neonato della sardina è un must della tavola di mare e viene pescato in Liguria, Toscana, Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Abruzzo da strascico, reti a circuizione e sciabica (quindi tutte vietate). Le maglie consentite, anche in questo caso, saranno troppo grandi per la cattura, anche se viene regolamentato il periodo di pesca che quest’anno ha coperto l’arco temporale marzo-maggio.
Calamaretto: si cattura in tutta Italia, prevalentemente a strascico; le nuove maglie quadrate da 40 mm lo risparmieranno.
Cannolicchio: era pescato fino a due giorni fa in Tirreno e Adriatico in modo professionale con le turbosoffianti. La draga penetra per circa 20-25 cm nel fondo del mare vicino alla costa dove sono presenti. Ora bisognerà andare oltre i 600 metri dalla costa per insidiarli.
Cicerello: fa parte delle cosiddette pesche speciali catturato in Liguria, Calabria e Sicilia con la sciabica da natante o con reti a circuizione di maglia molto fine da 3 mm (ora fuori legge).
Latterino: diffuso un po’ ovunque sulle coste italiane, è pescato attivamente in Friuli, Veneto ed Emilia Romagna. Le maglie larghe lo risparmieranno.
Rossetto: si pesca in Liguria, Toscana, Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Abruzzo con la sciabica, con reti a strascico che saranno vietate e a circuizione, le cui maglie pero’ saranno troppo grandi per la cattura. La misura minima non tocca questa specie poiché il limite dei 7 centimetri è la taglia da adulto quindi è pescabile. Per il novellame, infatti, la regola generale è il divieto di pescarlo sotto i 7 centimetri.
Seppie: è sceso in campo per difendere la tradizione addirittura il patron del Cipriani. Infatti le seppie sono pescate soprattutto in Friuli, Veneto, Emilia Romagna a strascico. Ora si deve andare oltre le tre miglia dalla costa.
Telline: Il regolamento “salva tellina” mette al bando i rastrelli automatici che non potranno essere utilizzati così vicino alla costa. Non cambia molto in Adriatico dove i fondali scendono gradatamente. Nel Tirreno le profondità diventano subito importanti.
Zerro: tipico della Toscana, andrà salvo perché la sciabica con maglia di 40 mm, non lo potrà più trattenere.

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“E’ evidente che non si possa andare avanti sempre a colpi di deroghe”, spiega Valentina Tepedino che è anche co-autrice della Grande enciclopedia illustrata dei pesci, “e che il divieto di detenere e commercializzare esemplari sottomisura esiste da tempo. Le taglie minime erano già stabilite nel 1978, per le telline la misura minima è stata stabilita nel 1986. Nel 2004 è stata stabilita la non sanzionabilità della cattura accidentale ed effettuata con attrezzi conformi alla normativa di esemplari di specie ittiche al di sotto della taglia minima, mentre la commercializzazione è sanzionata con la chiusura dell’esercizio commerciale da 5 a 10 giorni”. La ratio delle disposizioni evidenzia in sostanza che non fosse ammessa alcuna percentuale di sottomisura. Qui è possibile scaricare il pdf con le taglie minime ammesse dei pesci, dei molluschi e dei crostacei.

REGOLAMENTO-(CE)-1967-2006-TAGLIE-MINIME-IN-VIGORE-NEL-MEDITERRANEO-1

REGOLAMENTO-(CE)-1967-2006-TAGLIE-MINIME-IN-VIGORE-NEL-MEDITERRANEO-2

Tutti impreparati? E anche questa affermazione suona falsa, Non solo per i 42 mesi trascorsi invano. C’è chi ha lavorato in questo lasso di tempo. Come la Capitaneria di Porto di Livorno. Che nel comunicato del 31 maggio spiega come non ci sarà alcuna deroga alla legge. Eccolo di seguito.

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Entrano in vigore le norme comunitarie a tutela delle risorse del mare.

Dopo tre anni e mezzo dall’entrata in vigore del “regolamento mediterraneo” (Reg.CE 1967/2010) – tanto è durato il periodo concesso alle imprese di pesca per prepararsi alle nuove norme di tutela delle risorse – cambiano le condizioni di pesca con gli “attrezzi trainati” (il cosiddetto “strascico”).
Nuovi attrezzi e nuove distanze. Le “deroghe transitorie” scadono oggi e le imprese di pesca sono chiamate ad adeguarsi immediatamente. La Direzione Marittima di Livorno – Centro Controllo Area Pesca della Toscana – negli ultimi mesi ha ricordato più volte, attraverso le Capitanerie di porto dipendenti, gli imminenti obblighi derivanti dalla scadenza del 31 maggio 2010. Numerosi incontri a tutti i livelli hanno visto impegnate le Autorità Marittime toscane che, da oggi, saranno chiamate a vigilare sul rispetto da parte degli operatori della pesca delle nuove norme.
Nel particolare. Da oggi la pesca con reti a strascico è vietata, sempre, entro un miglio e mezzo (circa 3 Km) dalla costa, anche se le profondità superano i 50 metri. Si potrà pescare a profondità inferiori ai 50 metri solo se la distanza dalla costa supererà le 3 miglia (circa 6 Km). La possibilità che il limite del miglio e mezzo sia ridotto della metà (0,75 miglia=1,5 Km) è legata ad appositi piani di gestione che – per la Toscana – al momento non sono stati approvati dalla Commissione Europea. L’altra importante scadenza riguarda le maglie delle reti da traino. Dai 40 mm, a forma “romboidale”, si passa ai 40 mm a forma “quadra”. Quest’ultima, per effetto della trazione del peschereccio, non si comporta come quella “a rombo”, ovverosia, non si chiude, assicurando maggiore selettività all’attrezzo. Per tale motivo è stata data possibilità alle imprese di dotarsi, in alternativa, di reti con sacchi a maglia romboidale, di misura pari a 50 mm, dietro autorizzazione ministeriale. E’ questa l’opzione scelta dalla maggioranza degli armatori delle unità da pesca che hanno presentato domanda alle Capitanerie. Segno tangibile, questo, della volontà della marineria toscana di adeguarsi a disposizioni divenute ormai inderogabili.
L’obiettivo del regolamento è ormai chiaro. Limitare i fattori che incidono sullo “sforzo di pesca”. Dimensioni degli attrezzi e protezione di fasce costiere per tutelare le zone di crescita e gli habitat sensibili sono gli strumenti necessari.
I controlli mirati delle Capitanerie di porto daranno un grosso contributo al perseguimento dei fini ambientali dei regolamenti sia nazionali che comunitari. I controlli nel mese di giugno saranno intensificati sia a mare che presso i punti di sbarco del pescato, nonchè sulla filiera della commercializzazione dei prodotti ittici, per prevenire comportamenti illeciti a danno dell’ambiente marino. Le verifiche saranno stringenti anche per reprimere episodi di “mala pesca” che hanno per protagonisti soggetti definiti (pseudo) sportivi che abusivamente esercitano un’attività di prelievo di prodotto ittico indiscriminato, mettendo a repentaglio, oltre che le risorse della fauna marina, anche le economie di imprese che, legalmente, svolgono il proprio lavoro in mare a sostegno delle proprie famiglie. Su tali soggetti irregolari la Direzione Marittima della Toscana ha ordinato una mirata attività repressiva. — FINE

Il messaggio suona forte e chiaro. I nuovi bracconieri non avranno vita facile.

Fatti pescare dalla parte giusta! Scegli la legalità.

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.