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#Colfóndo1. La rete evolve il prosecco

giovedì, 04 Novembre 2010 di

svinando

Le cose stanno cambiando. La  rete crea occasioni a chi sa vederle ed è disposto a mettersi in gioco e da qualche mese la comunità dei produttori di  vino presenti sui social network, Twitter e  FaceBook soprattutto, stanca dei soliti eventi costosi, ha inventato un  nuovo modello diverso dalle  fiere che a volte non ripagano l’investimento spesso oneroso.

E’ così che su Twitter sono nati  #lambrusco1, 2, 3, 4,  #barbera1 e #aglianicodelvulture1.

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Il 30 ottobre ad Asolo Luca Ferraro dell’azienda Bele Casel di Caerano San Marco (Treviso)  ha accettato la  sfida con se  stesso e ha organizzato con Davide Cocco di studiocru (Vicenza) un evento per far parlare del Prosecco e di una particolare versione di questo vino, quello sur lie, fermentato  in  bottiglia sui propri lieviti e quindi con il fondo e l’ha chiamato #colfondo1. Si tratta  di un metodo antico, nato come  risposta contadina  negli anni ’50 al Prosecco prodotto con il metodo charmat. Parliamo quindi di una riscoperta, non facile, non ovvia e molto affascinante. Come è  stato detto da qualcuno non è un vino naturale, è  più giusto chiamarlo tradizionale. Alla  fine dopo tanta attesa quella di  sabato si è rivelata una giornata splendida sotto tanti punti di vista, un  sole tiepido e un cielo azzurro autunnali ci  hanno accompagnati alla scoperta del territorio.

Questi  i  numeri: 4 mesi di lavoro, 4 ore di manifestazione, 10 aziende, più di 15 vini in degustazione, 50 persone presenti, 5 terroir, 1 pranzo dedicato all’evento

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E così ci siamo ritrovati in tanti al nuovo ristorante di Ca’ Derton, la  Locanda Baggio, per degustare alla cieca i prosecchi col fondo rappresentativi di 4 terroir :

  • Docg Asolo : Bele Casel e Biondo Jeo
  • Docg Valdobbiadene: Frozza e Casa Coste Piane
  • Docg Conegliano: Costadilà e Zanotto
  • Doc: Lorenzo Gatti e La Basseta

Dopo la degustazione (di cui si trovano  note interessanti in rete, bellissima e piena  di informazioni quella di Maria Grazia) arrivano in tavola un prosecco metodo classico di Silvano Follador, un Fortana di Mirco Mariotti e  lo Zero di Mario Pojer.

I partecipanti non dovevano essere più di 40 ma le  richieste  sono state  così  tante tra  blogger/giornalisti, produttori e amici che si parla  già di  un #colfondo2

L’ottimo pranzo dedicato all’evento si è tenuto alla Locanda Baggio in un’atmosfera accogliente, calda e raffinata. La cucina ha basi tradizionali, legata al passato con qualche innovazione che le dona eleganza senza strafare.

Si inizia con un sacchetto col fritto di paranza, pesciolini, cappesante e schie pescate con lo stecchino. Gusto  e leggerezza.
Segue  una versione originalissima  di baccalà mantecato con  cialde di polenta bianca.
Il bianco di coniglio in terrina con verdure dell’orto completa gli antipasti, tenerissimo, soffice e inimmaginabile.
Il primo un risotto di vialone nano di Grumolo al pino mugo con faraona affumicata è  un piccolo esempio di equilibrio, la faraona è speciale, morbida e delicata.
L’Oca di S. Martino arrosto con pane all’arancio è da non perdere, deliziosa, consistenza perfetta, sapore delicato. Sarebbe da bis se non fossimo ormai sazi.

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Il tutto accompagnato da  grissini e pane con  il lievito madre che ho fatto con il Colfondo Bele Casel e  che ho spedito agli organizzatori qualche giorno prima.
La  scelta di finire con grande e piccola pasticceria secca di casa Baggio mi trova d’accordo, non sarei riuscita ad  assaggiare altro.

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L’arma  vincente è stato  mettere insieme i produttori  in un confronto che ha  stimolato  il dialogo, la conoscenza. Nella degustazione cieca non c’erano voti, c’erano descrizioni di sensazioni e  scambi di esperienze. E’ stata questa la  forza  di questo evento, far incontrare tanti produttori fuori dagli schemi e  dalla competizione e alla  fine c’erano solo vincitori, gli  organizzatori, i produttori e  i partecipanti. E lo dimostrano il  grande numero di post e  commenti che stanno fiorendo in rete.

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E come  regalo finale di  una bellissima giornata ecco la scatola  Cromobox che come uno scrigno magico contiene tanti sacchettini, in  ognuno c’è un po’ di terra  delle  vigne che hanno prodotto i vini degustati e un’ultima  bustina con  un po’ del lievito secco che  è stato usato per fare  il pane. Le stesse terre ci avevano accolto all’arrivo al ristorante in bella mostra dentro sacchetti del pane. E si torna alla terra, alla tradizione e al pane come alimento principale insieme al vino.

Un evento  pieno di idee speciali, la scatola, la presenza di due produttori  a  ogni tavolo affinchè si creasse un’atmosfera più armoniosa e sentissimo dalla  viva  voce di chi lo produce cos’è davvero  questo Colfòndo, idee nate dalla fantasia degli  organizzatori.

Il pomeriggio si è concluso con un’altra  sorpresa, un giro per  Asolo con una  guida  competente Bojana  di Bellasolo che ci trasmette l’amore per  questa zona mostrandoci gli angoli  più belli della cittadina.

Daniela Delogu. Foto: Sara Querzola