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L’Europa accusa. In Italia un milione di rubinetti è fuori legge

lunedì, 20 Dicembre 2010 di

svinando

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Per due milioni di italiani l’acqua del rubinetto non è a norma. Per un milione di utenti non è potabile. Sul banco degli imputati soprattutto l’arsenico, presente in quantità superiori (due, tre, quattro, anche cinque volte) a quelle stabilite per legge.

E’ l’Europa a scoperchiare una verità nota da almeno dieci anni. Rigettando una richiesta di deroga sulle concentrazioni di arsenico avanzate dall’Italia per 128 Comuni. Una storia vecchia, sepolta sotto i cumuli delle mille emergenze. Era il 2001 e l’Italia recepiva la Direttiva europea sulle acque potabili con una legge che ne fissava i parametri microbiologici, chimici e organolettici. Nel 2003, 13 Regioni non sono ancora in regola su 10 parametri e chiedono una deroga al Ministero della Salute. Che viene concessa. Una seconda deroga viene richiesta dopo tre anni, sempre al Ministero della Salute. E di nuovo concessa. A marzo del 2010, sono ancora 157 i Comuni che non si sono messi in regola sulle concentrazioni di boro, fluoruro e arsenico (il massimo consentito è, rispettivamente, 1 mg/l, 1,5 mg/l e 10 mg/l) e che chiedono una terza deroga. Questa volta non al Ministero della Salute ma all’Europa perché così prevede la legge.

E qui casca l’asino. Siamo all’attualità delle ultime settimane: la Commissione Europea accoglie solo parzialmente la richiesta di innalzamento dei livelli di arsenico consentiti, mettendo, come denuncia Legambiente, “un milione di rubinetti fuori legge”.

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L’Europa ha accolto la richiesta di deroga per i livelli di arsenico, boro e fluoruro avanzata per  78 Comuni di tre Regioni (Campania, Lazio e Toscana, poco più di un milione di utenti), consentendo, in via temporanea, un innalzamento del livello massimo per il fluoruro a 2,5 mg/l, per il boro a 3 mg/l e per l’arsenico a 15-20 mg/l. In queste aree, si legge nella Decisione della Commissione, la situazione deve essere riportata alla normalità entro il 31 dicembre del 2012 (più ravvicinata la scadenza per alcuni Comuni: 31 dicembre 2010 o 31 dicembre 2011). Nell’attesa dovrà essere fornita a neonati e bambini di età inferiore ai 3 anni acqua che rientri nei parametri della Direttiva europea e i cittadini dovranno essere informati dei rischi legati al consumo dell’acqua fuori parametro. Gli interventi previsti, per i quali sono stati stanziati 175 milioni di euro, consistono nella costruzione di nuovi acquedotti o nella realizzazione di sistemi di trattamento e di miscelazione delle acque.

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Bocciatura senza appello, invece, per 128 Comuni di 5 Regioni (Trentino-Alto Adige, Lombardia, Toscana, Umbria e soprattutto Lazio, complessivamente un milione di utenti) per le quali era stato richiesto un innalzamento dei livelli di arsenico che l’Europa ha giudicato pericolosi per la salute umana (anche fino a 50 ml/l, cinque volte al di sopra di quelli imposti dalla legge e finora concessi dal Ministero della Salute). In questi Comuni l’amministrazione dovrà provvedere all’erogazione di acqua potabile sostitutiva fino a quando la situazione non sarà stata sanata. Nel caso in cui le concentrazioni di arsenico nell’acqua non saranno riportate a norma, l’Italia rischia una procedura d’infrazione dell’Europa.

Alla base del problema ci sono il carattere vulcanico del territorio, la combustione di carbone  e di altri combustibili fossili e l’uso in agricoltura di erbicidi e diserbanti. Ma anche, come spiega Legambiente, “sottovalutazioni, omissioni e la solita tentazione di risolvere ‘all’italiana’ un problema importante e già noto da anni”.  Solo che ora la ‘situazione eccezionale’ invocata dall’Italia per ottenere la terza deroga e innalzare i livelli massimi consentiti ben oltre quelli fissati per legge non ha convinto l’Europa. “Prove scientifiche nei documenti indicati negli orientamenti dell’Organizzazione mondiale della sanità e nel parere del Comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali consentono deroghe temporanee fino a 20 mg/l”, si legge nella Decisione della Commissione adottata a ottobre, “mentre valori di 30, 40 e 50 mg/l determinerebbero rischi sanitari superiori, in particolare talune forme di cancro”.

Ma quanti cittadini sono stati informati della situazione come impone l’Europa? La risposta arriva dal rapporto di Legambiente ‘Acque potabili, il pasticcio delle deroghe’: “L’omissione da parte delle istituzione italiane, centrali e locali consiste nel non aver dato alcun allarme ufficiale a partire da fine ottobre quando era stato reso noto all’Italia lo stop della Commissione Europea”.

La situazione è particolarmente critica nel Lazio con 90 municipalità coinvolte nelle province di Latina, Roma e Viterbo. In Lombardia, distribuiti nelle province di Mantova, Sondrio e Varese, sono otto i Comuni che presentano valori di arsenico in alcuni casi superiori ai 30 mg/l. In Toscana Livorno è la provincia più colpita con 11 Comuni “bocciati”.

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Nell’attesa degli interventi di dearsenizzazione, rubinetti chiusi in diversi Comuni italiani. A Cori e Cisterna di Latina la distribuzione di acqua potabile ai cittadini di tutte le fasce di età avviene con autobotti mentre il Comune di Aprilia ha emesso un’ordinanza di ‘limitazione dell’uso dell’acqua potabile’ per i bambini da 0 a 3 anni. Un’ordinanza di ‘non  potabilità’ è stata emessa dal Comune di Velletri all’indomani dello stop dell’Europa e da diversi Comuni del Viterbese, una delle zone più colpite. Più rapidi gli interventi nei Comuni della Provincia di Bolzano e di Varese dove già nei mesi scorsi erano stati attuati interventi di risanamento dell’acqua che ne hanno migliorato la composizione.

Ma che Natale è senza l’acqua potabile?

[Fonte: Legambiente, Altroconsumo]

Foto: greenme.it, prontogeometra.it, unonotizie.it, altocasertano.wordpress.com, comitatoacquavelletri.blogspot.com