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Black Mamba. (s-consigli per gli acquisti) Masseto? Ecco le sorprese!

giovedì, 13 Gennaio 2011 di

Sarà scontato ma col nuovo anno anch’io faccio un bilancio, non della mia vita perché gli esiti disastrosi del mio operato brillano già di luce propria e non necessitano di ulteriori ribalte, ma lo faccio sul vino perché si inserisce facilmente in questa metafora. Voglio parlare del vino della sicurezza, della fine che è bilancio, resoconto e del vino della previsione, che è la mia scommessa per quest’anno che ci apprestiamo ad affrontare. Posso sbagliare ma se dovessi dire addio lo direi a Masseto e il mio brindisi al futuro lo condividerei con il Nebbiolo, senza distinzione di zona, non solo d’Alba e anche al di fuori delle due denominazioni più importanti.… Tenetevi forte, Black Mamba docet!

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Pensatela come volete ma io trovo che Masseto sia un vino decisamente in sovrapprezzo e sì che tengo a debita distanza la predica sul rapporto prezzo/qualità, non è nelle mie corde perché faccio una distinzione fra vino costoso e vino caro. Non sopporto mi si dica che Salon è uno champagne caro, non lo è, andate a leggere la storia di Salon e in quante bottiglie e annate è prodotto. Salon è costoso ma non è caro. Ecco, se la vediamo in quest’ ottica Masseto è un vino caro. Premetto che non amo il genere ma ho bevuto alcune annate di Masseto che mi hanno entusiasmata nella sua tipologia di Merlot le cui vigne sono situate in una delle zone più interessanti della Toscana, Bolgheri. Ricordo la ’97 e la ’98, intoccabili direi e la 2001, ineguagliabile. Ma dalla 2001 in poi cosa è successo? L’annata 2003 è un vino appesantito e la 2004 l’ho trovata decisamente deludente, sotto ogni mia aspettativa. Stessa cosa per la 2006, vino centratissimo, muscolare e alcolico, ovvero tutto quello che non chiedo a un grande vino e non mi basta si argomenti che è ancora giovane, perché il concetto spiega ma non giustifica. Peraltro sono una degustatrice ( bevitrice e conta, porco giuda se conta!) sufficientemente abile nella lettura di un vino e del suo percorso futuro, che non si ferma alla mera questione dell’annata recente.

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Masseto per me ha già detto tutto quello che voleva dire, sentiremo parlare di Masseto come bene di lusso, come investimento suggerito da esperti economici e io me ne frego (e me ne fregio!) perché non credo al vino come bene d’investimento, non lo trovo un concetto contemporaneo, io il vino lo compro perché lo voglio bere, a parte il fatto che sono sufficientemente sagace da non scomodare la finanza internazionale per capire che se voglio far quattrini non è il vino la pista calda. Sbaglio? Voi cosa ci fate col vino? Il corredo per il matrimonio di vostra figlia maggiore? Secondo me più che altro lo bevete e azzardo che avete anche smesso di collezionarlo, dopo gli ultimi datati singulti di entusiasmo irradiato dalle guide di settore. Ci raccontano la bella storia della gestione estera da parte di alcuni grandi Negotiantes de Bordeaux, che accresce il lustro di questo vino, ma in termini di valore commerciale, non di contenuto della bottiglia, perché questa brillante operazione è avvenuta sulla scia di un superpunteggio di Wine Spectator sull’annata 2001, che era veramente molto buona. Successivamente anche Solaia è entrato in quel circuito internazionale e prevedo che altre etichette blasonate cercheranno di muoversi nella medesima direzione. Ora però investite sulle annate seguenti di Masseto che a me non sembrano la stessa cosa. L’hanno giudicato il Petrus Italiano. Quindi? Che vuol dire? Sembra Petrus ma non lo è essendo più alcolico e pure italiano? Non capisco se sia una deminutio oppure no, qualcuno me lo spieghi perché io di vini costosi ne vedo sulle tavole e di Masseto se ne parla tanto ma forse più di quanto se ne beva. Vorrei chiarire, nel tentativo di bloccare sul nascere le polemiche sterili, che io mi inchino dinanzi ad argute operazioni di indubbio successo commerciale, ma qui sto parlando del contenuto di una bottiglia che a mio avviso è un vino che non guarda al futuro, perché non rispecchia l’attuale direzione del gusto che si rivolge, fuor di dubbio, a prodotti meno alcolici, meno strutturati, giocati più sull’eleganza, sull’acidità e sulla freschezza. Per me Masseto rappresenta l’epopea della fine.

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Non riesco a prefigurare un futuro per Masseto, come vino da bere, mentre scommetto sul Nebbiolo, su tutto il Nebbiolo va il mio plauso, non solo delle Langhe. Qui stilare l’elenco sarebbe arduo oltre che noioso, ma qualcuno citiamolo, con preghiera di clemenza per chi non sarà menzionato benché vivo nel mio cuore.

Il primo grande Nebbiolo d’Alba era un Roero ante litteram, Occhetti di Prunotto, lo faceva Beppe Colla prima della svolta antinoriana dell’azienda, ma il grande profeta del Nebbiolo fu l’indimenticato Matteo Correggia, un gigante che merita un minuto di silenzio

Fra i miei preferiti Flavio Roddolo di Serralunga, un po’ scorbutico ma ricco e intenso, Lessona Omaggio a Quintino Sella, per onorare a dovere l’alto Piemonte, Boca le Piane nel Novarese, il Langhe Nebbiolo di Elio Grasso, che costa anche poco e si distingue per arbiter elegantiae, Valmaggiore di Sandrone, ma anche quello di Marziano Abbona nella zona di Dogliani. Insomma, la scelta è ampia, in una gamma di vini che sono un piacere per il palato, eleganti e gaudenti al tempo stesso, vini epicurei, che non impongono ad ogni costo l’attimo di riflessione, una preparazione mentale per affrontarli, perché il vino, così come gli amici, deve contribuire ad alleviare la vita, non a gravarla. Amici, fidatevi di Black Mamba, il Nebbiolo ce la farà!

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Ma prima di congedarmi devo lanciare l’ennesima sfida, gettare il cuore al di là dell’ostacolo, perché Black Mamba ha fegato da vendere (in verità è solo grasso e nemmeno francese, non vale una cicca) Sapete qual è la mia seconda sfida per il 2011? L’altra scommessa di Black Mamba? Il Rossese di Dolceacqua, il vero Pinot Nero Mediterraneo, vino semplice e complesso al tempo stesso. Il Simposio di Platone! Ho assaggiato Bricco Arcagna, particolarissimo, unico, lunga macerazione sulle bucce, ne berrei una secchiata, Ka Mancinè, il mio preferito, sarà che ho un debole per quelli con una vena di follia, Maccario Dringenberg e altri…Ne riparleremo perché c’è ancora tanto da scoprire, ce n’è da bere amici…Io non vedo l’ora! Vi saluto e non vi abbraccio per evitare di mordervi, sono velenosa lo sapete, lo faccio per il vostro bene.

Foto: blog.dolceacqua.eu