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Contadini alla fame? Ecco le ronde di Coldiretti sui prezzi

mercoledì, 03 Agosto 2011 di

svinando

Sulle ronde della Lega Nord è calato l’oblio. Non su quelle di Coldiretti che a intervalli di tempo piomba in un mercato o in un supermercato per sorvegliare prezzi, qualità e provenienza delle merci. L’ultimo blitz qualche giorno fa, ovviamente senza preavviso, in 20 punti vendita della riviera romagnola.

Non si ferma l’uragano Coldiretti, tra proteste mediatiche e sacrosante rivendicazioni. Dopo i bagni di folla ai valichi dell’anno scorso contro i falsi prosciutti made in Italy, ecco di nuovo i contadini-sceriffi pronti ad entrare in azione contro il sistema. Un giorno sono le ronde degli “Uomini in giallo” tra gli scaffali dell’ortofrutta, un altro i maiali a piazza Affari che scorazzano di fronte al tempio della finanza italiana per protestare contro le speculazioni sulle materie prime che affamano gli allevatori. Un altro ancora sono le tonnellate di frutta rovesciata davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna per far sapere a tutti che nel 2011 le pesche vengono pagate sul campo la metà di dieci anni fa.

Ora, e non da oggi, l’emergenza ha la forma di una forbice, quella che misura il divario tra i prezzi dei prodotti agricoli alla produzione e i prezzi al consumatore finale. Coldiretti ha calcolato che la percentuale di ricarico della frutta dal campo alla tavola raggiunge ormai il 400% per l’anguria, il 233% per il melone, il 413% per le pesche nettarine e il 433% per le pesche gialle.

Una forbice che si allarga inesorabilmente come dimostrano i dati aggiornati sull’aumento del prezzo della frutta al consumo (+1,6% su base annua) e sul calo del costo alla produzione, quello cioè pagato ai contadini sui campi. Prezzo che in media, nella terza settimana di luglio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ha subito consistenti ritocchi al ribasso che vanno dal 47% sui cocomeri al 22% per le pesche. “A causa di inefficienze e eccessive intermediazioni nel passaggio della frutta dall’azienda agricola al carrello della spesa i prezzi almeno triplicano ma possono aumentare anche di 5 o 6 volte”, spiega Coldiretti. “Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita ma anche i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni più vantaggiose”.

Complici della crisi quest’anno anche fattori congiunturali e imprevidibili come il meteo, che ha provocato “la maturazione contemporanea di produzioni diverse” e l’Escherichia coli, “con la conseguente psicosi che ha portato a un contenimento dei consumi”. Quanto ai fattori strutturali soluzioni a portata di mano non se ne vedono all’orizzonte.

Come dimostra la mancata firma, da parte della Grande Distribuzione, di un accordo interprofessionale per limitare il sottocosto, regolamentare gli sconti, ridurre i tempi di pagamento dei prodotti deperibili, togliere dal mercato del fresco il prodotto di minore qualità per destinarlo ad altri usi, imporre una corretta informazione al consumatore sulla stagionalità dei prodotti. “Lo scoglio maggiore”, ha dichiarato Nazario Battelli della Confederazione Italiana Agricoltori, “ha riguardato la norma che prevedeva uniformità di comportamento commerciale anche per le merci di produzione non nazionale, provenienti da paesi produttori ‘competitor’ dei nostri agricoltori”.

[Fonte: coldiretti.it, agricolturaonweb.it Foto: bdp.it, conipiediperterra.com]