mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Calabria 5 | Lo sapevate che c’è un paese deleghistizzato e multi-cibo?

mercoledì, 31 Agosto 2011 di

svinando

9° giorno. Lascio il territorio montano vista mar Tirreno con la sensazione che, se avessi avuto più tempo, ne avrei trovate ancora Stelle del Sud ma avevo parlato nella prima tappa di un ristorante La Tavernetta di Camigliatello Silano e considerata la calura incredibile, leggi 45 gradi anche a causa degli incendi (un centinaio), decido di salire in montagna.

Alle tredici in punto sono a tavola, indosso il mio golfino perchè fa fresco e, dopo aver gironzolato in cantina (900 etichette), annuso un cestino di ovuli freschi, assaggio il prosciutto di maiale nero che ha delle belle venature di grasso, mangio due grissini all’anice silano. Passa lo chef Pietro Lecce a salutarmi con gli occhiali da sole. “Ma dove vai????”, chiedo .“Ho un banchetto di nozze qui vicino”. Mannaggia a questa Calabria succede tutto ad Agosto. Il ristorante è strapieno e mandano via 200 persone; c’è chi è disposto ad ripassare alle 16 pur di mangiare a questa tavola. Per comodità della cucina, chiedo a Denise (la moglie di Pietro) di farmi un percorso, un menù degustazione.

L’entrata si chiama “A passeggio nel bosco in cerca di funghi” ed è una crudité di porcini, ovuli, castagne, ribes, mirtilli, erbette. Una bella passeggiata, mi sento Cappuccetto Rosso manca solo il lupo. Procedo con “Ho voglia… mhhh…di un panino con la salsiccia e patate croccanti”, il tipico panino da pic nic silano. Lo chef lo presenta con salsiccia e finocchio selvatico, patate silane crock e salsina agrodolce. Segue “La Podolica transumante trova un cestino di finferli”: la carne podolica del luogo, cotta a bassa temperatura e alternata con un caciocavallo podalico, si profuma di finferli delicati. Un’entrata di gran classe e a Pietro non sono mai mancati gli ingredienti di lusso. Neanche finisco di elaborare il pensiero che arriva una ricotta di mucca (podolica) servita nature solo con due fruttini del bosco a colorare il piatto. Signori si vola: bellissima da vedere e dal sapore profondo e lunghissimo. La spalmo anche sul pane di farina di castagne, eccezionale.

Pietro sa che alcuni ingredienti sono intoccabili, bisogna farli conoscere per quel che sono. Mi sento molto “vicina” a questo pensiero.

I primi piatti Carnaroli-Masseria Fornara di Sibari con ovoli e zafferano tutto locale: riso di Sibari, ovoli e zafferano della Sila, piatto corretto e profumato, ideale per introdurre un picco di gusto. A seguire, ravioloni di porcini al tartufo (di stagione): roba da rotolarsi per terra posseduti da goduria estrema, un piatto presente in menù dal 1988. Soddisfazione e contentezza. oltretutto la mia solitaria presenza impegna il personale in cerimoniali e coccole (non è proprio comune una signora da sola a tavola in Calabria), approfitto divertita. Arriva il secondo: il nero di Calabria cioè filetto steccato alla radice di liquirizia, cubo di petto laccato con il miele di fichi e patate schiacciate olio e timo. Piatto inno alla calabresità. Completo il set con un gelato con miele di fichi e mandorline tostate. Peccato non poterci venire più spesso, ma vedremo di rapire Pietro in qualche iniziativa di Scatti di Gusto…

Pellegrino il sentiero non c’è, il sentiero si crea camminando… (Antonio Machado)

10° giorno. Lascio Camigliatello, percorro la vecchia statale verso Acri e mi dirigo verso Santa Sofia d’Epiro il paese di Annalisa Marchianò l’autrice del libro “101 cose da fare in Calabria almeno una volta nella vita”. Una telefonata ed ecco che mi arrampico velocemente sui tornanti per arrivare in tempo alla presentazione del libro. Nulla di premeditato, semplicemente sul sentiero.

Dal banchetto spiego il mio girovagare in Calabria alla ricerca dell’essenza, del suo popolo martoriato, denigrato e delle meraviglie che questa terra custodisce.

La conversazione si anima, il paese partecipa anche perché in questa stagione tornano gli emigranti che vivono ovunque, da Londra a Parigi a Dubai. Tutti sono particolarmente ospitali, rispettosi delle tradizioni. Infatti si festeggia con i dolci tipici arbrӫshe di miele, spezie, confetture preparati dalle donne: bukonottet, tarele, kulaçi, petullejet e poi crostate eccezionali della mamma della nostra autrice.

Il giorno dopo c’è un matrimonio (è Agosto, quindi capita ogni giorno) e la chiesa Sant’Atanasio il Grande (Qisha Shӫn Thanasit), di per se già bellissima, è pronta ad accogliere gli sposi. Tra gli ospiti anche una bambina vestita in costume tradizionale. Il papas accoglie gli sposi e li unisce in matrimonio prima di entrare in chiesa, poi due ore di rito; onestamente… “tanti auguri” ma torno alla base, percorrendo una strada magnifica piena di ulivi e fichi a paletta. Mi ritempro in campagna con una fresellina al pomodoro prima di fare un meritato tuffo in piscina.

Ora per concludere vorrei farvi conoscere una stella del sud che nella mia personale classifica delle Stelle del Sud sta al primo posto. Si tratta di un Sindaco di un paese che si chiama Acquaformosa.
Non vi dice nulla?

Vi aggiorno. Il sindaco Giovanni Manoccio ha fatto di Acquaformosa un paese deleghistizzato con tanto di decalogo (lo vedete qui sotto e potete zoomare) sui comportamenti da tenere in paese.

Qualche anno fa, per scongiurare il rischio che la scuola elementare chiudesse per mancanza di alunni, fece iscrivere gli anziani. I bambini insegnavano loro a scrivere e gli anziani  insegnavano ai piccoli come fare il formaggio e come curare l’orto. Forse dovremmo adottarlo come esempio. Da questa esperienza è nato il docufilm “Per chi suona la Campanella”.

Ecco il trailer

Un po’ di gossip: una nota trasmissione di sciacalli, che notoriamente deride il prossimo, aveva offerto una lauta somma di denaro al Comune per fare qualche ripresa e prendere un po’ in giro gli anziani tra i banchi di scuola. Ma il Sindaco ha declinato la generosa offerta. “Siamo qui per fare altro”, ha risposto.

Uomo instancabile adesso ospita in case disabitate delle famiglie extracomunitarie in difficoltà con dei contratti di accoglienza secondo una legge innovativa calabrese che considera l’accoglienza un valore. A queste famiglie viene data una casa, vengono registrati all’anagrafe, gli si fa un tesserino sanitario, un corso sulle leggi italiane, al sesto mese si cominciano i colloqui lavorativi.

E’ già nato un bambino africano a Acquaformosa. Il suo nome, neanche a dirlo, “Giovanni” quello del Sindaco.

”Ieri sera c’è stata una gran festa armena per il compleanno di una bambina e abbiamo mangiato le pietanza tipiche armene con materie prime calabresi: carne e riso in foglie di vite, melanzane a crespelle, insalata armena, carni profumate e grigliate e abbiamo finito con un brandy che arrivava dall’Armenia. Tutto buonissimo”, ci racconta entusiasta dei suoi nuovi abitanti che arrivano dalla Nigeria, dal Ciad, dalla Georgia, tra pochi giorni arriverà anche una nuova famiglia dal Mali.

Tutta questa cultura sarà festeggiata il 31 ottobre e il 1 novembre nella “sagra della castagna e del mangiare antico” e il Sindaco ha già disposto che siano presenti i piatti delle altre culture arrivate in paese.

Una sagra da non mancare. L’invito è sin d’ora a sintonizzarvi con il Comune di Acquaformosa e prenotare un b&b oppure provare a farvi dare un contrattino di accoglienza perché da dovunque voi veniate e chiunque voi siate le porte sono aperte.

Abbasso tutte le leghe (a parte quelle ventimila sotto il mare…)!

5. continua – puntate precedenti: 1, 2, 3, 4)