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Barcellona. Guida ai migliori banchi della Boqueria

Dicono che per sentire una città, bisogna visitare i suoi mercati. Dicono che sono le voci, gli odori a farci vivere una città. Come la Boqueria a Barcellona
martedì, 11 Ottobre 2011 di

svinando

Dicono che per sentire una città, bisogna visitare i suoi mercati. Dicono che sono i colori, le voci, gli odori a farci vivere una città. Dice lo scrittore francese Jean Claude Izzo che è nei mercati che si reinventa l’ebbrezza del vivere. Dicono. Io non so bene di cosa si tratti, se sia ebbrezza o anima di una città ma quando giro a zonzo nei mercati una sensazione piacevole d’inaspettata complicità con il resto del mondo mi pervade. E’ come se, in un mercato, il senso di estraneità si annulli. La distanza diventa impercettibile e ci si ritrova irrimediabilmente coinvolti in intese non dichiarate, condivisione automatica di meccanismi culturali sottintesi.

E, stranamente, nel mercato questo funziona. Sguardi incrociati, ingenui stupori, sorrisi, desideri, languorini, tempi risicati. E’ come se in questo luogo magico, cibo, persone, spazio e tempo si fondessero in un temporaneo equilibrio. E il senso di appartenenza, già proprio questo. Il sentirsi a proprio agio in un mercato, entusiasmarsi anche di fronte alla vista di un prodotto conosciuto e ricondurlo a una comune provenienza. E scoprire che, nonostante tutto, a quei posti da cui tutti, nostro malgrado proveniamo, siamo affezionati. E che sì, proprio perché siamo di qua, possiamo sentirci a casa nostra anche di là. Guardare, assaporare, ricordare, accogliere. Ecco quello che un mercato mi suscita. E immaginare, anche. Farsi guidare dagli odori per ricostruire ricette, perdute nel tempo o improvvisarle. Queste le sensazioni che provo ogni volta che varco la soglia della Boqueria a Barcellona. Di lato la rambla e lì, un po’ imbucato, ecco il grande mercato. Un improvviso delirio di voci, colori, odori ti coinvolge. Una parte di mondo incorniciata in questo spazio. Un luogo turistico, la Boqueria, che stranamente apprezzo. Un centro commerciale, quasi dove le diverse tende permanenti fungono da negozi.

All’accoglienza, la tienda degli embutidos. Una decina di jamones iberici esposti lì, a ricordare, a noi italiani, che la concorrenza è dura e serrata. E, in mezzo a tutti, eccolo, il re dei prosciutti iberici: Nostro Signor Pata Negra, e. 133/Kg. E lì, su una tavola in legno un’esposizione di 4 differenti iberici, pronti per l’uso. La degustazione è servita.

Frutta e verdura, si trovano spesso a condividere le stesse tende. E qui la fantasia deve fare i conti con la realtà. Un limite all’immaginazione, data la reperibilità di ogni prodotto ortofrutticolo. E’ qui che avvenne, anni fa, il mio primo incontro con pitojas, kiguanos, chirimoya. Morderli è come assaporare l’esotismo delle terre calde da cui provengono.

Ma, un momento, e il km zero? Beh, direi che non è il caso di farsi troppe pare di fronte a una tale cuccagna.

Ugual sorte per i pescados. I banchi sono molto forniti e i prezzi buonissimi. Pesci comuni a ogni paese: salmoni, pesce spada, gamberi, scampi si trovano vicini a pesci più locali e meno conosciuti. Il mio incontro con i navajas direi che merita attenzione.

Ancor prima di vederli esposti alla boqueria, li conobbi già cucinati in una trattoria e mi piacquero. Frutti di mare simili a dei cannoncini. Conditi con olio, prezzemolo e sale. Mmmm, quanta bontà! L’ho sempre pensato che il segreto sta nel minimal!

Banco dolciumi e frutta secca. Contemplazione estatica della bellezza! E del palato, anche, per chi, come me, ha una relazione morbosa con questo settore gastronomico. Trovarseli, così, all’improvviso, superato il banco macelleria, però, devo ammettere, che stupisce sempre. E il mio pensiero va alla fabbrica di cioccolato e alla sorpresa di fronte alla terra degli Umpa Lumpa.

E poi, conserve, vini, liquori, infinite varietà di succhi. Terminata la fase osservazione, inizio ad agire. E, mi ritrovo a fare la spesa. Iniziamo dai vegetali: Tienda Pilar y Felipe. Per il pescado vado da Rocheda, per la carniceria scelgo Carne Aviram ous i caça. E, infine, per gli embutidos mi rivolgo a Farres Marcos, especialistas en pernil.

Che dire? Le foto rendono di più delle parole e, non avere filtri, è ancora meglio. Per cui, un’ultima raccomandazione: il mercato è aperto sempre e gli aerei sono molto economici prenotati in anticipo.

E, come formula di commiato, cosa se non la colonna sonora scelta da Woody Allen per il suo film. Cuidado, pero, Barcelona te estás equivocando no puedes seguir ignorando
que el mundo sea otra cosa! E alla boqueria, anche. La magia è tale che spesso ci si dimentica della realtà. Occhio! La comparazione è d’obbligo prima dell’acquisto. I prezzi sono buoni, ma bisogna saper trovare un giusto compromesso qualità/prezzo! Soprattutto nel pomeriggio, quando la roba è più a rischio.

[Cristina Rombolà]