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Il decreto ‘Salva Italia’ è una stangata per l’agricoltura

Manovra in tre mosse per l'agricoltura: aumento dei contributi pensionistici per i coltivatori diretti, salasso dell'Imu e vendita dei terreni degli enti pubblici
giovedì, 29 Dicembre 2011 di

Le mani della manovra sull’agricoltura. A pochi giorni dall’approvazione del decreto legge 201/2011, facciamo due conti in tasca agli agricoltori dopo la stangata che ha colpito il settore. Come contribuiranno al salvataggio dell’Italia?

Imu, la doccia fredda degli aumenti
Subisce ritocchi consistenti l’Imposta Municipale Unica (l’ex Ici) sui terreni agricoli per la quale si calcola un raddoppio rispetto al passato come ha spiegato a WineNews Nicola Caputo di Confagricoltura: “Il moltiplicatore per calcolare la base imponibile passa da 75 a 120, e le aliquote comunali salgono dal 4-5×1000 al 7,6×1000. A conti fatti, sullo stesso terreno, si paga quasi il doppio”. E’ prevista comunque una differenziazione tra l’imposta sulle proprietà di chi svolge l’attività di imprenditore agricolo e di chi è semplice proprietario ma non esercita attività agricola. Insomma, come ha precisato il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, “chi coltiva la terra pagherà meno rispetto a chi è proprietario di terre che non coltiva”. I calcoli dell’Imu sui terreni agricoli restano comunque una grande doccia fredda che si abbatte sugli operatori del settore. Secondo l’ufficio studi della Confagricoltura l’incidenza dell’Imu sul settore agricolo sarà del 4,5%, ben al di sopra di quell’1,3% sul Pil globale.

Imu anche sui fabbricati
Ma non c’è solo l’aumento dell’Imu sui terreni a pesare sulle imprese del settore. Il decreto ‘Salva Italia’ prevede infatti che anche i fabbricati agricoli, finora esenti, siano tassati. Per la prima volta l’imposta colpisce quindi stalle, fienili, cascine, capannoni e abitazioni rurali.

Una manovra da un  miliardo in un momento di magra
Secondo calcoli di Coldiretti nel 2012 la manovra costerà alle imprese agricole, solo considerando l’Imu, un miliardo di euro in più. Il tutto in un settore che ha già subito, secondo l’Istat, una contrazione dello 0,9% nel terzo trimestre dell’anno e in un momento di stagnazione dei mercati e dei prezzi agricoli e di aumento delle materie prime.

Coltivatori diretti, salgono i contributi pensionistici
Sacrifici sul fronte previdenziale sono previsti, naturalmente, anche per i coltivatori diretti. Oltre all’aumento del tempo di permanenza nel mondo del lavoro, la riforma pensionistica inclusa nella manovra economica prevede un aumento delle aliquote contributive anche per i lavoratori della terra. Per le partite Iva il contributo raddoppia. Per i lavoratori dipendenti le aliquote saliranno in maniera progressiva a partire dal 1°gennaio 2012 (+1,3% nel 2012, +0,45% nel 2012). Dal 2018 verrà inoltre eliminata l’aliquota ridotta per i lavoratori di età inferiore a 21 anni e verranno azzerati i vantaggi contributivi per i coltivatori diretti che svolgono la propria attività in zone svantaggiate.

Dismissione dei terreni demaniali
Lo ‘Stato agricoltore’ dovrà dismettere i terreni a vocazione agricola ma non utilizzati e di sua proprietà. Secondo calcoli di Coldiretti si tratta di un patrimonio da 6,2 miliardi di euro per un totale di 338 mila ettari coltivabili dai quali potrebbero nascere fino a 43 mila nuove imprese agricole. Questi terreni potranno essere venduti anche su richiesta dei soggetti interessati all’acquisto. Ai giovani è assicurato il diritto di prelazione nelle procedure di cessione. In caso si proceda alla vendita per asta il prezzo base è determinato sui valori agricoli medi delle procedure di esproprio. Si prevede, peraltro, che la vendita avverrà mediante trattativa privata per gli immobili di valore inferiore a 400 mila euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400 mila euro. Entro tre mesi gli immobili in vendita verranno individuati dal Ministero delle Politiche Agricole per essere alienati a cura dell’Agenzia del Demanio.

Operatori all’unisono: “E’ una manovra iniqua”
Una manovra ingiusta l’ha definita il presidente della Coldiretti Sergio Marini: “Il bene terra, se utilizzato come fattore della produzione in un’impresa agricola, deve avere un trattamento fiscale ben diverso da quello riservato a fondi agricoli speculativi o per fini hobbistici”. E invece così non è stato, almeno nella fase 1 del salvataggio dell’Italia.”L’Imu per i terreni coltivati, per i boschi puliti, i pascoli tenuti, le stalle e i rifugi per gli animali sono improprie in quanto sono tra i più preziosi beni pubblici che abbiamo in Italia”, ha commentato Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Aiab. “È come far pagare l’Ici ai parchi urbani o ai parchi nazionali. Solo per citare uno dei servizi che agricoltori e contadini offrono alla collettività ricordiamo che sono proprio loro, e non altri, a garantire l’equilibrio idro-geologico del Belpaese, come i recenti disastri alluvionali hanno ampliamente dimostrato”. Quindi l’affondo finale del numero uno dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica:  “La Chiesa e le associazioni bocciofile sono esentate dall’Imu. Ma cosa abbiamo di più alta utilità sociale dei nostri agricoltori?”

[Fonte: agricolturaonweb, investireoggi.it, coldiretti, pmi.it, agronotizie.imagelinenetwork.com Foto: fanpage.it, retedeicittadini.it]