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La guida Gambero Rosso Roma 2013 fa volare Pipero. Genovese è fermo

Guida Gambero Rosso 2013. Scommettiamo che Pipero prende 2 forchette, Il Pagliaccio resta al palo, Oliver Glowig sale e Glass (ri)prende 83?
mercoledì, 06 Giugno 2012 di

svinando

Ci vorrebbe un punto interrogativo al titolo e una premessa. Rifacciamolo. Scommettiamo che giovedì 7 giugno alla Città del Gusto di Roma Paolo Cuccia e Nicola Zingaretti accompagneranno Giancarlo Perrotta e Clara Barra a svelare la nuova Guida dei Ristoranti di Roma alle ore 12:00 e (Alessandro) Pipero al Rex entrerà dalla porta principale con 2 forchette e un punteggio che i più esperti di questioni gamberacee fissano a 82? [Prendere fiato] E che il Pagliaccio di Anthony Genovese avrà poco da (far) ridere confermando la perdita delle 3 forchette avvenuta l’anno scorso?

Per Pipero sarebbe la conferma che tira più un filo di carbonara che un percorso di ricerca avulso dalla tradizione come il maître più gastrofigo (oddio più gastro che figo) d’Italia ha dovuto teorizzare in un video? Sarà la comunicazione o meglio la sua mancanza che si respira nelle austere sale del blasonato ristorante di Via dei Banchi Vecchi a creare questo “Figo vs sfiga” e a mettere in moto l’operazione di maquillage virtuale richiesta a un’agenzia proattiva?

Staremo a vedere, ma la mordacchia che hanno messo a via Enrico Fermi al punteggio di Pipero che doveva (o sarà) più elevato (i rumor insistono nel dire che Pipero al Rex è considerato da troppi il migliore ristorante di Roma nemmeno fosse la Pergola dell’Hilton di un certo Heinz Beck) conferma che qui c’è bisogno di concretezza e di piatti solidi. Pipero non leverà la carbonara con buona pace degli estimatori (al massimo la sostituirà con la caio e pepe che tira molto più del pelo della carbonara a Roma) e cercherà di bucare il video virtuale con il messaggio che siamo tutti camerieri perché i giovani non potranno sempre pensare di fare i (gastro)fighissimi alla Cracco e dovrebbero invece pensare a diventare gastro(fighetti) come Pipero che non cucina ma è come se lo facesse.

Il vento del Tevere porta anche qualche conferma. Glass Hostaria, il locale di Cristina Bowerman e Fabio Spada che potrebbero essere come i quadri inchiodati alle pareti da un 83 che li lascerebbe insoddisfatti e a tratti anche incavolati. Domanda lecita: ma se un ristorante fa ogni benedetta sera il sold out e si sprecano le lodi italiane ed estere per la cucina fighissima cosa deve fare l’italoamericana di ritorno per convincere che davanti (in senso di classifica) alla sua cucina non possono esserci una decina di colleghi come sembrerebbe uscire da questi calcoli?

Anche perché dalle parti del Gambero sembra che nemmeno lo spilungone Riccardo di Giacinto di All’Oro possa aspirare a un movimentino verso l’alto lasciando la posizione aiutato dalla luce della stella Michelin che avrebbe dovuto rischiarare la salita. Troppo rocher di coda dicono i maligni che attribuiscono la mancata ascesa a un offuscamento della verve creativa. I più gastrostrafottenti addossano la responsabilità alla mancanza di parcheggio e al lucernaio che rende complicato fotografare i piatti. Speriamo in un prossimo trasloco di baracche e burattini, All’Ora.

Metterà a segno un altro passo in avanti sulla conquista delle 3 forchette il più fresco arrivo in capitale dalla Germania via Capri. L’Oliver Glowig dell’Aldrovandi è accreditato di uno zompetto che lo porta verso il 90 basso che, uscendo dalla metafora dei giri veloci della Formula 1, vorrebbe dire 87-88 che dall’84 dello scorso anno sono sempre 3 punti, mica cotiche.

Attenti anche a Valerio Centofanti dell’Angolo d’Abruzzo che ha dato una scossa al ristorante fuori porta (rispetto a Roma, chiaro) e dal suo granitico 84 sarebbe passato a uno strepitoso 87. Sarà la ricerca della tradizione?

Non dovrebbe farcela a riagguantare le 3 forchette Salvatore Tassa il cui menu imposto alle Colline Ciociare deve essere risultato indigesto. I bookmaker di Ostiense lo danno vincente a 88-89 che suona un po’ come uno sberleffetto nel tempo in cui a Londra si osanna la cucina “New Table” di Redzepi. Ma tant’è, lo sappiamo che noi Italiani lo facciamo diverso. Anzi, a Roma è famolo strano.

Non vorrei stare domani a leccarmi troppe ferite per troppi errori di previsioni e ammalarmi conseguentemente di gamberite acuta in zona  bagni al mare per cui mi limito a considerare che Metamorfosi (sì quello che dovrebbe chiudere definitivamente ogni 15 giorni) di Roy Caceres e John Regefalk (che non hanno litigato, anzi a Festa a Vico sembravano due sposini in luna di miele) potrebbero mettere altra benzina ai box e volare sul 90 basso (sì sempre Formula Uno) e alzarsi di un 2-3 punti dall’83 dell’anno scorso.

Già sento gli urca della curva sud che quando dici zucca pensa a Roy, ma allora rispondetemi: secondo voi è sensato pensare che Acquolina di Giulio Terrinoni e Convivio Troiani di Angelo e famiglia possano retrocedere solo perché hanno aperto Coquis, la nuova scuola di cucina professionale che si ripromette di fare concorrenza a quella del Gambero Rosso?

Malvagità malevole come quella che vorrebbe finalmente Arcangelo Dandini fuori dalla zona Dandini dell’80. Ma in negativo. Il suo essersi incavolato l’anno scorso e non aver presentato il famoso uovo in trippa che manda in sollucchero il centro e il sud dell’Italia e anche estimatori all’estero avrebbe provocato un leggero risentimento e a nulla sarebbe valsa una punta di citrosodina pur nella nuova forma di compresse masticabili: 79. Ma questa non è roba seria e durerà lo spazio di una nottata.

A domani, popolo romano. Mangiaturi te salutat  🙂

[e se volete allargare ai migliori italiani 2012 ecco qui]

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.