mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Sesso e cibo. Quanto spendi per portare a cena una se non sai se te la dà

giovedì, 28 Giugno 2012 di

svinando

Serena Cappelli su Linkiesta racconta di un tremendo viaggio in treno e sulla preoccupazione dei suoi vicini che in tre, coppia di fidanzati e single, cercano di risolvere il problema dell’uomo solo in cerca di prede, il Mr. Voulez-vous-coucher-avec-moi-ce-soir che dopo aver “obliterato” la preda di turno non sa come scaricarla. Un pezzo imperdibile e vi consiglio di leggerlo almeno per capire che se state strillando nel vostro telefono cellulare le ultime vostre fatiche lo scompartimento lo saprà.

Io però vi copio-incollo il passo che in questa sede ci interessa:

Poi, proprio quando pensi che più in basso di così non si possa andare, arriva lei, la perla.
Ma secondo voi – chiede il Tony Manero dell’Adda ai trepidanti astanti – quanto vale la pena di spendere per portare a cena una, se non sei sicuro che poi te la dà? Cioè, portarla al giapponese è un po’ caro, no?”.

Ecco la perla che mi ha fatto scattare il quesito io che da povero deficiente mi ero sempre posto in altra maniera: cosa succede se ho fatto i conti e non mi bastano i soldi.

Ricordo il mio primo invito. Trattoria da Vito a Bologna, tutta la storia di Guccini e Dalla. Un disastro. Si mangia maluccio e c’è una tale parapiglia che per scambiare due parole ci vuole il megafono. Risultato, ce l’ho fatta con i soldi, non ce l’ho fatta con lei (non saprei se per colpa dei tortellini o altro).

Non starò a ricordare un altro episodio nel locale in della città in cui feci la parte di Mr Bean che chiede la tartare spaventato da una carta che definii assorbente (dei miei risparmi). Risultato, la classe non è acqua e il vino è costosissimo e stetti un mesetto a ripagare i miei sostenitori dell’amore perduto. Poi ritrovato ma sulla vettura chic di altro uomo Armani-style o assimilati.

Paradossalmente “ho vinto” in maniera inaspettata quando sul suo “Avrei fame” ho rotto gli indugi con due panini con mortadella e una birra dalle parti di via Mascarella. Una situazione ridicola con le mani occupate da birra e panino a una temperatura esterna da collasso. Ho sempre pensato alla compassione che avevo provocato anche perché la mortadella non era delle migliori.

Con il tempo ho migliorato la mia conoscenza delle faccende gastronomiche (quelle delle donne ondeggia sempre tra l’imprevedibile e il meravigliato) e ho messo a punto delle strategie che vorrei condividere per offrire e ricevere suggerimenti.

L’aperitivo ammazza qualsiasi tentativo di socializzazione intima. Stare lì a sbevazzare su scomodi sgabelli o a scodellare improbabili finger food e insalate di riso passate a miglior vita spegne il desiderio di qualsiasi essere vivente

La pizzeria. Improponibile se non nella zona di elezione e in qualche sparuta oasi a nord di Roma. La mappazza fermentativa che dovrebbe prendere il posto del bolo ammazza qualsiasi possibilità performativa successiva. A meno di non usare come finale una latta di viakal.

Il ristorante consigliato dall’amico tombeur de femme. Per lui non c’è un prima e un dopo, un percorso gastronomico, un menu degustazione. Lui vede solo se in carta non c’è un digestivo perché è convinto che chi le sta di fronte sarà il digestivo della serata. L’unica cosa di cui sei sicuro è che la tovaglia è in grado di nascondere i tentativi di aggancio con il piede.

Il ristorante romantico. Tu e lei, in mezzo una candela e un cameriere che ha affondato la lingua nello zucchero per parlare. Nel 98% dei casi sa perché sei lì e non la smette di proporre cibi e piatti afrodisiaci dal costo impossibile e dalla resa inopportuna. O saranno piccantissimi o saranno dolcissimi. La via di mezzo tra due che si cercano non è prevista.

Il ristorante esclusivo. Quello da completo firmato che in due sembrate la brutta copia del calciatore di turno incravattato e di Chiara Ferragni. Nutrirsi vestiti in un modo lontano mille miglia dal vostro essere abituale è peggio di voler imparare a cucinare la pasta a livello di Gennaro Esposito senza passare dal via. Starete tesi tutti e due e l’irrigidimento causato dalle apprettature non è il viatico al talamo. E se per caso lei fosse fan di Chiara Ferragni vi pianterebbe per il colore dei calzini che voi, stolti, avete abbinato alla camicia.

Il ristorante stellato. Ancora peggio del ristorante esclusivo se lei non è una gourmet. Perché per voi è un’esperienza da vivere con intensità e il vostro socchiudere gli occhi a ogni boccone nemmeno se lei vi avesse soffiato parole dolci come il miele tra collo e orecchio (e invece è il maître che vi sta elencando con dovizia da masturbatore seriale fino all’ultimo ingrediente della mirabolante portata che ha permesso allo chef di conquistare nuova fama e maggiori successi) finirà con il far credere all’ignara commensale che siete peggio della pancia di maiale cotta sottovuoto di cui state esaltando la consistenza (altro gravissimo errore).

Così dopo una serie di prove e di messe a punto sono riuscito a trovare il perfetto invito a cena per sperare di conquistarla ed evitare di mangiare la prima cosa che capita a tiro. Il prezzo giusto è 100 €, soglia psicologica oltre la quale dovete confessare a voi stessi che non ve ne fregherà nulla dello stupendo battito di ciglia che va in scena di fronte a voi. Poi se lei dà la sua approvazione vorrà dire che saremo in due ad essere felici di quel ristorante.

E voi, come vi regolate? Un piatto svelto e basta per non alzare il conto della serata? Vino a bicchiere per non far credere che volete tramortirla? Le vostre esperienze, la vostra prima volta: non fate i timidi!

PS: ovviamente ho scritto dal lato maschile, ma se metterete una protagonista invece del narratore secondo me il risultato non cambia. Sempre di obliterazione si parla.