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Miracolo a Milano/29. La voglia di anguria finisce a panigacci e testaroli

Ultimi scampoli a Milano prima delle vacanze a cercare refrigerio un due gelaterie e ad assaggiare i piatti tipici di Toscana e Liguria
venerdì, 03 Agosto 2012 di

Miracolo d’estate a Milano? Cioè – in una città semichiusa, quando uno non ha voglia di andare al ristorante, cosa si può…

“Un momento! Come non ha voglia? Il mio contratto parla chiaro – mi devi portare fuori una volta alla settimana, e farmi mangiare in un posto nuovo, di modo che io possa esprimere i miei pareri critici e guidare i miei seguaci alla scoperta di proposte sempre nuove che siano–”

Cosa si può mangiare, dicevo?

L’istinto mi porterebbe a piazzare una canadese vicono a un anguraio – ma mi sa che ormai non ce ne sian più. Ricordo ancora questi bei chioschi che punteggiavano un po’ ovunque la città, offrendo a prezzi irrisori una fetta di refrigerio. Le angurie sono una mia passione sin da piccolo – mio nonno le piantava sempre nell’orto, a volte ne faceva addirittura un campo, coi meloni – e noi si andava lì, si sceglieva picchiettando annusando, o magari facendo un tassello, e via, al fresco nella vasca da bagno piena d’acqua; se era buona, veniva rapidamente eliminata; se non era buona, la si buttava alle galline, e via con la successiva. La nonna poi mangiava spesso la frutta con il pane – e allora anche noi, l’anguria col pane, l’uva col pane, i fichi…

“Se vuoi continuo io: ma ormai i chioschi di angurie al gelo non ci sono più, e i bei tempi in cui si usciva dopo cena per andare, e signora mia si ricorda una volta quand’eravamo giovani…”

Non fare (troppo) lo scemo (una certa dose di scemenza è da contratto, lo so): è un dato di fatto, va bene – anzi, non va bene, ma non per questo iniziamo a fare delle laudationes temporis acti…

E andiamo a mangiarci qualcosa qui da Panigacci e Testaroli in via Amatore Sciesa.

“Chi sono? Cioè, come si fa a chiamare un locale così? Se è il nome dei proprietari, potevano usare che so i nomi propri, ‘da Pippo e Beppe’, invece di questi cognomi impronunciabili!”

Testaroli e panigacci sono due piatti tipici della cucina fra Liguria e Toscana (“Guarda che lo sapevo… facevo lo scemo da contratto, sai?”). I panigacci sono un tipo pane (qui fatto con un po’ di lievito per ammorbidirlo), una specie di piadina o tigella, ma naturalmente diverso da entrambe; i testaroli invece li conosciamo (li abbiamo mangiati qualche giorno fa da Casa Tua…). In questo locale i panigacci vengono proposti con una cinquantina di farciture diverse: ho assaggiato acciughe sottolio peperoni grigliati tonno capperi patè d’olive – un’ottima combinazione, giusto equilibrio di ingredienti, il panigaccio viene cotto al momento (ok, ho dovuto aspettare un po’ e ri-chiederlo, ma insomma…). I testaroli invece vengono serviti sia come pasta (un buon pesto alla ligure, scelto da Totò, o altri sughi), sia come pane ripieno (una cinquantina di farciture anche qui).

Via Sciesa è una via della vecchia Milano rimasta abbastanza intatta – alcuni locali interessanti, e fra l’altro lì davanti c’è la sede dello IED, Istituto Europeo di Design. Il locale di Panigacci, abbastanza recente, è piccolo, il personale giovane magari si perde un po’ via con tanta gente (“E poteva scusarsi un po’ di più per il ritardo del tuo panicoso, lì… panigatto, panicaccio…”). Molto carino il modo di proporsi e di proporre le loro farciture: il locale è tappezzato di cartelli coi nomi (alcuni di fantasia molto ben pensati) e/o gli ingredienti (“Non ve li diciamo: andateli a leggere da soli!”). L’idea del recupero di piatti tradizionali locali e “antichi”, indubbiamente, ottima.

“E adesso?”

Cioè?

“Beh, non possiamo fermarci qui, no? Un paninozzo e via? Un piatto di pasta e basta? Almeno un dolcino, un gelatino…”

Gelato? Possiamo prenderne uno da Umberto, qui in Cinque Giornate: un must, anche se Umberto probabilmente non c’è più – il suo gelato resta, classico, ottimo: assaggia questo caffè fiordilatte…

“Allora andiamo a provare qualcosa di nuovo: il Gelato di via Cadore! Sono pochi passi–” si fa per dire – “e parliamo di un gelato nuovo…”

Il locale ha le pareti viola: niente da dire sul viola in sé, ma qui su pareti bancone frigo e in varie  gradazioni su piastrelle sul bancone ha un effetto un po’ così. E il gelato?

“Pistacchio: buono, sì, sa di pistacchio. Forse è il massimo complimento che mi sento di fare.”

Amarenata e fiordilatte: buone, le amarene sono una mia passione, buone, discreto il gusto amarenata; piuttosto buono invece il fiordilatte,.

“Guarda là all’angolo: una gelateria nuova nuovissima!”

Vero: me lo aveva detto il mio amico Aldo che era aperta, me l’ero scordato.

“Dai, dai, chissà che bontà… guarda che bella…”

Effettivamente, un bel posto, nuovo lucente brillante, con belle soluzioni estetiche e d’arredo, a partire dal grande lampadario verde all’ingresso, alla saletta con un grande tavolo circondato da sgabelli alti. MI – Gelaterie Milanesi, anche bar, pasticceria.

Diciamolo subito: non ci è piaciuto molto, dobbiamo tornarci per capirne qualcosa di più. Ci siamo stati qualche giorno fa, e non ne abbiamo un gran ricordo. Ricordiamo una panna mirtillo (o era mora?): niente di che, insomma, si sentiva forse troppo l’acidulo del frutto di bosco. Se abbiamo preso il fiordilatte, che usiamo come cartina di tornasole, non ce lo ricordiamo. O forse era una crema? Insomma, ci ricordiamo bene il locale, non ci ricordiamo (o abbiamo un ricordo approssimativo, o non positivo) i gelati.

Mettiamola così: meno male che in città in questi giorni c’è poca gente, e si gira facilmente: così possiamo ripartire per la nostra ricerca di un miracolo, anche piccolo, d’estate, a Milano.

 

Panigacci e Testaroli. Via Amatore Sciesa 7. 20135 Milano. Tel 0236551460

Gelateria Umberto. Piazza Cinque Giornate, 4. 20129 Milano. Tel. 02 5458113

Il gelato di via Cadore. Via Cadore 38 – 20135 Milano. Tel. +39 02 55010594

Gelaterie MilanesiVia Cadore 45. 20135 Milano. Tel 0239844565

 

 

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.