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Brunello di Montalcino. Chi ha attentato alle botti di Gianfranco Soldera?

martedì, 04 Dicembre 2012 di

Che motivo c’era? Di aprire i rubinetti e lasciar uscire 600 ettolitri di pregiatissimo Brunello, trasformando una cantina in un lago? Mafiosi, vandali o invidiosi, chiamateli come vi pare. Nel frattempo, e aspettando che si faccia luce, il mistero resta fitto: che motivo c’era?

E’ accaduto a Montalcino, nel buio della tenuta Case Basse, pregiata cantina nel già pregiato panorama di uno dei rossi più interessanti del made in Italy enoico, di proprietà della famiglia Soldera. Nottetempo qualcuno ha aperto i rubinetti di botti e barriques e ha lasciato che il vino defluisse nelle fogne, come fosse acqua di scarico. Un danno enorme (per fortuna la cantina era assicurata) e un colpo pesante  a questo tranquillo angolo di Toscana in cui ora c’è  sgomento. E stupore: “A mia memoria non ricordo nella nostra zona un simile precedente”, ha detto Donatella Cinelli Colombini, vicepresidente del Consorzio del Brunello.

E a stretto giro di posta, il comunicato ufficiale del Consorzio che vi copiaincolliamo perché, come chiede il presidente Bindocci, c’è bisogno di chiarezza e di non alzare polveroni.

Il Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci ha voluto ribadire a Gianfranco Soldera la sua vicinanza “condannando un gesto che colpisce tutti i produttori di Brunello ed il territorio di Montalcino e manifestando la solidarietà di tutte le 250 aziende riunite nel Consorzio che si sentono coinvolte in prima persona da un evento cosi inqualificabile. La comunità delle imprese montalcinesi come sua tradizione non lascerà da sola un’azienda colpita così duramente e vilmente e la supporterà nei modi e nei tempi che l’amico Soldera reputerà più opportuni. Rinnovando la solidarietà di tutto il Consorzio – ha concluso Fabrizio Bindocci – concordo con quanto espresso dal Sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli su questo gesto ignobile e vigliacco ed esorto ad evitare letture fantasiose e strumentali della vicenda nel rispetto dell’immagine di un territorio come Montalcino nel mondo”.