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Conoscere il fiano del Cilento con una verticale insieme a Luigi Maffini

lunedì, 17 Dicembre 2012 di

Conoscere il Cilento e i suoi vini. L’occasione è stata una degustazione con Luigi Maffini che ha portato a Roma 7 annate del Kratos, 5 del Pietraincatenata e 3 del Cenito.

Ed allora, in compagnia di Antonio Paolini, Stefano Ronconi e Arturo Stocchetti, presidente  del Consorzio Tutela Vini di Soave, abbiamo con gioia aperto la borsa frigo di Luigi Maffini per vedere cosa ci aspettava. Pronti, partenza, via. Abbiamo iniziato uno splendido percorso che ci ha fatto capire, se ce ne fosse stato bisogno, che anche il Fiano del Cilento, può dare risultati straordinari e dare prova di capacità di invecchiamento, perché come dice Luigi il successo di un vino è dato da uno splendido trinomio: uomo, vitigno e terroir, e tutti e tre sono elementi importanti, anche singolarmente.

Mettetevi comodi dunque che vi raccontiamo la sequenza dei nostri assaggi.

  1. Paestum I.G.T. Fiano Kratos 2011: sentori di camomilla e fiori gialli, ma anche note di arancia gialla e pietra focaia, per questo fiano profondo e fresco, sapido e complesso, di bellissima e soddisfacente beva. Da bere subito, ma anche tra qualche anno. 3 scatti e ½ e secchio 
  2. Paestum I.G.T. Fiano Kratos 2010: leggermente meno strutturato del 2011, ma di grande bevibilità. Frutta secca e mineralità sono in evidenza, insieme a fiori bianchi e gialli. Chiude con ricordi di erbe aromatiche. 3 scatti e ½  e secchio
  3. Paestum I.G.T. Fiano Kratos 2009: annata più calda e dunque sentori di frutta più matura. La prova della gustativa rimane comunque d’interesse , nonostante una leggera tendenza amara. Secondo Luigi Maffini è un vino da aspettare e da bere tra 3 anni. La nostra sensazione invece è che non andrà molto lontano. 2 scatti
  4. Paestum I.G.T. Fiano Kratos 2007: mineralità e tanta ciccia per questo straordinario fiano che non è per niente remissivo e ci regala sensazioni che vanno dal miele al burro, alla crosta di pane (Antonio Paolini sintetizza in “pane, burro e miele”) passando per mandorla, pietra focaia e fiori secchi. Pieno, avvolgente. Qualcuno mette in dubbio la sua longevità, pur ammettendo la fase di grazia. Ma io penso: anche se fosse così io me ne vorrei bere una cassa intera nei prossimi giorni. 4 scatti e secchio
  5. Paestum I.G.T. Fiano Kratos 2006: note balsamiche e di macchia mediterranea si uniscono a sentori minerali ed ad una leggera fragranza vegetale. Alla gustativa il vino è ancora tagliente dimostrando  tutto il suo carattere, che si esprime anche in lunghezza e profondità. Luigi Maffini lo definisce “una via di mezzo tra il 2011 ed il 2010”. 3 scatti
  6. Paestum I.G.T. Fiano Kratos 2005: si vede che è figlio di un’annata minore, ma non sfigura affatto nella batteria. Note di erbe aromatiche e di rosmarino fanno da sipario ad un vino sapido e balsamico, con finale speziato. 2 scatti e ½
  7. Paestum I.G.T. Fiano Kratos 2004: Un’ottima annata, per dirla alla Ridley Scott . Luigi ci dice che la bottiglia non è perfetta e che è da riprovare. Per noi, sempre per restare nell’ambito del cinema,  è buona la prima. E’ così che sensazioni di mandorla, lavanda e macchia mediterranea sono il preludio di una beva profonda, larga ed avvolgente, di un vino ancora teso e sapido, e di grande freschezza. 4 scatti e secchio  (ci dispiace dire a Luigi che se la bottiglia di riferimento è ancora più buona, noi abbiamo già finito gli scatti)

Adesso veniamo al Pietraincatenata, caratterizzato dalla fermentazione ed affinamento in barrique nuove. Interessante il parere di Luigi Maffini che sostiene che è più probabile sentire la sensazione legata all’utilizzo del legno quando si utilizzano botti usate perché il legno tende a far ossidare più facilmente il vino. Questo è un tema che per motivi di tempo e spazio, rimandiamo ad un approfondimento successivo.

  1. Cilento Doc Fiano Pietraincatenata 2010: Dal 2010 il Pietraincatenata è diventato un cru , cioè deriva dall’uva di un solo vigneto. Prima veniva realizzato con uve provenienti da 3 diverse vigne. Agrume e noce, insieme a mandorla e pesca, rappresentano i descrittori olfattivi di questo vino contrassegnato da eleganza,  mineralità e grande materia. Fresco e avvolgente.  3 scatti e ½
  2. Cilento Doc Fiano Pietraincatenata 2008: meno vibrante del 2010, con toni di camino spento e sentori accennati di idrocarburo. Recupera alla gustativa con suadenza, lunghezza e profondità di beva. 3 scatti
  3. Cilento Doc Fiano Pietraincatenata 2007: pecca leggermente in una eccessiva concentrazione, che mette un pochino in evidenza le sensazioni legate all’utilizzo del legno. Tuttavia la materia c’è ed il finale di pietra focaia e spezia è interessante. 2 scatti e ½
  4. Cilento Doc Fiano Pietraincatenata 2006: floreale e balsamico, pieno ed avvolgente. Questo è il Pietraincatenata che vorrei avere nella mia cantina, da bere oggi, ma anche da bere tra qualche anno. Nonostante una lieve renitenza all’olfatto, ci regala una gustativa d’autore, con freschezza, sapidità, lunghezza e profondità. 4 scatti e secchio
  5. Cilento Doc Fiano Pietraincatenata 2005: di nuovo un 2005, e di nuovo l’annata, non splendida, che si fa sentire. La gustativa è sicuramente meglio di un’olfattiva molto restia ad aprirci la porta. 2 scatti

Infine passiamo al Cenito, l’Aglianico principe di casa Maffini. 

  1. Cilento DOC Aglianico Cenito 2007: nonostante una leggera nota alcolica in evidenza, probabilmente legata all’annata calda,  il vino ci convince abbastanza per qualità del tannino, note di frutta croccante, buona materia e profondità di beva.  3 scatti
  2. Cilento DOC Aglianico Cenito 2006: Luigi Maffini esordisce dicendo “Questo è il Cenito che voglio io”, e noi qui ci uniamo al coro. Prugna e ciliegia croccante, spezia e fiori rossi si aprono al naso insieme a ricordi di macchia mediterranea  e frutti di bosco. Fresco ed equilibrato, persistente ed armonico e dal tannino vellutato. 4 scatti e secchio
  3. Cilento DOC Aglianico Cenito 2005: stavolta forse non è l’annata la responsabile delle differenze organolettiche con i vini precedenti. Luigi stesso ci confessa che ancora nel 2005 l’esperienza del Cenito non si era del tutto perfezionata. Il tannino leggermente rustico ed una leggera nota selvaggia , non sono tuttavia di ostacolo alla bevibilità, e alle possibilità di abbinamento. Un vino “gastronomico”. 2 scatti e ½
[Immagine: Altissimo Ceto. Ha collaborato Stefano Ronconi]