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Cosa bolle in pentola? A Bologna Il crowdfunding si fa mangiando

mercoledì, 30 Gennaio 2013 di

Hai un progetto e vuoi fartelo finanziare? Passa per la rete, non entrare in una banca.

Non c’era bisogno che un glorioso e antico istituto di credito italiano caracollasse sotto il peso dell’interesse di pochi. Ma forse il “braccino corto” delle banche, sempre meno dalla parte dell’economia reale, ha giocato la sua parte se oggi la rete pullula di iniziative dove è all’utente-lettore-navigatore che si chiedono soldi. Per finanziare un progetto imprenditoriale, un candidato politico, un giornale, un’idea.

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E’ il crowd funding e non è certo una novità assoluta. Eppure “Cosa bolle in pentola?“, iniziativa nata dalla collaborazione di 4 associazioni culturali del territorio bolognese, figlia della rete e come il crowd funding finalizzata a racimolare soldi, ha una marcia in più. Ha il calore di un pranzo insieme e di un incontro con le gambe sotto il tavolo dove la decisione si prende davanti ad un bel piatto fumante (vegetariano e a km0). Capita a Bologna dove periodicamente, complici pranzi e pic nic propiziatori, vengono messi in palio 500 euro. Cinque autori di progetti selezionati in Rete che vengono passati al vaglio e a decidere su quale puntare sono i commensali, una media di 500 ad evento.

500 euro la posta in gioco, dicevamo, una cifra per cominciare, per farsi coraggio e andare avanti nell’impresa. Come è capitato a Marina Cremonini che, scelta nel corso di una delle cene di “Cosa bolle in pentola?”, è riuscita a pubblicare un volume di acquerelli. O all’associazione Trame Urbane, che grazie al micro-finanziamento organizza incontri pubblici sul tema del verde urbano.

Il modello sono le Sunday Soup di Chicago, pranzi organizzati ogni tre mesi per raccogliere fondi da destinare a progetti artistici e come nell’iniziativa americana anche i finanziatori e gli autori di “Cosa bolle in pentola?”, tra un boccone e l’altro si scambiano informazioni, si incontrano, condividono un interesse. Uno di loro esce vincitore. Sarebbe accaduto anche entrando in una banca?

[Link: corriere.it]