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Ligera, la birra del Birrificio Lambrate ti fa sentire re per una notte

giovedì, 21 Marzo 2013 di

Giampaolo Sangiorgi Birrificio Lambrate

Monarca per una notte, ovvero Giampaolo Sangiorgi del Birrificio Lambrate di Milano, a Roma. Un evento e soprattutto l’occasione per assaggiare in compagnia del deus ex machina del birrificio quel capolavoro che risponde al nome di Ligera e mettere in fila altre creazioni. Palcoscenico, il “solito” Birrifugio che si divide con altri locali il palcoscenico brassicolo capitolino.

Eccole in ordine di apparizione:

  • Ortiga alla pompa: birra ad alta fermentazione in stile English Golden Ale. Dal colore aranciato-ramato scarico, si presenta leggermente velata una volta versata nella sua classica pinta. Al naso, un delicato caramello accompagna le note erbacee, resinose e speziate-agrumate dei luppoli. Il corpo è leggero, in bocca è pulita con un piacevole finale amaro che la rende senza dubbio dangerous drinkable.
  • Ligera: birra ad alta fermentazione in stile American Pale Ale. Dal colore aranciato-ramato. Al naso presenta una delicata nota di miele di castagno subito sormontata dall’agrumato di mandarino e arancia amara, legata ai luppoli americani utilizzati, solo un leggero erbaceo nel finale. In bocca, sono evidenti le note agrumate che accompagnano un corpo moderato e una netta secchezza nel finale, che richiama un altro sorso.
  • Gaina: birra ad alta fermentazione in stile India Pale Ale dal colore ramato intenso, al naso le evidenti note esuberanti di fragoline di bosco, pesca sciroppata e mango sono arricchite da un elegante finale speziato e terroso. Il corpo molto pieno e ricercato quasi un po’ chewy è contrastato da un amaro importante che persiste fino all’ultimo sorso. 
Come tutte le IPA fatte bene, birra d’impatto; e come le poche IPA fatte perfettamente, non stucca.
  • Imperial Ghisa: birra a bassa fermentazione in stile Smoked Baltic Porter. Impenetrabile. Dal colore nero intenso. Al naso, questa versione estremizzata della Ghisa, regala note di tostatura, fondo di caffè, affumicatura, cacao amaro, toffee e un etilico vinoso accompagna sentori di frutta rossa sotto spirito. In bocca, è piena e si ritrova ciò che si è sentito al naso. Birra da meditazione, che scalda, ma con un impatto etilico meno violento del previsto.

Dalle varie incursioni del Monarca tra un piatto e l’altro, dalla schiettezza dei suoi racconti, dal suo essere a proprio agio facendo l’entertainer al bancone e in mezzo ai tavoli, quello che traspare è la passione che mette nel suo lavoro e come la trasmette ai suoi soci/collaboratori/dipendenti, chi è stato al suo locale non può che sentirsi a casa propria, ed è la sensazione che ho avuto anche io andando da loro l’anno scorso. Le birre sono eccezionali, ma il successo del Lambrate non sono le birre, è l’atmosfera e l’aria che respiri dentro, poi se sei capellone e metallaro non puoi stare male, non vorresti mai andartene.

[Immagine: Emanuela Marottoli]