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Parigi. La guida ai ristoranti Le Fooding 2014, irrinunciabili perché poco costosi

mercoledì, 20 Novembre 2013 di

Paris

L’appuntamento che conta a Parigi è il 25 novembre quando in una serata privata saranno festeggiati i vincitori della guida Le Fooding 2014. Gli indirizzi “coup de cœur” della Capitale (e tre al di fuori, fino a Marsiglia) che fanno innamorare i critici della guida più “croccante” di Francia. Dieci indirizzi per dieci motivazioni (ma in realtà sono qualcuno di più per via degli ex aequo) che tengono conto del momento storico. Vale a dire attenzione al prezzo, al conto che deve essere leggero. E poi c’è il fenomeno street food che ha conquistato, ma guarda un po’, anche la capitale dell’immaginario collettivo del lusso gommato.

Street food che alla guida francese hanno subito ribattezzato per tenere lontana la perfida Albione: lèche-doigts, “lecca dita” perché c’è l’impellenza di mangiare in piedi, in strada, o dove meglio aggrada, piccoli piatti spesso piluccati con le dita. Appunto.

Grégory Marchand Frenchie to Go Frenchie to Go

I campioni sono tre, Frenchie to Go, Grillé e The Sunken Chip. Colpisce subito l’affermazione di Grégory Marchand con il suo Frenchie to Go, ovvero il terzo locale aperto dopo Frenchie e Frenchie Bar à vins. “È lo chef che ha compreso tutto”, taglia corto Yves Nespoulous redattore capo della guida che conta 35 collaboratori.

Grillé kebab Grillé

E Grillé non è da meno: Fred Peneau (Châutebriand e Dauphin) ha scelto la via del kebab e ha vinto osando. Qualità elevata, ricette autentiche rivisitate e la coda sul marciapiede non si è fatta attendere.

the Sunken Chip fish and chips

Nel trio c’è anche The Sunken Chips con Michael Greenwold (Roseval) che propone fish and chips nemmeno si stesse al di là della Manica (e l’Inghilterra rientra dalla finestra).

Le fil rouge che li unisce è il prezzo che non oltrepassa mai i 30 € a persona

E il bistrot che in Italia è citato come l’apparizione dell’oasi nei vapori del deserto? Il migliore è Richer, locale ibrido che fa caffè, bistrot e locanda. Insomma bistronomia (eccoci con un altro termine che sembra la bussola della corsa all’oro nel Klondike). Richer è bandiera neo-bistrot anche perché il suo patron, Charles Compagnon, (che è anche quello del vicino Office – divenuto nello spazio di qualche mese incubatore di buone tavole e bistrot intelligenti) propone piatti curati a meno di 20 € come la guancia di manzo e pere, il nasello con spinaci, la bistecca di vitello con polenta alla Grana.

E per sgranocchiare qualcosa ci sono Au Passage, Bones, Buvette, Mary Celeste. La Buvette di Camille Fourmont (ex Dauphin) prende il riconoscimento come migliore enoteca in cui mangiare grazie ad appena trenta etichette ben scelte alle ricette semplici spesso preparate dalla madre.

E non manca il premio a quella che in Italia sta diventando il neo bistrot del nuovo corso: la pizzeria. Il migliore pizzaiolo è Salvatore Rototori che sforna al Brigante.

Prendete le vostre misure e, se avete in programma un tour a Parigi, non dimenticate gli indirizzi delle nuove tavole, allegre e poco dispendiose.

Le Fooding 2014

Harry Cummins Grégory Marchand

• Fooding d’honneur: la bande des Bars Populaires, Au Passage (XIe)Bones (XIe)l’Orillon Bar (XIe)les Pères Populaires (XXe)

• Meilleur chef locavore: Guillaume Foucault, Pertica(Vendôme, 41 ).

• Meilleur pizzaiolo: Salvatore Rototori, Il Brigante (XVIII).

• Fooding d’amour: Buvette (IX)

• Meilleur bar à délices: Mary Celeste (III).

• Meilleur lèche-doigts: Frenchie To Go (II), Grillé (II) e The Sunken Chip (X).

• Meilleur sushi: Simple Sushi (Marseille, VIe).

• Meilleure cave à manger: La Buvette (XIe).

• Meilleur bistrot: Richer (IXe).

• Meilleure cuisinière: Yuri Nagaya, L’Amateur de Thés (Pau, 64).

[Link: leJDD, Le Figaro. Immagini: Wikimapia, Stephane Remael per The Wall Street JournalDéborah Pham/Marie-Amélie Tondu Facebook]