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Vini di Puglia: sei cantine tra Negroamaro e Primitivo

mercoledì, 08 Aprile 2015 di

svinando

vitigni-Barletta

Ho ripreso gli appunti del Vinitaly per dare una scorsa ai vini della Puglia. Ho partecipato alla settima edizione di “Taste Press&Blog”. Un’ottima occasione per degustare e raccontare il vino parlando con i produttori delle loro aziende e dei loro sogni e progetti. Oltre che, ovviamente, dei loro vini.

1. Paolo Leo

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Un’azienda storica di San Donaci, nel paese dei palmenti (dove si pigiava l’uva per produrre il mosto) in provincia di Brindisi. Al raccolto di 25 ettari di vigneti si aggiungono le uve dei piccoli viticoltori locali che lavorano le proprie vigne sotto il controllo degli agronomi di PaoloLeo. Siamo nel Salento e si punta su Primitivo e Negroamaro, ma non mancano anche i vitigni internazionali come lo Chardonnay (vinificato direttamente in legno). Adoro le etichette insolite e quelle di Paolo Leo portano i nomi particolari.

“Di fantasia e di ispirazione greca” mi spiega Roberta d’Arpa, la moglie del titolare. Non potevo assaggiarle tutte le 19 etichette (comprese le bollicine rosé prodotte con Negroamaro) della cantina che si dividono in tre linee (base, classica e top). Ho scelto la linea top, Orfeo e in particolare un Negramaro affinato in botte per 12 mesi, ricco di profumi fruttati, di colore rosso rubino brillante. Un vino da piatti robusti, sapori decisi.

Lo avevo già detto, ma mi piacere ricordare l’iniziativa delle Donne di Vino in Puglia e il regalo della barbatella da piantare sul balcone. Io ce l’ho.

2. Cosimo Vestita

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E’ un piccola azienda di Grottaglie, in provincia di Taranto, che esiste da soli 6 anni. Ha una produzione limitata: 3000 bottiglie di Primitivo e 5000 di Negroamaro. Il titolare non è un viticoltore, ma il ceramista di famiglia. Ha ereditato un piccolo terreno dalla nonna e ha deciso di unire le due arti, ceramiche e vino. Ora nel suo negozio di ceramica si acquistano piatti e brocche e si degusta un calice di buon vino da accompagnare a caciocavallo, salumi, olive, taralli. Il sogno è di fare l’aggregatore dei piccoli produttori e di offrire ai turisti una full immersione nella cultura della sua terra per imbottigliare in una bottiglia di ceramica.

3. Cantine Ferri

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Qui siamo a Gioia del Colle, in un’azienda con quasi 100 anni di storia. Dopo il vino da tavola de contadini, la fillossera dei primi del Novecento e il passaggio alla produzione di uve da tavola, ecco la svolta. Il titolare Nicola Ferri, signore di altri tempi con papillon e modi da galantuomo, ha deciso di investire nel 2007 per produrre il suo vino in bottiglia con una qualità superiore. “La bottiglia non si improvvisa”, mi dice, ci è voluto molto lavoro per arrivare a “mettere in bottiglia una vera gioia”.

Cantine Ferri produce 10 etichette tra Negroamaro, Primitivo e Nero di Troia, vinificato in rosato. Il Primitivo è, forse, il più ricercato e così assaggio AD MIRA, sontuoso, imponente, straordinario nel palato. Impossibile da dimenticare.

4. Cantine Baldassarre

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L’azienda di famiglia conta quattro fratelli, ma portavoce è il marito di una delle sorelle: un ingegnere che si diverte a portare avanti la parte commerciale dell’impresa. Il 90% delle 80.000 bottiglie va all’estero. Tra le 6 etichette in produzione ci sono 3 Primitivo, 2 Negroamaro (tra cui una riserva) e un bianco.

A Roma, comunque, il vino si trova da Cantine Castrocielo. Prendete nota?

5. Cantina Sociale di Barletta

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La cantina si trova tra Bari e Foggia, a 14 km dal Castel del Monte e riunisce circa 400 soci. Produce una quindicina etichette tra doc e igp. La cantina è nata nel 1949 con pochi soci, ed è cresciuta soprattutto negli ultimi anni, investendo nelle innovazioni tecnologiche. La produzione annuale è 100 000 bottiglie, ma questo è solo un 10% dal quantitativo di vino prodotto e venduto sfuso.

Il vino sfuso è sempre più richiesto all’estero, nei paesi come Svezia o Germania, mi dicono. Siete scettici? Io sono stata in una cantina sociale di Manduria che mi sembrava un distributore di benzina, ma il vino che usciva dagli erogatori era eccellente. Benché costasse pochissimi euro.

6. Cantine Imperatore

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L’azienda che mi ha fatto emozionare. Due giovani fidanzati che 9 anni fa hanno deciso di provarci. Lei, Sonia, bella ragazza dal sorriso sincero e aperto, aveva i nonni con i vigneti di proprietà ad Adelfia, Così 10 ettari di vigneti sono stati suddivisi in 9 appezzamenti per produrre 9 tipologie di vino (4 solo di Primitivo), completamente naturale. L’invecchiamento avviene in un’antica grotta scavata nel tufo, solo in barrique. Con la collaborazione dell’enologo, i ragazzi hanno creato anche una bollicina: uno spumante di Fiano. Ma mi conquista un altro vino: VIII Decumano, sulle orme di Annibale. E’ un Primitivo diverso: all’occhio, al naso, al gusto. Non è filtrato, ed è un color vinaccia opaco, ma non forbito. Essendo privo di concimi, ha tutti gli altri sentori rispetto al Primitivo che conosciamo. E poi la bottiglia: invece di una classica etichetta, trovate una piccola bustina con una lettera e la sua storia.

Dall’anno scorso Sonia e Vincenzo hanno inventato un’iniziativa pazzesca: l’alba sul vigneto a suon di musica jazz con “Grappoli di note”. La ripeteranno anche quest’anno, raddoppiando a settembre con il tramonto sul vigneto, pianoforte e vino. Io ci sarò, e voi?

Di Giulia Nekorkina

Moscovita di nascita, romana da 25 anni, Rossa di Sera da 10 anni, innamorata della vita, appassionata di bollicine, adora cucinare e mangiare. Il miglior museo è un mercato, il miglior regalo è un viaggio.