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Home restaurant, addio. La pacchia è finita e arrivano le norme

lunedì, 18 Maggio 2015 di

home restaurant

Stavate pensando di aprire anche voi un ristorante a casa? Bene siete ancora in tempo per lasciar perdere. Il fenomeno  home restaurant sembra destinato a oscurarsi.

Siamo giunti alla svolta, infatti. Il vuoto legislativo che ha permesso negli ultimi anni a milioni di cuochi per caso e per passioni di svolgere nelle proprie case il mestiere del ristoratore sta per essere riempito. La nota diffusa dal Ministero dello Sviluppo Economico sembra dare le indicazioni per regolarizzare il fenomeno e dar respiro agli chef professionisti che si sono visti sottrarre clienti.

Gli home restaurant sono un’attività economica. L’attività anche se esercitata in alcuni giorni e tenuto conto che i soggetti che usufruiscono delle prestazioni sono in numero limitato, non può che essere classificata come un’attività di somministrazione di alimenti e bevande, in quanto anche se i prodotti vengono preparati e serviti in locali privati coincidenti con il domicilio del cuoco, essi rappresentano comunque locali attrezzati aperti alla clientela. La fornitura di dette prestazioni comporta il pagamento di un corrispettivo, quindi, anche con l’innovativa modalità, l’attività si esplica quale attività economica in senso proprio ”.

Il messaggio è forte e chiaro: le norme che regolano le attività di somministrazione al pubblico di alimenti dovranno essere applicate anche agli home restaurant. Senza dar spazio a dubbi e interpretazioni, il Ministero si è espresso per tracciare i confini entro i quali sarà possibile svolgere l’attività e ripristinare le regole per una competizione commerciale leale e corretta.

social_eating

Volete aprire un ristorante a casa? Incassare denaro per la vostra cucina? Allora mettetevi in regola. Va benissimo la passione per il mangiar bene e il buon cibo e la voglia di condividerli con gli altri, ma se volete lavorare in questo settore cominciate a competere ad armi pari con gli chef, perché come ben afferma la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi): “Non è ammissibile che ci possano essere modalità diverse di fare ristorazione: da un lato quelle soggette a norme e prescrizioni rigorose a tutela della qualità e della salute; dall’altro quelle senza vincoli, senza controlli, senza tasse, senza sicurezze igieniche”.

Sarà soffocato il mercato? Il settore della ristorazione è sempre più attento e aperto alla sperimentazione di nuove formule, come dimostra il successo di Cohouse e del social eating, purché siano sostenute da un corretto spirito imprenditoriale, da trasparenza e da lealtà.

Avete dubbi?