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Milano Golosa. I 10 migliori cibi da portare a casa grazie al Gastronauta

lunedì, 05 Ottobre 2015 di

Milano Golosa

Anche quest’anno torna Milano Golosa, ancora all’ex-Palazzo del Ghiaccio, organizzato dal Gastronauta di Davide Paolini. Affluenza forse un po’ inferiore all’anno scorso. Ma comunque tanti espositori, circa 180, molti che vengono qui da anni, ma anche tante novità.

Ecco i nostri preferiti per questa vostra ultima giornata di manifestazione

1. Uovonero

Uovo Nero

Lo diciamo da un po’: Il nero è il nuovo colore foodie. La riprova? Le uova nere.

Si tratta di uova prodotte da galline di razza Marans, originaria della regione di La Rochelle: la colorazione è data da un pigmento che secerne la gallina stessa, e che asciugandosi conferisce al guscio un colore rosso-cioccolato più o meno intenso. Esiste una scala colorimetrica: se l’uovo bianco è 1, quello di Marans parte dal grado 4, e può arrivare fino al 9, prodotto da animali selezionati e incrociati (8 e 9 sono rarissimi).

L’azienda agricola Moropark, a Olgiate Comasco, ha iniziato la produzione da un paio d’anni, ed è arrivata a un grado 5: un ottimo risultato,

Ovviamente, di nero ha solo il guscio esterno…

2. Pizzico

Pizzico

Ma che belle confezioni: di primo acchito, è questo che ti colpisce. Ma stai sentendo anche il profumo, anzi, i profumi: tutti insieme e tutti ben definiti.

Elody è un’azienda di Pontecagnano, Salerno: si occupa di erbe aromatiche fresche, di produzione propria, per l’industria, e l’anno scorso ha lanciato Pizzico, una linea di erbe tritate pronte all’uso, semidry, quindi non essiccate né liofilizzate ma parzialmente disidratate, quindi con quel tanto di umidità che permette di conservarne l’aroma per dodici mesi.

3. Acquapazza

Acquapazza

La colatura di alici di Cetara è una passione del nostro Direttore, conclamata e ribadita. Che tende a farne una questione identitaria, è “nostra”, “piace a noi”: mi spiace Direttore, ma le cose quando sono meravigliose smettono di essere nostre per essere di tutti, in questo caso quando a Cetara iniziarono a stillare le prime gocce di colatura (non credo di garum, la colatura dei Romani antichi, che non so se abitassero anche qui – ma che importa?).

Acquapazza Gourmet è una piccola azienda artigianale di Cetara. Un cucchiaino di assaggio della loro colatura (2 anni e passa di invecchiamento, non come in altri casi qualche mese e un po’ d’acqua) produce assuefazione. Loro cercano di mitigarne l’effetto proponendola su un po’ di pasta, o su un pezzetto di patata: inutile. Ne voglio un barile.

4. ChoX

chox

Questa azienda triestina, ChoX, lavora il cioccolato Domori, ci aggiunge una serie di ingredienti (Agrimontana, Illy, Damman Frères, Mate, Lurisia), e produce creme di cioccolato senza conservanti, usando soltanto il freddo e il vuoto. Essenziali – si parla di “innovazione per sottrazione” – e molto buone.

5. Orizzonti del Pescatore

orizzonti del pescatore

Dal Trevigiano arriva Orizzonti del Pescatore con i suoi prodotti: pesce fresco lavorato e abbattuto a –40°, proposto in una serie di ricette semplici e gustose, in parte recuperate dalla tradizione veneta. Ho assaggiato tutto quello che ho trovato: accidenti, non c’erano le moeche – ma branzini, acciughe, tartare e tutto il resto…

6. Tiri 1957

bauletto Tiri

Se il panettone di Vincenzo Tiri è stato ritenuto il migliore del 2014 dalla giuria di Scattidigusto ci sarà un perché. Anzi, magari più di uno (secondo le malelingue, anche la scelta decisamente orientata sul centro-sud dei concorrenti: il più a nord era la Pasticceria Gatti, di Tabiano). Ma se anche la giuria di Re Panettone lo ha premiato, e se anch’io lo premierei, beh, cos’altro si può dire?

Magari che c’è un nuovo lievitato di Vincenzo: il Bauletto di San Canio, con amarene e fiori di sambuco, ovviamente entrambi di produzione locale, e ovviamente un prodotto FDP, Figli Di Pastamadre viva. E – ovviamente? – motbido, profumato, gustoso.

7. La Cucina di Pina

la cucina di pina

Zuppi, sughi, bruschette, insalate, composte: sono questi i prodotti, 100% naturali e artigianali, senza additivi né conservanti, con materie prime stagionali, da cooperative agricole sociali ed equosolidali, della Cucina di Pina, un progetto nato nel 2014 nell’ambito della Cooperativa Sociale Alice di Alba, per l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate. Un progetto buono, quindi – come buoni, e molto, sono i loro prodotti.

8. Tutte le spezie del mondo

Continua la ricerca di nuovi aromi di Francesca Giorgetti: adesso Tutte le spezie del mondo comprendono anche una serie di petali di fiori essiccati, dello zafferano proveniente dall’Iran (le sole teste dei pistilli), rabarbaro, China (corteccia, usata anche da Carlo Cracco) e genziana, ovvero fra i principali ingredienti degli amari, e Pepe di Timut, profumatissimo, agrumato, proveniente dal Nepal.

9. I Sapori del mio Paese

porchetta

Il paese è Marconia di Pisticci, in provincia di Matera. E I Sapori del mio Paese sono quelli della porchetta, di Suino Nero Lucano, e quelli delle erbe spontanee che la insaporiscono. Non credo di dover aggiungere altro – credetemi (malvasi.d@gmail.com)

10. Zafferanza

zafferanza

Ci mancava solo Zafferanza, lo zafferano della Brianza. Ovvero: se una volta lo zafferano proveniva solo da alcune zone ben precise d’Italia, in questi ultimi anni si è assistito a un proliferare di coltivazioni in zone insospettate: e dopo Zafferanami, lo zafferano di Milano, eccoci in Brianza. I produttori sono un gruppo di quattro amici che hanno deciso di dedicarsi a questa produzione – che per ora arriva a due o tre kili, ma si sta espandendo. E che viene utilizzata anche in alcuni prodotti, come birra, preparati per risotti…

pasta al pesto genovese Rossi 02

Potrei andare avanti con una serie di aziende e produttori e amici: il Salumificio Santoro, di Cisternino, Brindisi, che in pochissimi anni ha iniziato a portare, con successo, il suo capocollo (ottimo) e gli altri prodotti in giro per l’Italia; la Pasticceria Gatti di Tabiano, un ottimo panettone (vedi sopra), e un’altrettanto ottima Torta della via Francigena; un’altra pasticceria emiliana, Tosi, di Salsomaggiore (dove andavo spesso perché un prozio Tavani aveva un bar tabaccheria sul corso); il Pesto Rossi 1947 de Il Genovese di Roberto Panizza, instancabile viaggiatore col suo pestello e i suoi vasetti verdi; il Ristorante Macelleria Motta di Bellinzago Lombardo, uno dei templi gourmet dell’hinterland, con le sue carni meravigliose…

Ma voi fateci un salto.

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.