mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Milano. Porcky, ristorante con salumeria che prepara i piatti di sempre in porzioni abbondanti

lunedì, 12 Ottobre 2015 di

svinando

Avete voglia di scegliere un posticino defilato, con pochi posti a sedere, poco personale, con i piatti di sempre, senza pretese di gastrofighettismo, ma “solo” quelle di offrire piatti eccellenti ai clienti?

Vi dico che esistono ancori ristoranti in cui è possibile vivere il pranzo della domenica in famiglia anche nella Milano contemporanea, quella che è tutta un’inaugurazione, un apri e chiudi, un salotto temporaneo per esperimenti.

Io ne ho trovato uno, appena fuori dalla zona dei Navigli, e già il nome non lascia spazio a fraintendimenti: Porcky, la bottega del gusto.

Lo puntavo da un po’, dato che ci passo spesso davanti (i menu scritti col pennarello nero sulle tovagliette color pagliericcio non possono che essere l’eco di un posto godereccio e mi attirerebbero sempre e dovunque), ma non avevo ancora trovato l’occasione giusta che è arrivata sabato a ora di pranzo.

porcky salumeria

Il locale è perfetto sia per il pranzo che per la cena, ci si può sedere a mangiare o, in alternativa, potete farvi affettare qualche buon insaccato, dato che Porcky è anche una salumeria. In vetrina ci sono finocchiona, bresaola, pancetta nostrana veneta, porchetta marchigiana, mortadella di cinghiale. Insomma, niente per chi sia a dieta.

I posti a sedere sono una decina, e nel caso aspetterete il vostro turno osservando Roberto al lavoro, che tanto la cucina è, manco a dirlo, a vista. Ah, quando prima ho detto che c’è poco personale non scherzavo, c’è solo Roberto che è titolare, chef, cameriere e sommelier. O almeno, così si è definito lui: one man show!

porcky Milano cosa mangiare

Essere timidi al ristorante è controproducente, fate amicizia sempre con chi vi serve al tavolo o con chi cucina, saprà sempre regalarvi qualche perla e arricchire il vostro pasto, raccontandovi qualche aneddoto. Roberto è uno di questi personaggi, veneto, che cucina piatti regionali della sua terra e, prevalentemente, del bergamasco. Il menu cambia settimanalmente, e come tanto piace a me, non è scritto su nessuna lista: i piatti ci vengono elencati direttamente dal nostro tuttofare. Il che è l’ideale per ordinare la prima cosa che ci colpisce e ci rimane in memoria. Niente studi analitici del menu come faccio di solito io che ci metto mezzora a scegliere e spazientisco chi è a tavola con me.

Cosa ci ha ispirato? Un piatto di casoncelli alla bergamasca, uno di gnocchi con il gorgonzola “del nonno”, e uno di arista scottata con contorno di verdurine tartufate.

Bene, Roberto è all’opera e io mi guardo in giro. Il ristorantino è arredato con semplicità, tavolini con sedute alte, sgabelli in legno chiaro, qualche mensola con prodotti da esposizione, e bottiglie di vino che mi fluttuano sopra la testa.

casoncelli alla bergamasca

I piatti arrivano, e noi, un po’ la fame, un po’ la bontà, li divoriamo quasi senza chiacchierare. I casoncelli alla bergamasca (8,50 €), tipici ravioli a caramella con ripieno di carne e pasta di salame, e anche altri ingredienti che Roberto ci vuol tenere segreti, sono conditi, come vuole la tradizione, semplicemente con pancetta dorata, burro fuso, spolverata di Grana e abbondante salvia. L’impasto e il ripieno sono magistrali, ma me lo aspettavo. Li abbiamo consigliati anche all’avventuriero che è entrato dopo di noi, il tipico inglese che chiede la tipica pasta. Ne è rimasto folgorato.

gnocchi con gorgonzola

Sugli gnocchi sono prevenuta: in pochi sanno farli bene, tipo mia nonna, e lei non è in quella cucina. Mi tocca ammettere che Roberto li ha, diciamo, eguagliati (gli affetti non si sorpassano, mai). Anche qua, burro, grana, guanciale, un pizzico di pepe nero per profumare e il grande protagonista, il gorgonzola “del nonno”. Bravo nonno. No, non è uno zola degli avi, è semplicemente una varietà che si consumava principalmente negli anni passati, più piccante e dalla pasta più consistente, e che ormai viene considerato un prodotto di nicchia con un limitato numero di estimatori e di acquirenti. Squisiti, si sciolgono in bocca, e che bello quando le porzioni o i condimenti non sono da fame! Anzi, forse non siamo davvero più abituati, almeno a Milano e dintorni, ai piatti “abbondanti”, tanto che anche quando Roberto mi si è parato davanti porgendomi la mia arista mi ha detto: “con te sono stato abbondante”, quasi scusandosi. L’abbiamo subito rincuorato sul fatto che i nostri appetiti l’avrebbero solamente omaggiato.

arista

Ecco, se tornassi indietro, data la mia arista e anche la braciola che ho visto arrivare ai vicini, non perderei tempo sui secondi poiché i primi sono decisamente più gustosi ed allegri. L’arista è buona, ma niente che mi abbia spalancato il palato alle porte del Paradiso. Solo scottata, fin troppo semplice. E le verdurine (carote e broccoletti), non hanno il minimo sentore di quel tartufato che mi era stato decantato all’inizio. Un piatto-piatto. Forse se avessi ordinato i calamari alla veneziana con la polenta sarei stata più felice. Però se ripenso agli gnocchi mi passa. E se penso al dolce che sto per descrivervi mi passa proprio qualsiasi remora.

O' Vesuviotiramisù

Famoso per il suo tiramisù, Roberto ci dice che l’ha da poco mandato in pensione per introdurre un nuovo dolce peccato: O’ Vesuvio! Perché un nome del genere per un dolce creato nell’estemporaneità di un attimo da un cuoco veneto, in piena Milano? Eh, perché, ci chiede lui. Io azzardo che abbia del peperoncino, ma lui spiega che è perché quando si apre il barattolino in cui è servito (il tipico vasetto della marmellata), si assiste ad una sorta di esplosione. Che è tutta nel gusto di quando ci si affonda il cucchiaino in bocca (non mi sono certo arrivati lapilli di cioccolato addosso). Comunque, all’apparenza sembra un tiramisù, per via della crema e del cacao in polvere di cui è cosparso. Ma questa è semplicemente la mia ipotesi, fatemi sapere voi che cosa ci trovate!

Il conto per il pranzo, aggiungendo acqua, caffè e un buon calice di Teroldego, è stato di 38 €. Onestissimo, niente da ridire. Tranne che per il saluto di Roberto che andava a mangiare tutto da solo la sua soppressa col filetto, quella che tiene nascosta!

Tornerò, per la soppressa, per altri primi, e per intestardirmi sul dolce, ovvio. Non so voi.

Porcky – La bottega del gusto. Viale Col di Lana 15. Milano. Tel. +39 335 524 2390

[Alessia Manoli]