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Monza. Cucina selvatica che vuol dire mangiare vegano al ristorante Pikniq

mercoledì, 01 Febbraio 2017 di

pikniq_torta_paesana

Ecco: oggi parliamo di Cucina Selvatica. Anzi: ve la facciamo vedere con i piatti del ristorante Pikniq di Monza. 

La torta paesana che la Dona mangiò.

(Torta paesana sullo stecco da passeggio super wild: fave di cacao fermentate con fiori e sciroppo di pino e ginepro)

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E questo è lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.

(Strudel con crema di pistacchio di Bronte, angelica e lavanda)

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E venne un budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.

(Budino di tarassaco, bietola selvatica e acetosella con aroma di finocchietto selvatico, cipolle rosse di Acquaviva caramellate, olive nere, uva sultanina al Hennessy e lampascioni lattofermentati)

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Ma prima ancora tartellette, davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.

(Tartellette alla frolla di farina di mais e riso, ripieno allo skyr di mandorla, con erbe e fiori eduli)

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E vennero i tarallini che anticiparono le tartellette davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.

(Tarallini di opuntia)

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E questa è Eleonora, che preparò tutto a partire dai tarallini che anticiparono le tartellette davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.

(Eleonora Matarrese – made in Puglia e stanziata a Monza – Chef, Forager, esperta e consulente di cucina selvatica, traduttrice, guida turistica. Ed è davvero da ingredienti spontanei e selvatici selezionati da lei che, con ogni tempo e secondo il raccolto, nascono le sue ricette!)

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Ed ecco Pikniq, il locale di Eleonora, che preparò tutto a partire dai tarallini che anticiparono le tartellette davanti al budino che precedette lo strudel che stava lì accanto alla torta paesana che la Dona mangiò.

(Piccola bottega-laboratorio gastronomico take-away con pochissimi posti a sedere, poco distante dalla Villa Reale e dall’Hotel de la Ville, a Monza. Sforna ogni giorno interi menu vegani certificati in quantità. Ve li serve usando stoviglie perlopiù compostabili. Gioca con l’aspetto degli alimenti, soprattutto i colori, come il fuchsia dell’Opuntia.)

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Crea formaggi vegetali e bevande con estratti impensabili al profano, come il vino di fiori selvatici. Usa farina di ghiande e radici di felci, tuberi selvatici, funghi del sottobosco, foglie e fiori spontanei eduli. Organizza corsi, degustazioni, esplorazioni guidate a caccia di erbe.

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Declama velocissima gli ingredienti e le preparazioni di ogni suo piatto mentre lo presenta, ma sono talmente ricche, queste preparazioni, che non bisogna aver paura di farsi ripetere cosa c’è dentro e come ha fatto. Trasmette entusiasmo, competenza, amore per la natura e lo studio e la creazione di piatti sempre nuovi.

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I prezzi sono ragionevoli . Una porzione costa quasi sempre 7 € e con circa 20 € si può gustare una serie di assaggi dall’amuse-bouche al dolce. Pikniq lavora molto su ordinazione e i suoi catering sono molto richiesti. Lo vedete questo mini Bundt alle fave di cacao e radice di malva, gelatina di rosa e calendula, pepe rosa? Fa parte del menu per San Valentino – che noi conosciamo già e vi dettagliamo nel nostro speciale!)

PS: perché il nome Pikniq? Io pensavo – ma è deformazione professionale – che fosse un’intelligente deformazione di “pic-nic” per poter registrare e acquistare un dominio web e un brand name unico. Lo è, ma è anche una parola inuit della Groenlandia per indicare il giavone, erba che cresce lungo i fiumi e nei luoghi dove si fa il picnic.

PPS: si ringraziano le mie amiche Dona e Rossana. Una, perché involontaria protagonista della degustazione qui narrata e l’altra per avermi fatto conoscere questo posto così sorprendente.

Pikniq. Via Dante Alighieri, 39. Monza. Tel. +39 039 96 34 222

[Immagini: Pikniq, Sergio Brighel, iPhone di Daniela Ferrando]

Di Daniela Ferrando

Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.