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Vintage. La ricetta delle castagnole dal ricettario del 1955

mercoledì, 01 Marzo 2017 di

svinando

Non so chi fosse la signora Vera. So però che è l’autrice di Annabella in cucina, un libro di ricette (edizioni Rizzoli) del 1955. Comprato dalla mia mamma in procinto di sposarsi (o appena sposata, non c’ero) per cucinare qualcosa a suo marito e poi magari anche a noi figli. Come ad esempio le castagnole, che ho rifatto per questo Carnevale (Ambrosiano: da noi dura fino a sabato).

Mia mamma, pur emiliana, si era trasferita a studiare a Milano, presso degli zii, sin da bambina, e diplomatasi ragioniera aveva iniziato a lavorare – quindi mia nonna Silvia, sua madre, non le aveva insegnato un gran che, e nemmeno la zia Gianna. Ecco quindi entrare in casa Vera-Annabella, ora piuttosto disastrato, e L’Enciclopedia delle 3B d’Oro (Buona mensa, Bella casa, Brava donna), Edizioni Labor (prima ed. 1948), senza ahimè frontespizio, e Il Piacere della Tavola di Anna Baslini (oliva), Editrice Novità, 1956.

Il primo problema, volendo preparare un dolce di Carnevale, era – quale dolce? La scelta è caduta subito su un qualcosa tipo tortelli-castagnole-frittelle. Secondo problema: che differenza c’è fra l’uno e le altre? Ho compulsato un po’ di testi, compreso il MIO libro di cucina, anzi, da cucina, la Grande Enciclopedia Illustrata della Cucina di Selezione dal Reader’s Digest, anno 1990 (noi uomini del secolo scorso eccetera), E un po’ di blog.

Allora. Niente tortelli, per quanto dolce carnascialesco milanese direi per eccellenza: mi è venuta voglia di fare le castagnole, che a volte, da bambini, ci faceva la mamma. E che qualche volta, non più bambino, avevo fatto io a lei.

Le castagnole sono frittelle dolci, tipiche della Romagna durante il carnevale, la cui forma ricorda vagamente quella delle castagne. Fanno parte di quelle piccole paste fritte che sono tradizionali in ogni regione d’Italia, dalle zeppole napoletane e pugliesi ai tortelli milanesi. Con lo stesso nome di identificano in Friuli, specialmente nella zona di Sacile, gnocchi dolci a base di farina, burro, uova, zucchero e scorza di limone, fritti nello strutto. [Grande Enciclopedia di Selezione]

La ricetta di Selezione è un po’ più ricca di quella che ho scelto io – quella di Annabella, appunto. Il Piacere della Tavola propone invece delle castagnole alla romana, simili a ma con dosi maggiori di quelle di Annabella.

E se qui su Scatti ci sono già un sacco di ricette di castagnole, come quella di Gabriele Bonci (dove peraltro c’è dentro il mondo), quella con lievito madre di Claudia Rossoni, quella di Gian Luca Forino con la planetaria, la mia è più semplice, adatta a noi diversamente cuochi.

La ricetta delle castagnole di Annabella in Cucina

Ingredienti

2 uova
2 cucchiaiate di olio
2 cucchiaiate di zucchero
150 g farina
anisette
olio per friggere

Procedimento

Mettete in una terrina l’uovo intero con lo zucchero, unitevi l’olio e lavorate tutto insieme, poi aggiungetevi, a poco a poco, la farina e un sorso di anisette, o altro liquore a piacere, in modo da formare una pasta piuttosto morbida, ma non liquida. Verserete a mezzo cucchiaino alla volta questa pasta in abbondante olio bollente e, via via, toglierete le castagnole quando saranno ben dorate disponendole su una carta asciugante. Servitele spolverizzate di zucchero al velo vanigliato.

Commento

Non è che le ricette si debbano commentare. Ma questa sì.

Perché è la mia prima ricetta su Scatti (sto ricattando il direttore per farmela pubblicare). Perché mi piace l’idea di una ricetta in cui non si parla di tipo di farina, di miscele di farine, o che altro. Perché sono anni che non friggo (ehm – e ho capito il perché). Perché comunque mi piace friggere. Perché se state leggendo, vuol dire che sono sopravvissuto anche alle castagnole. Perché mi piacciono le castagnole (queste castagnole). Perché c’è dentro l’anisette, e non leggevo questa parola da anni e anni. Perché nel mobile bar di casa c’era una bottiglia di Marie Brizard che a occhio e croce deve avere l’età del libro di Annabella. Perché le ho fatte qualche volta alla mia mamma, e le piacevano.

 

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.