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Pecorino d’Abruzzo. Cataldi Madonna vince e convince

martedì, 07 Dicembre 2010 di

Da qualche anno il pecorino è uno dei bianchi di maggior successo commerciale, soprattutto a Roma e nell’Italia centrale e pensiamo sia utile e interessante verificarne la qualità effettiva.

Il successo del vino nasce da una coincidenza di fattori: il carattere deciso e immediato del vitigno e il nome curioso sono senz’altro determinanti, la voglia di novità e di sapori locali hanno fatto il resto, permettendo a questa varietà di far dimenticare senza rimpianti la falanghina su tante tavole e nelle lavagne degli happy-hour.

La zona di produzione del pecorino comprende l’Abruzzo dalle montagne dell’aquilano fino alle coste chietine e pescaresi e teramane per poi passare nel Piceno e nella zona di Offida. Come potrete facilmente immaginare la paternità è contesa tra le due regioni e, a mio parere, si tratta di una disputa che non potrà essere risolta. Infatti il primo vigneto impiantato a pecorino venne realizzato da Cocci Grifoni a San Savino di Ripatransone nel Piceno ma le prime bottiglie messe in commercio furono quelle di Luigi Cataldi Madonna nell’annata 1996. Se è vero che nomina sunt numina il pecorino lo ha inventato lui, almeno  nei termini in cui lo conosciamo oggi, l’origine della varietà non è del tutto chiara ma la teoria più accreditata iscrive il pecorino nella famiglia delle aminee gemelle originarie della Tessaglia anche se con morfologia un po’ atipica.

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Noi abbiamo degustato solo vini abruzzesi, una batteria da dieci campioni rappresentativi della migliore produzione. Assaggeremo i pecorino delle Marche in primavera, quando uscirà la prossima annata.

I risultati sono stati buoni, abbiamo assegnato due premi speciali – i secchi – a vini che ci hanno colpito per gusto e piacevolezza, al di là del loro livello qualitativo che è comunque di livello assoluto.

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Il migliore, non a caso, è proprio il 2008 di Luigi Cataldi Madonna, un vino ricco e intenso dalle chiare inconfondibili note agrumate che da un paio di annate sono esaltate dall’abbandono del legno e lo rendono un esempio di moderno bianco tradizionale. La sua qualità più bella è la straordinaria beva, vale un secchio letteralmente con la ola!

pecorino-torre-dei-beati-bottQuattro vini hanno tre scatti con stili e caratteristiche diversi tra loro: Faraone è quello che ci è piaciuto di più, aggiunge il secchio alla valutazione qualitativa per il suo carattere abruzzese molto ben delineato e definito, un vino che racconta la sua terra con autentico fascino contadino. Il Trend di Montori è molto varietale, nervoso e lineare, non richiestissimo ma con uno straordinario rapporto qualità-prezzo. Ulisse punta in alto e quasi ci arriva, il vino è ambizioso e riesce a armonizzare bene le note più terpeniche della varietà con un finale deliziosamente amarognolo, molto tipico.

Una bella novità e qualche mancata conferma tra i vini a due scatti. Torre dei Beati propone per la prima volta un pecorino e il risultato è incoraggiante anche se il legno è un po’ evidente e tende a sovrastare le note varietali soprattutto al naso.  Anche il Sorab di Contesa viene delimitato dal legno che ingabbia la mineralità e l’integrità del frutto molto brillanti. Il Tullum di Radica è tipico e fresco all’assaggio, moderno nell’impostazione ma un po’ tecnico in alcune note olfattive. La Valentina è un’azienda che interpreta la varietà in senso terpenico, privilegiando il fascino moderno a scapito però di verve e piacevolezza.

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La scheda tecnica della degustazione.
Data e luogo: mercoledì 17 novembre 2010, Trimani il wine bar a Roma.
La commissione: Alessandro Bocchetti, Alessandro Spaziani, Paolo Trimani.

Legenda: G.R. = Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso (bicchieri); ‘E = Guida I Vini d’Italia de l’Espresso (punteggio in ventesimi); 2000V = Duemilavini Bibenda (grappoli) ; WA = Wine Advocate (punteggio in centesimi).