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Paesaggio Italiano. Viaggio in Abruzzo 1

giovedì, 08 Aprile 2010 di

svinando

alessandro-bocchettiAlessandro Bocchetti l’ho conosciuto prima come guidarolo, poi sul web leggendo i suoi commenti, spesso sferzanti, in giro sui blog. Infine di persona a Identità Golose e abbiamo avuto subito un vivace scambio di opinioni. Abbiamo continuato incrociando le forchette intorno a qualche tavola. Una comune passione ci unisce: il racconto e la scrittura. Nasce così da un’idea di Alessandro questa “sezione”: Paesaggio Italiano. Cercheremo storie da narrare alla ricerca di quello che eravamo, di quello che siamo per provare a comprendere chi saremo. Un percorso di gusto che si snoda tra le tavole, i ristoranti, i vini, i prodotti, le bellezze naturali e artistiche. Uno spaccato riprodotto da persone che viaggiano e hanno voglia di scoprire ogni volta una bontà da aggiungere al prezioso scrigno del piacere di gustare e di raccontarlo. Un grazie ad Alessandro che inizia questo percorso con la terra che più gli sta a cuore: la montagna abruzzese. (Vincenzo Pagano)

Perfect day canta la voce di Lou Reed, l’auto viaggia che è un piacere, mi rilasso: il traffico di Roma è ormai alle spalle. Dal tettuccio il caldo sole di fine inverno mi ritempra, intorno a me i colori sono cambiati, dal grigio del cemento tutto intorno è verde e pace. Pochi chilometri appena ed è tutto diverso… L’Abruzzo è quel luogo che non ti aspetti, vicinissimo ed insieme lontanissimo; e la montagna abruzzese è quello che non ti aspetti in questa regione. Lì sono diretto, in quello spicchio di terra tra la Majella e il Gran Sasso, tra il Blockhaus e il Corno Grande, tra i soli due ghiacciai del centro Italia. Un piccolo Tibet italiano, chiuso e protetto a cui l’uomo e la natura hanno donato ogni ben di dio: dei vitigni straordinari, dei prodotti agropastorali incredibili, una natura aspra e selvaggia, chiese antiche e paesini incantevoli. Sono partito di buona mattina alla ricerca di tutto questo; dei volti e delle storie che raccontano questo territorio.

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E’ un giorno perfetto, in un mondo perfetto. Supero Sulmona con le sue chiese e già pregusto la prossima visita al Reale, ma oggi la mia meta è un’altra: Ofena subito sotto il Gran Sasso, nuova terra promessa del vino abruzzese e soprattutto “U Barone” e i segreti dei suoi vini antichi ed insieme modernissimi. Il “forno d’Abruzzo” mi accoglie lungo la strada diritta, una pianura completamente cintata dalle montagne, il verde della campagna si staglia sul bianco delle cime, un occhio al termometro e a fine marzo segna 20 gradi, un forno, ma un forno dove fino a pochi giorni fa faceva un freddo micidiale…

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Superiamo Capestrano, e subito notiamo Ofena arrampicata sul monte. Luigi ci aspetta in cantina. Una costruzione rossa, quasi una vecchia fattoria, tutto intorno, vigne: vecchie pergole abruzzesi si inseguono con impianti più moderni, a testimonianza, aldilà delle mode, di una presenza storica della vite in queste terre. Siamo qui per assaggiare la nuova vendemmia il 2009. Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo ci colpiscono per le loro note tipiche e intense di frutto, per un millesimo che si preannuncia notevole, ma sono i cerasuolo (rosati da uve Montepulciano d’Abruzzo) e il pecorino a colpirci ancora di più, finissimi e godibili, annunciano in potenza i grandi vini che saranno. Luigi Cataldi Madonna è un uomo dagli appetiti straordinari e i suoi vini sono lo specchio fedele della sua storia. Quasi un romanzo d’appendice: un presente ed un passato da Filosofo, la formazione tedesca e il rigore per la filosofia (è ordinario di filosofia all’università dell’Aquila) sono sempre filati di pari passo con la passione e la tradizione familiare per il vino. Luigi lo ama di un amore intenso e totale, ma non potrebbe mai fare a meno dei suoi studi, come i suoi studi non potrebbero mai fare a meno della vita. Tutto ciò ci è chiaro mentre nella vecchia bottaia sotto il palazzo baronale di Ofena spilla dalla barrique il Tonì 2008 ancora in affinamento. Gli occhi gli brillano mentre ci passa il bicchiere vermiglio, il naso è colpito da una scossa di piccoli frutti e dall’aroma del legno che perderà in bottiglia, ma in bocca è una festa di sapori che si inseguono, anche difficili da cogliere tutti, esattamente come le emozioni di una vita. “U Barone”, come tutti lo chiamano con un deferente gioco, ha saputo prendere i vini di famiglia e portarli a un nuovo livello di consapevolezza e dignità. Abbiamo iniziato da lui perché è il vero araldo della montagna abruzzese: i Cataldi Madonna hanno legato da generazioni la loro storia a questa terra, ma è solo Luigi ad aver pienamente compreso le potenzialità di questo territorio ed aver puntato su una nuova interpretazione più sottile e fresca dei vitigni tradizionali. Con l’ostinazione dell’uomo di studi ha preso il Pecorino, un vitigno dimenticato perché considerato ostico e sgraziato e in un decennio lo ha portato ad essere uno dei migliori bianchi d’Italia. Ormai dal 2007 completamente vinificato ed affinato in acciaio, ci colpisce ogni volta con i suoi profumi esotici e terpenici e con una beva pericolosamente piacevole e ricca. Voglio che sia lui a guidarci in questa ricerca delle montagne non solo perché le conosce come nessun altro, ma soprattutto perché ne incarna lo spirito e il tempo. Seduti al tavolo della cucina della vecchia cantina, l’immancabile bicchiere di vino e lo spigoloso salame aquilano per scaldarci, facciamo il punto di questi giorni: stasera a cena a Pacentro, poi un altro produttore di vino giovane e entusiasta, Vallereale a Popoli, Mastro Gregorio da Scanno, semplicemente il più grande pastore d’Italia con i suoi formaggi e saperi antichi,  e per chiudere in bellezza Niko Romito, il più straordinario cuoco della sua generazione nello Stivale. Cinque fuoriclasse per capire questa terra antica e moderna.

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Carmine Cercone ci accoglie con antica cortesia nella vecchia Taverna De Li Caldora. Pietra, soffitti a botte, sedie di paglia e tavoli semplici. La salivazione aumenta, pregustando le antiche ricette che conosco e desidero: una trippa soave e tenerissima, i fagioli di Paganica, la struggente coratella di agnello e i salumi vera ricchezza di questa tradizione pastorale. Tutto sembra essersi fermato in questa antica casa: i ninnoli sulle mensole, le antiche foto delle donne di D’Annunzio, la cortesia senza tempo del servizio piacevolmente alla buona e la perizia della cucina di Teresa che con sapienza attualizza gli antichi saperi con la giusta dose di tecnica moderna; tutto al servizio discreto del nostro piacere. Arrivano i primi, l’immancabile chitarra col sugo con le pallotte, vero caposaldo della cucina locale: una pasta all’uovo, cui l’antico strumento dona la tipica sezione quadrata condita con un sugo arricchito dalle polpettine di carne. Un sapore antico e gagliardo che in queste terre ha la suggestione delle madeleine proustiane. Il Montepulciano corre, insieme al cibo scalda l’atmosfera e rinsalda vecchi affetti, questo è il senso di questa tavola immemore: una convivialità antica. Si parla tanto di trattorie, qui ne abbiamo l’esempio più nobile e alto, tutto ci è chiaro quando dalle braci ci arrivano le costolette d’agnello, dalla cottura sapiente e succosa.

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La sveglia suona, qualche minuto per ricordarmi dove sono. Apro la finestra e la valle sotto di me, i filari ordinati e le facce conosciute sciolgono ogni dubbio rimanente: Valle Reale, la giovane azienda di Popoli che in pochi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo centrale nella viticultura abruzzese. Amo questa azienda e il suo titolare: si può essere abruzzesi in tanti modi, il più semplice è nascendo tra queste rocce aspre, ma anche scegliendo questo panorama e questi sapori per elezione. Leonardo Pizzolo viene da Verona, da quel nord est lavoratore e produttivo, ma oramai è popolese a tutti gli effetti, innamorato di queste terre e di questi profumi, ma soprattutto dei vitigni tradizionali di qui. Dubito che quando ha iniziato questa avventura (più di dieci anni fa) pensasse di giungere a questo punto: talvolta il percorso è più importante della destinazione. Una cantina bellissima, pettinata come un gioiello, vini scolpiti dalla tecnica e dal clima, un’agricoltura non invasiva e una curiosità colta per le antiche tecniche di vinificazione: queste le caratteristiche di questa cantina. I vini di Valle Reale sono in divenire, dopo aver raggiunto il livello importante a cui la tecnica li poteva portare: grazie al temperamento laico del proprietario (che poi dovrebbe essere un requisito fondamentale di ogni viticoltore) e grazie ad alcuni incontri fortunati (Valentini e Gravner su tutti) Leo ha iniziato a porsi domande, a interrogarsi e soprattutto a provare. Da qui è nato il trebbiano fermentazione spontanea, vigneti di Capestrano, un vino stupefacente, insieme moderno ed antichissimo, che lo scorso anno ha piacevolmente stupito tutti. Ma ancor di più sono nati i vini del futuro, un montepulciano d’Abruzzo completamente in acciaio e dal sorprendente rapporto qualità prezzo e soprattutto le nuove prove di fermentazione spontanea in acciaio del montepulciano d’Abruzzo. Vini che stupiscono per tipicità e pulizia e che smentiscono tutte le leggende ingenerose sui profumi primari di questa grandissima uva rossa. Insomma questa cantina di Popoli, ha saputo cambiare una storia che in pochi anni si era caratterizzata per eleganza e tecnica, sposando in maniera naturale la strada della fermentazione spontanea e di vini integri in una dialettica che fa della naturalezza e semplicità la dote migliore. Davanti all’ennesima prova di fermentazione spontanea con Leonardo, pensavo a quanto sia bella questa evoluzione, il gesto atletico naturale con cui è arrivato ad un approccio al vino naturale privo di tutte le retoriche e problematiche passate. Un nuovo spartito “a levare” proprio di chi ha preso sicurezza, senza rinnegare i “classici” di casa: il San Calisto, che in questa edizione 2007 è elegantissimo e  godibile.

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Lasciamo Valle Reale e ci arrampichiamo in direzione Scanno, attraverso le spettacolari Gole del sagittario: la nostra meta è il Parco d’Abruzzo e in particolare l’azienda Biologica di Gregorio Rotolo. Uno dei pochi pastori rimasti in Italia, probabilmente il migliore, ci accoglie nel suo bioagriturismo, subito fuori Scanno, superato il suo lago ed uno dei panorami più mozzafiato d’Italia. Qui è tutto biologico, Gregorio ha approcciato questa “religione” da anni e ci crede con convinzione sino a spingersi in Afganistan per insegnare ai pastori i segreti del formaggio duro. Si perché ha tanti talenti: imprenditore, commerciante, allevatore, ristoratore, albergatore ecc. ma su una cosa lo dovete lasciare perdere, fa i più straordinari pecorini d’Italia. Nel suo laboratorio inizia a farci assaggiare formaggi da perdere la testa, il profumo di latte dimenticato ci invade le narici con afrori perduti. Il Gregoriano, quasi un taleggio di pecora. La “nutella” una ricotta nella cenere capace di conquistare chiunque. Un erborinato da sballo e ancora formaggi freschi di ogni fatta, ma soprattutto dei pecorini da urlo, nei quali ci stupisce riconoscere il sapore dei diversi pascoli. I formaggi di Gregorio sono giustamente famosi e ancora più lo saranno: integri e fragranti come l’aria e il paesaggio di queste parti. Il pranzo è un inno alla natura e al passato, cucina semplice e alla buona ma confortata da profumi e materie prime di una volta: cosa darei per averlo a Roma. (1. continua)

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Azienda Agricola Cataldi Madonna. Località Piano – Ofena (L’Aquila). Tel. +39 085.4911680 – 0862.954252. www.cataldimadonna.it

Taverna De Li Caldora. Piazza Umberto I, 13 – Pacentro (L’Aquila). Tel. +39 0864.41139 http://tavernacaldora.it

Agriturismo Sapori di Campagna.  Strada Provinciale delle Vigne – 67025 Ofena (Aquila). Tel.  +39 0862.954253. www.saporidicampagna.com

Azienda Agricola Valle Reale. Contrada San Calisto – Popoli (Pescara). Tel. +39 085.9871039. www.vallereale.it

Azienda Agricola Rotolo Gregorio & C. Bioagriturismo. Località Le Prata – Valle Scannese – Scanno (L’Aquila). Cell. +39 348.2886912. www.vallescannese.com

Foto: Francesco Arena