mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Tra Milano e Napoli al ballottaggio vanno le mozzarelle di Caserta!

domenica, 29 Maggio 2011 di

La squadra di Scatti di Gusto in grande spolvero per la degustazione collettiva di mozzarella di bufala che cercherà di stabilire la Top Five dei caseifici dell’area casertana. Dieci sono quelli selezionati e la mozzarella viene ritirata nella giornata di sabato. Poi, la domenica all’Osteria l’Incannucciata di Dino De Bellis si svolge l’evento che entra nel format Ti racconto una bufala, testimonianza di come da queste parti l’oro bianco sia sempre seguito con molta attenzione. La classifica finale riserva qualche sorpresa.

Al primo posto si classifica il “casarosofo” Antonio Farina grande cultore della pasta filata il cui caseificio, dotato di un organo composto da 4 fermentiere, vola alto grazie ad una mozzarella che sorprende tutti. Nel testa a testa si piazza sul gradino d’onore Nonna Rosa della famiglia Serra e a ruota si piazza il Caseificio La Reale della famiglia Di Benedetto. In pratica, tre sconosciuti al tam tam della rete. Tra i più citati della blogosfera, Garofalo arriva settimo, La Fenice penultimo e La Baronìa decimo. Tra il primo e l’ultimo c’è una differenza di 65 punti (i votanti sono stati 20). Resta aperta la discussione tra le due scuole di pensiero, quella salernitana della Piana del Sele e appunto quella casertana. Ma le differenze si stanno assottigliando per la richiesta del mercato che predilige il gusto più dolce. La bufala, insomma, si sta “salernizzando”.

Sud sotto i riflettori anche con la cucina arcaica di Gaetano Alia, a Castrovillari, cui Stefania Monaco dedica un ritratto. Un indirizzo da mettere in rubrica se è vero, come dice oggi repubblica.it, che la Calabria è tra le mete più gettonate di quest’estate con un rotondo +20% nelle prenotazioni. Un colpo d’ala che richiederà un surplus d’attenzione per individuare le tavole cui accomodarsi.

E a proposito di stagionalità, potevamo mai dimenticarci del nostro amico marziano Qwerty sempre in cerca di bontà a Roma? Certo che no. Stavolta gli abbiamo proposto di pranzare e di bere un aperitivo in giardino. La scelta è caduta sul Jardin Du Russie e sul Palm Court, i due spazi all’aperto dell’Hotel De Russie e dell’Hassler. In piano centro di Roma potrete assaggiare due tavole di qualità e soprattutto di grande frescura. Nulla a che fare con la gastrofighetteria ma due indirizzi solidi come lo sono gli alberghi che i turisti si godono e i romani spesso ignorano. Provate a darci un’occhiata insieme ad Andrea Sponzilli.

E sembra sia diventata una (cattiva) caratteristica di alcuni locali romani il doppio menu italiano/inglese. Come cattiva, direte voi. E’ un servizio utile ai tanti turisti questo della traduzione e mica tanto innovativo. Già, ma la traduzione non è esattamente letterale perchè si aggiunge una specifica: il costo del servizio. Sono le 5 parole che fanno arrabbiare Katie Parla quando un suo connazionale si accinge a pagare il conto: il servizio NON è compreso. Un vizietto mica tanto bello (e qui si apre una discussione sui diversi sistemi di dare/chiedere la mancia).

Tartassati questi ristoratori. Finiscono sulla lista dei buoni o dei cattivi, dei bravi e degli incompetenti. Oltre a muoversi tra i fornelli devono fare i conti con la comunicazione che è un mestiere diverso. Succede che gli chef più disinvolti nella comunicazione diventino esempio per i colleghi. Ma non sempre la ciambella riesce con il buco. A farne le spese di una comunicazione non proprio centrata è Andrea Alfieri che chiude l’avventura del Sempione 42 in cui mi ero trovato bene. Il Guardiano del Gusto in piena competizione da ballottaggio si chiede cosa sia successo a Milano. E utilizza un commentatore d’eccezione per spiegare lo stato di crisi: Silvio Berlusconi. Il risultato è una domanda… È più vero che i ristoranti sono pieni o che Ruby è come Rosy Bindi?

Taglia la testa al toro la classifica del piacere della sempre affilata Black Mamba. Per lei non ci sono dubbi: meglio andare alla Pergola con il Crotalo per bere qualche buon vinello. Tipo un Dom Perignon Oenothèque 1975 che ci assicura essere buonissimo. Seguono mail di lettori indecisi se portare l’autrice del pezzo all’altare o al patibolo!

Mal che vada si potrà contare sui prezzi più abbordabili del birrificio Ebrius a Marino visitato da Paolo Mazzola che sta organizzando una disfida con la Lauro tra birra e vino. Quale che sia il risultato, sembra ovvio che non si faranno prigionieri. Preparate quindi il mouse per prenotarvi appena il giorno di questa bevuta in giardino sarà comunicato. E ovviamente per votare il vincitore tra birra e vino, tra Lauro e Mazzola (ma dico Paolo, ti piace perdere facile eh!?).

La strana coppia si riunisce per festeggiare gli ultimi carciofi di stagione. Viene fuori una vignarola a prova di gastrofighetto impenitente che nessun neerd o wannabe (avrò dimenticato qualche aggettivo gastromaramaldeggiante???) potrà mai contestare. Grande soddisfazione visiva e papillare. Questi del famolo mica tanto strano sono una solida realtà del panorama gastronomico italiano (direte romani, voi – e noi: stay tuned)

Non pensate che sia tutto rose e fiori nella gastronomia. Lorella Franci suona l’allarme con i cetrioli che dovrebbero essere biologici e hanno finito con contaminare e mandare all’altro mondo sei persone in Germania. Poi ci si mette la Nestlè con il nespresso dei lattanti (l’istant biberon) che sarà pratico ma butta alle ortiche l’atteggiamento romantico della mamma che allatta. Vedremo se qualche bar lo adotterà permettendo alle mamme senza-tempo di dar da mangiare ai bebè anche a margine di una riunione di lavoro.

E, infine, la prima volta di Lorenzo Sandano alla tavola di Valeria Piccini da Caino a Montemerano. Esperienza unica. E potevamo metterlo in dubbio con il personaggio che ha fatto del cibo la sua religione?

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.