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Barcellona | Il cibo del 41° con vista sul Tickets è uno spettacolo sadico di Adrià

giovedì, 01 Settembre 2011 di

svinando

C’era un tempo in cui mi sentivo incredibilmente goffa nei ristoranti di lusso. Immagino che sia normale per chi, per lavoro, ha sparecchiato e riempito d’acqua i bicchieri e si sente più a suo agio a servire che a essere servita.

Mi ci sono voluti anni di frequentazione dei ristoranti di buon livello per riuscire a sentirmi a mio agio anche in uno stellato e per superare l’idea paranoica che, usando in modo sbagliato le posate, potessi urtare la sensibilità delle persone intorno a me. Eppure, benché quel tempo sia ormai alle spalle, non ho ancora completamente esorcizzato i miei demoni a tavola. Piuttosto, li ho trasferiti ad un altro campo: quello dei ristoranti alla moda.

A giugno ne ho visitato uno con Mamma Parla. Eravamo a Barcellona e abbiamo deciso di provare il locale più trendy della città. Ovviamente all’ultimo momento non è stato possibile trovare posto al Tickets, un tapas bar dove bisogna prenotare con tre mesi di anticipo. Ci siamo riuscite, invece, al 41°, un cocktail bar adiacente e, proprio come il Tickets, di proprietà di Ferran e Albert Adrià.

Siamo arrivate all’ora annunciata e abbiamo trovato subito due cose che detesto: una corda rossa e un portiere dall’aria indifferente con un ricevitore telefonico. Abbiamo dato il nostro nome e aspettato un minuto o due prima che un cameriere ci accogliesse con freddezza e ci accompagnasse in una specie di recinto sopraelevato proprio accanto alla porta. La piattaforma dava sul Tickets dove i clienti mangiavano tra le diverse postazioni della cucina a vista distribuite per tutto il ristorante.

Insomma, un’atmosfera teatrale dove l’idea del “cibo come spettacolo” era molto percepibile. Spettacolo, a dire il vero, non del tutto inutile visto che ci ha permesso di trascorrere i successivi venti minuti a guardare fantastici piatti preparati e serviti ai clienti più fortunati del Tickets. Non è però bastato ad attenuare l’orribile sensazione di essere imprigionate in un angolo a guardare i “fighetti” che mangiano. E per giunta senza nessuna idea di quando saremmo state fatte accomodare.

Come dovevamo interpretare la situazione? Come un gesto altruistico per consentire a chi non può andare al Tickets di poterlo almeno guardare dall’alto (non ci sarei riuscita da fuori, grazie tante!) o come parte di una congiura sadica per spingerci a ordinare costosi cocktail e compensare così il senso di frustrazione? Fra le due ipotesi preferisco la prima ma non sono proprio sicura che sia così.

Una volta liberate dal Purgatorio siamo state finalmente “riportate” dal Tickets al 41° dove siamo rimaste sedute al bar, sugli sgabelli più scomodi che abbia mai provato. Ero piuttosto seccata e confusa. Nessuno, mi sono chiesta, ha provato a far fare qualche giro a questi sgabelli prima di comprarne una decina? E’ passato molto tempo prima che a salvarci dalla nostra scomodità arrivasse un simpaticissimo bartender che ci ha servito cibo e drink. Dopo aver studiato il lungo menù di snack, “farcito” di classici della cucina de ElBulli, ho chiesto alcuni consigli e ho ordinato la metà delle pietanze. Il 41° sarà pure disgustosamente trendy ma almeno i prezzi sono contenuti! Molti snacks del menu costano pochi euro.

A calmarmi (e a rendere confortevole persino il trespolo sul quale ero seduta) è stato soprattutto un raffinato drink che mi ha messa nell’umore giusto per gustare l’ottimo pasto che è seguito. Abbiamo iniziato con ostriche e un assortimento di “nigiri” (capesante crude, salmone crudo e foie gras scottato, adagiato su morbidi marshmallow). Abbiamo anche assaggiato le famose olive de El Bulli e il panino con gelato di parmigiano. Poi una brioche con formaggio e tartufo e a seguire un piatto brillante ispirato alla Nuova Cucina Nordica. Alla fine un dessert chiamato “The Forrest Floor”.

Di tutti i piatti quest’ultimo è stato il meno originale anche se molto soddisfacente per il suo cioccolato, i frutti di bosco e i biscotti grattati a mo’ di scena di foresta. Senza contare che Mamma Parla a quel punto della cena era sazia e io ho avuto la doppia razione. Alla fine abbiamo mangiato e bevuto bene ma queste sono solo alcune (certo non secondarie) componenti del mangiare. Che dire degli altri fattori? Del tutto trascurati, al 41°, in favore di spettacolo e pretenziosità. Immagino che sia il prezzo di essere trendy.

Versione inglese e foto su Parlafood.com.