mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Le Grand Fooding Milano è la sagra della città arrabbiata con tacco 12

I piatti di Le Grand Fooding a Milano, l'evento della pelle all'arrabbiata organizzato da Alexandre Cammas per stare fuori dai soliti giri
venerdì, 06 Luglio 2012 di

Tutto lasciava presagire una serata aggressiva, Biscalchin era stato chiaro: brutti ceffi super tatuati avrebbero cucinato per noi. Come alle sagre di paese all’ingresso ricevo i tickets: uno per ogni piatto elencato nel menù.

Lo scenario che si apre davanti ai miei occhi, a Le Grand Fooding a Milano, è sicuramente uno dei più piacevoli di cui abbia goduto in questa città; il cortile della vecchia segheria: una spiaggia di ghiaia ha fatto soffrire le signore più agghindate su tacchi altissimi, delle bandierine\lucine realizzate con bottiglie di acqua (sponsor) appese ritmavano le campate della veranda, Api Piaggio parcheggiate al fianco di ogni postazione fungevano da frigoriferi e portavivande.

Immediatamente assalita dall’imbarazzo della scelta procedo secondo questa successione:

1) Jeròme Bigot (Le gres Lindry, Francia). Sandwich di Pastrami di lingua di manzo, uova di trota e salsa di dragoncello: con un pane non proprio azzeccato e, nel mio caso, una quasi assenza di lingua sono riuscita a cogliere esclusivamente la forza del dragoncello. La stessa forza del tipo muscoloso che poco più in là sfidava gli invitati a braccio di ferro.

2. Jon Shook e Vinny Dotolo (Animal, Los Angeles, USA). Street corn: una pannocchia grigliata condita con due salse, una bianca e una nera, contrastanti al punto giusto il dolce del mais. Non troppo entusiasmo, ero distratta dagli odori delle griglie degli altri partecipanti nel cortile.

3. Matteo Torretta (Visconti Street Food/Al V piano, Milano, Italia) Kebap d’anatra con ketchup di carote e maionese tartufata: sapor di Francia alleggerito dalla dolcezza della carota. Messo in un angolo tra l’aranciata e l’acqua, sotto al dj, non ha avuto certamente la giusta attenzione.

4. James Lowe e Isaac Mchale (The young Turks, Londra, UK). Wrap di cuore d’agnello, yogurt di pecora e acciughe più un dono speciale per la serata un pollo fritto ad hoc servito in una coppa con una pigna e rametti di pino: nazionalisti fino in fondo, sono stati beccati nell’allungare vino e porzioni extra a delle inglesine.

5. Eugenio Roncoroni e Beniamino Nespor (Al mercato, Milano, Italia). Lecca lecca di polipo e pancia di maiale: uno stick sugoso e succoso quello con cui ti “impatacchi”, ma ti lecchi le dita volentieri finchè l’ultima traccia di unto non è svanita dalle mani; sapori forti per una calda sera d’estate, ma la porchetta la mangi anche al pranzo di ferragosto se è fatta bene.

6. Wade Brown e Andreas Dahlberg (Bastard, Malmö, Svezia) Manzo crudo su pane grigliato con midollo sott’aceto, germogli d’aglio orzino, crescione e rafano: i nordici forse subiscono di più il caldo ed hanno avuto il buon cuore di non cuocere troppo. Un piatto fresco ma dal sapore ugualmente carico: la piccantezza del crescione accende le labbra e i germogli d’aglio esplodono come fossero poppies.

A rinfrescare il tutto un gradito finale di gelato alla menta e lime.

Resa dei conti: i padroni di casa del ristorante Al mercato si sono fatti valere, al loro pari una buona realizzazione di uno dei miei piatti preferiti, la tartare degli svedesi.

Una critica però alla coerenza dell’evento: da che mondo è mondo in strada non si sorseggia champagne. I re della strada, i camionisti, hanno sempre bevuto birra.

Sul finale è intervenuto anche uno sciame di zanzare cariche, danzante rock acrobatico, padrone assolute della pista; forse tra i ticket avrebbero potuto offrire una dose di Autan.

[Immagini: Milanodabere.it]