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Olio italiano. L’etichetta del Decreto Sviluppo tutela dai furbetti

lunedì, 20 Agosto 2012 di

Siete tra quelli che non comprereste mai un olio extravergine d’oliva a 2 euro e, d’accordo con gli esperti, pensate che meno di 6 euro un olio accettabile non può costare?

O il prezzo non è la vostra unica bussola e gli occhiali (e il tempo) non vi bastano mai per leggere un’etichetta che ci vorrebbe una vista bionica?

Da oggi vi sarà sufficiente leggere sulla bottiglia la dicitura “olio italiano“: al netto delle frodi, sempre dietro l’angolo, potreste sentirvi garantiti. Con l’approvazione del Decreto Sviluppo non sarà più possibile, infatti, apporre questa dicitura (o immagini comunque evocative del nostro paese) sulla confezione di un olio che contenga un quantitativo di alchil esteri superiore a 30 mg/kg. Un tetto ben inferiore ai 75 mg/kg fissato dall’Europa per l’olio extravergine e considerato da molti troppo indulgente nei confronti di produttori europei più interessati alla quantità che alla qualità (leggi Spagna).

Troppi alchil esteri sono infatti indice di cattiva qualità delle olive mentre  in un olio prodotto con olive sane e spremute a breve distanza di tempo dalla raccolta difficilmente gli alchil esteri supereranno la soglia dei 15-30 mg/kg.

Non che il superamento dei nuovi valori da parte del produttore attivi chissà quale procedura repressiva. Ma metterebbe automaticamente in atto, assicura il legislatore, un piano straordinario di sorveglianza dell’impresa da parte delle autorità competenti. Che magari non farebbe piacere all’azienda, che magari tenderebbe a rigare dritta.

E se non vi basta ancora, delle tre l’una: o siete già assaggiatori diplomati, o volete presto diventarlo, o avete già il vostro gioielliere di fiducia. E in questo caso non c’è Decreto Sviluppo che tenga.

[Fonte: teatronaturale.it]