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Sorgente del Vino Live 2017: appunti su leggi e vini da assaggiare

lunedì, 20 Marzo 2017 di

svinando

Quello di PiacenzaExpo è uno dei più funzionali spazi espositivi per manifestazioni vinicole, perfetto per l’incontro tra vignaiolo e l’enonauta. Ed è qui, come vi avevamo preannunciato, che si è svolta Sorgente del Vino Live2017, la tre giorni dedicata alla degustazione di vini naturali, a Terroir e tradizione, e all’incontro con i vignaioli italiani ed europei.

Giunta quest’anno alla 9a edizione, la manifestazione ha radunato 150 aziende vinicole e artigiani del cibo in base a linee di selezione – stabilite dagli organizzatori dell’associazione Echofficine – quali il recupero del rapporto con la terra, la valorizzazione del vino, la fiducia tra produttore e consumatore, l’etica della responsabilità e della cooperazione.

Ma oggi non vogliamo parlarvi solo del vino che si beve, o di come viene fatto da questi artigiani della vigna, ma vogliamo offrirvi un piccolo approfondimento sulla gestione ”amministrativa” del mondo del vino. Infatti non dobbiamo dimenticare che il vignaiolo è sì quello che coltiva la vigna, che valuta e decide quando raccogliere, che è enologo, ma che è anche venditore, amministratore e contabile – ovvero, che è la storia del vino che beviamo, in tutti i suoi aspetti.

È evidente che intendiamo ritornare sul tema che ormai da quasi quattro mesi imperversa nel nostro settore: il Testo Unico del Vino (Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino), approvato lo scorso 28 novembre. Se siete particolarmente coraggiosi, o inappetenti, potete leggerne qui il testo originale.

”Un’operazione di semplificazione che era attesa da anni,” recita il sito web istituzionale del Ministero. La Treccani definisce il termine semplificazione come ciò che avviene “quando una struttura più complessa è sostituita da una più semplice”. Forse non è andata proprio così.

Non daremo certo noi un giudizio sul documento, non ne abbiamo la competenza e neppure la capacità; ma vi proporremo alcune riflessioni basate sull’esperienza diretta, sulla voce dei diretti interessati raccolta qui a Piacenza.

Iniziamo parlando del sistema gestionale, del software che il Ministero ha sviluppato e reso disponibile per far applicare ai vignaioli gli articoli di legge contenuti nel Testo Unico. E partiamo dal ‘buon funzionamento’ di questo software: se dopo più di un anno di test un software evidenzia ancora parecchi errori, forse non era opportuno distribuirlo, forse ci sono stati problemi nella gestione dello sviluppo e test. Parliamo qui di usabilità del software: tanto più un software risulterà poco user friendly, tanto meno verrà utilizzato. E qui sorge spontanea la domanda: ma chi ha fatto i test? è stato coinvolto un vignaiolo, magari anche poco avvezzo all’informatica? Quanti sono stati gli utenti (e poi, erano vignaioli?) che lo hanno testato? Considerando che la platea di utenti finale si attesta su 45.000 aziende, possiamo stimare un potenziale di 70.000 utenti finali: se però il test si è limitato a pochi utenti, ne deriva che probabilmente non funzionerà bene, e che gli utenti saranno restii al suo utilizzo.

Tant’è vero che anche chi si dichiara favorevole alla nuova normativa ha dovuto comunque rivolgersi a una ‘terza parte’ che ha sviluppato un’interfaccia (ossia un’integrazione del sistema ministeriale) che rende la gestione delle informazioni verso i server ministeriali più semplice.

Non dimentichiamo poi il cosiddetto Digital divide tecnologico, ovvero la qualità – pessima – della connessione nazionale delle linee ADSL: sarà una banalità, ma se come è ovvio le aziende vinicole sono generalmente lontane dai centri abitati, è molto probabile che la connessione ADSL sia su ‘rame’ (e non fibra), se non addirittura wireless, e con buona probabilità la qualità (ossia velocità) del segnale sarà appunto pessima.

Proviamo ora a fare una veloce incursione in un campo minato, per sottolineare che alcune norme e articoli non considerano che il lavoro principale del vignaiolo è quello di essere in vigna, e che quindi non può essere allo stesso tempo davanti ad un computer per aggiornare le informazioni richieste dagli organi di vigilanza, o per lo meno non può dedicare molto tempo a queste attività.

Un ultimo elemento di riflessione riguarda il giudizio su alcuni elementi normativi del testo unico: se un 65% dichiara di trovare diversi (se non troppi) elementi di ostacolo alla gestione quotidiana dell’azienda vinicola, il restante 35% non trova grosse novità rispetto alla gestione precedente (forse non digitale perché su registri cartacei). Laddove molti lamentano un accanimento burocratico dello Stato verso il vignaiolo, altri dichiarano che in fondo la nuova normativa ha introdotto ben poco in termini di dati e documenti da fornire agli organi di controllo. Maggiore dimestichezza con la burocrazia? maggior capacità di gestire il cambiamento? maggior esperienza con gli strumenti tecnologici? non è chiaro, e forse la verità sta nel mezzo.

Ma non ci siamo occupati solo di normative e burocrazia. Abbiamo anche assaggiato qualche vino.

Si conferma l’ottima qualità sensoriale dei vini friulani di Sara&Sara, così come di quelli di Stefano Menti con le sue variazioni sul tema di Garganega nelle sue molteplici vesti.

E che dire di Marilena Barbera e della sua inossidabile forza ed energia, soprannominata per questa occasione “la donna bionica” (si è presentata con un tutore alla gamba): ‘bello’ e armonioso il suo Arèmi (Catarratto a fermentazione spontanea sulle bucce per una settimana con un 10% di Zibibbo), ma ovviamente una conferma gli altri suoi vini.

Ottima anche la struttura dell’Ovada Riserva 2013 (leggi Dolcetto DOC o Nonno Rucchein) di Roberto Porciello di Cascina Boccaccio, provato qualche mese orsono a Milano in un’altra manifestazione, e che qui ha confermato di non essere il solito Dolcetto.

Qualche novità: citerei la giovanissima famiglia valdostana (presente con Stefania, Fabien e bebè) di Le Petit Riens (avete letto bene, con le loro 4500 bott/anno), che ci ha stupito con un 2014: 90% Chardonnay + 10% di – sentite bene – Erbaluce di Caluso: profumato, fresco e  rotondo.

Chiudiamo con un ringraziamento a Paolo Rusconi e Barbara Pulliero per l’ottima organizzazione e lo spirito che anima il loro lavoro: far si che i consumatori (ossia gli enonauti) incontrino un’offerta di qualità e se vogliamo di nicchia: ma come diceva qualche giorno orsono Tonino Mulas, ‘una nicchia che possa divenire il riferimento del gusto e della qualità della tavola di tutti i giorni’. Scontato anche un grazie a Stefania Gatta per la gestione dell’ufficio stampa della manifestazione e l’accoglienza nei padiglioni di PiacenzaExpo.

Se mi è permesso un suggerimento finale (forse scontato e banale) al legislatore, direi: il successo di una normativa viene anche dalla sua ‘fruibilità’, soprattutto se il driver è un software che dovrebbe semplificare il lavoro dell’utente finale, il vignaiolo in questo caso, e che non deve invece risultare in un ostacolo.

Qualora vogliate approfondire l’analisi e la sintesi degli elementi di disaccordo che molte di queste piccole aziende vinicole evidenziano, vi rimando alla lettura di 2 ottimi articoli pubblicati su Vinix qui e qui

[Marco Lupi]