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Trans, sindaci e neri: tutti gli sgraditi ai ristoranti dell’estate 2017

domenica, 13 Agosto 2017 di

svinando

Sempre a criticare i ristoranti per le mancanze di acidità e per il servizio che potrebbe migliorare e mai una parola sulle preferenze che hanno per i clienti.

Bisogna rimediare.

E ci pensa dalla sala ad avviare la stagione balneare 2017 il ripensamento di un albergatore di Cervia ad assumere nella struttura un ragazzo dopo aver ricevuto la carta di identità via mail per il perfezionamento della promessa di lavoro. L’sms del 18 giugno parla chiaro: “Mi dispiace, ma non posso mettere ragazzi di colore in sala. Qui in Romagna la gente è molto indietro con la mentalità. Scusami, ma non posso farti venire giù”. Eh sì, carta (d’identità) canta: Paolo è nero di pelle e quindi bisogna mettere giù nero su bianco elettronico e stoppare il tutto. Ad agosto la notizia circola e con essa la decisione del lavoratore e dei suoi familiari di rivolgersi alla Filcams Cgil, categoria che si occupa del settore turistico, per ottenere giustizia.

Ovviamente è un coro di critiche contro l’albergatore tranne che per Sergio Rossi, titolare di un risto-bar a Reggio Emilia su via Roma che chiarisce con un’intervista al Resto del Carlino che il collega di Cervia ha fatto bene: “Ma quale razzismo, qui si tratta semplicemente di obiettività. L’albergatore romagnolo ha fatto benissimo a dire no al ragazzo di colore come cameriere. Non si deve scusare di nulla. Io faccio lo stesso tipo di scelta per il mio locale. È tempo di dire basta a questo strisciante buonismo: è preoccupante e persino pericoloso”.

Il buonismo porterebbe alla inevitabile chiusura.

Cosa succederebbe se assumesse un lavoratore con la pelle scura, chiede il giornalista?

“Equivarrebbe a perdere il 90% del mio incasso. Smettiamo di fare i buonisti a tutti i costi e facciamo un tuffo nella realtà”.

Non ha la controprova, ma non vuole rischiare di chiudere tant’è che assume solo cameriere giovani e carine. Come dargli torto?

Cambiamo scena e sbarchiamo a Viareggio sulla costa toscana al ristorante del club velico Versilia per apprendere che il “povero” sindaco Giorgio Del Ghindaro viene cortesemente accompagnato alla porta dopo che aveva preso posto a tavola con una coppia di amici che non vedeva da tempo. Esperienza un po’ umiliante, rilancia sul suo profilo Facebook, motivato dai bermuda da 250 € del suo outfit che vale 2.000 € mettendo insieme anche l’orologio che indossa. Si fa un selfie senza la testa come una statua greca per chiedere “Ma poi, detto fra noi, ero davvero vestito così male??!!”

Al club vige la regola che per accedere al ristorante del II piano dalle 19 non è più consentito l’ingresso in pantaloncini come recita il cartello che il sindaco (in)colpevolmente non ha letto. La notizia viene derubricata a gossippetto estivo ma Del Ghingaro fa il pieno di like e medita una strategia balneare da fare impallidire una fashion blogger.

E si presenta alla cena di riappacificazione con tutti gli invitati in bermuda indossando l’abito lungo. Se non vi è chiara l’inosservanza doppia della regola del dress code è perché non avete capito che con i bermuda il sindaco è cittadino normale (quindi avvezzo a non seguire le regole) e in abito lungo è figura istituzionale (quindi è super partes).

A voi cogliere ulteriori e pregnanti differenze.

Non c’è 2 senza 3 ed ecco La spaghetteria di Vittorio e Maria sul litorale di Latina che si erge a paladino della buoncostume e caccia dal locale (non molto quotato su TripAdvisor, ci comunicano gli inferociti commentatori sulla pagina Facebook) Massimina Lizzeri.

La spiegazione ufficiale della titolare è affidata a una risposta al giornalista del Messaggero: “Non si entra in un locale a petto nudo, mi spiace ma non mettono regole a casa mia. Sono stata contestata in malo modo, non c’entra nulla la questione sessuale”.

Sesso a tavola? Eh sì, perché Massimina è una trans romana che del locale di Foce Verde, subito messo nel mirino del MIT, Movimento Identità Trans in un post, dà la sua versione: “Hanno iniziato dicendo che non potevamo entrare perché avevamo il pareo, poi per il cagnolino, alla fine ci hanno proprio detto che non ci volevano perché secondo loro siamo poco di buono”.

La manovra di allontanamento ha fatto adirare Massimina e la sua amica che hanno sporto denuncia ai Carabinieri di Nettuno.

Ovviamente per Ferragosto si attendono cacciate dai ristoranti per bambini uccidisalute, cani scodinzolanti e clienti vestiti come se stessero partecipando alla cena dei reali di Spagna.

Suvvia, ristoratori, preparate carta e pennarelli e scrivete le regole del vostro club. Mal che vada un po’ di pubblicità la guadagnerete sui social. Forse negativa, ma l’importante è che se ne parli, non vi pare?

[Link: Facebook, Il Messaggero, Il Resto del Carlino]