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Il Consorzio Pasta di Gragnano IGP cambia tutto e passa da promozione a tutela stanziando 800 mila euro

lunedì, 06 Novembre 2017 di

Il re è morto, viva il re. Ma sarebbe giusto parlare di regina. Regina della nostra tavola, la pasta. E di una pasta molto famosa, cioè la pasta di Gragnano. Che come sapete, è meritevole di tutela come stabilisce il disciplinare di produzione IGP che vi alleghiamo.

Un consorzio, ed è notizia che conoscete, già esisteva. Ma non si poteva definire consorzio di tutela perché la norma richiede un’ampia rappresentatività: il 66% della produzione. Che il consorzio, meglio, l’associazione di aziende che si era costituita intorno al marchio della spiga di grano (da accompagnare obbligatoriamente con il logo dell’IGP), non aveva.

Quindi, non poteva parlare a nome delle aziende che producono pasta di Gragnano e che pure si rifacevano a quello che stabilisce l’IGP.

Per fare un esempio, il vecchio consorzio, in ordine cronologico lo chiameremo il consorzio di mezzo che aveva fatto seguito alla primissima costituzione, era come una carrozzeria di un’auto tutta lucida di cromatura e bellissima da ammirare. Ma che non aveva il motore, cioè i cavalli della produzione.

Il bruco che diventa farfalla, il motore che trasforma l’utilitaria in una fuoriserie ora c’è. E prende colori e cavalli di due marchi storici di Gragnano: il Pastificio Liguori e Garofalo.

Non li metto in ordine alfabetico e vi spiego subito perché: la notizia, non propriamente corretta, del loro ingresso nel Consorzio della Pasta di Gragnano IGP  mi ha incuriosito. E ho fatto una telefonata all’azienda che produce il maggiore quantitativo di pasta di Gragnano IGP e dunque, nel ragionamento consortile, di maggiore capacità di contribuzione alla tutela.

Ho avuto la doppia fortuna che Aurora Casillo, giovane leva del Pastificio Liguori, mi abbia rilasciato l’intervista e lo abbia fatto anche in qualità di consigliere del nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Pasta di Gragnano IGP.

Se le parole sono importanti, nel caso del costituendo consorzio sono fondamentali. Lo strumento di promozione (ma non di tutela) della produzione tipica è stato affidato dal 2013, anno in cui è stata riconosciuta l’IGP, al Consorzio Gragnano Città della Pasta che ha un logo araldico turrito e richiami alle spighe di grano che compaiono anche in quello ufficiale dell’IGP.

Quindi, la prima domanda che avevo in mente mentre salivo su per la strada che porta a Gragnano e al suo favorevole microclima che permetteva di asciugare la pasta nel mezzo di via Roma era proprio questa: ci racconta questo ingresso nel Consorzio?

In realtà, mi chiarisco, dopo la lunga chiacchierata con Aurora e Salvatore (il padre) Casillo, che se legalmente si può parlare di ingresso, tecnicamente c’è una nuova costituzione.

I segnali di discontinuità con l’operato del consorzio di mezzo sono troppi e solo la logica del bene comune ha evitato un percorso più lungo con la costituzione di un nuovo consorzio in grado di avere la necessaria rappresentatività agli occhi del Ministero delle Politiche Agricole (e della legge) che avrebbe richiesto più tempo. Una serie di passi indietro compiuti dalle diverse aziende e la spinta degli uomini del ministro Maurizio Martina, Luca Bianchi e Raffaele Borriello direttore dell’Ismea, hanno reso possibile l’operazione.

Bastano i freddi numeri a far comprendere la sua importanza.

Il consorzio di mezzo aveva una rappresentatività totale di circa 13.000 tonnellate di pasta prodotte.

Il solo Pastificio Liguori ha una produzione di quasi 14.000 tonnellate.

Garofalo al momento produce circa 3.500 tonnellate di pasta a marchio IGP, cioè effettivamente marchiate come tali. Ma potrebbe mettere il logo (ed ovviamente lo farà avendo aderito al nuovo Consorzio) sulle circa 40.000 tonnellate a marchio Garofalo che già sono all’interno del disciplinare (valore della produzione 2016).

Ciò significa che la capacità produttiva del Consorzio di Pasta di Gragnano IGP è di circa 70 mila tonnellate contro le 13 mila che l’associazione di promozione delle aziende aveva fino a questo momento.

Non è il 100% della produzione di pasta di Gragnano IGP, ma sono arrivati al 99%. Non sono presenti nel nuovo consorzio le 5 aziende che fanno parte de La Selezione dei Pastifici Artigianali di Gragnano e cioè Faella, Gentile, Gerardo Di Nola, Carmiano e il Vecchio Pastaio, ma ci sono tutte le possibilità che anche queste realtà aderiscano al nuovo progetto consortile. E con loro l’unico “straniero” cioè Oscar Farinetti con il pastificio Afeltra.

Il campo di gioco ora è molto più chiaro. Il Consorzio di Pasta di Gragnano IGP diventa una realtà di grande peso specifico non solo in termini di immagine ma anche di quote di mercato. In Italia si passa da un residuale 1,5% a un poderoso 10%. Con tutti i benefici che è possibile immaginare in termini di diffusione del prodotto, di capillarità, di crescita di valore del comparto.

Un incredibile gol di cui i due nuovi protagonisti non fanno vanto. Ed è già un merito da annotare.

Il primo segnale di discontinuità è l’obiettivo quadro che diventa la tutela e non la promozione sic et simpliciter.

Tutela, tutela, tutela. Ha ripetuto più volte Aurora Casillo. E a ragion veduta.

“Il Consorzio Pasta di Gragnano IGP non può essere la somma dei marchi o delle individualità delle aziende“, ha tagliato corto preannunciando un futuro di condivisioni ampie nonostante la diversità dei soggetti che la compongono. La tutela della vera pasta di Gragnano è il comune denominatore di tutti e il terreno su cui muoversi è il territorio della città di Gragnano.

Semplice e diretto. Ciò significa che tutti i consorziati dovranno avere gli strumenti per tutelare la qualità del prodotto partendo dall’ingrediente numero 1 e cioè il grano.

“Mettere a disposizione di tutti i consorziati strumenti uguali ed efficaci per garantire la qualità del grano è una priorità”, sottolinea Aurora Casillo. Un concetto che mette sullo stesso livello quantità (necessaria per la rappresentatività) e qualità (necessaria per divulgare un messaggio di normale eccezionalità).

Il nuovo corso è spiegato anche dall’organigramma fin qui delineato. Del Consiglio di Amministrazione del Consorzio fanno parte Aurora Casillo (Liguori), Massimo Menna (Garofalo), Francesca Scarfato (Il Mulino di Gragnano) e Giuseppe Di Martino (Pastificio Di Martino e Pastificio dei Campi).

Le diverse anime della pasta di Gragnano sono presenti e c’è spazio anche per i piccoli produttori rappresentati da Francesca Scarfato. Giuseppe Di Martino, già presidente del consorzio-associazione resta presidente del nuovo consorzio fino all’approvazione del bilancio sociale a febbraio 2018.

Il primo presidente del Consorzio Pasta di Gragnano IGP sarà Massimo Menna. La durata del mandato è annuale e la presidenza sarà assegnata a rotazione per garantire la massima partecipazione dei consorziati.

Una scelta che rende molto più forte la figura del Direttore. L’attuale, Maurizio Cortese, dirigerà il nuovo consorzio almeno fino alla fine di febbraio 2018. Ma, spiega Aurora Casillo, è il candidato numero 1 per un nuovo mandato.

Il confronto per lui è con una nuova realtà in cui non ci sono orti da coltivare.

“Dal punto di vista della promozione ha lavorato bene pur con poche possibilità di farlo”, spiega Salvatore Casillo. “Il problema di Maurizio Cortese è proprio questo: tra 10 giorni e fino a febbraio dovrà dimostrare realmente a noi tutti quello che sa fare: e farà davvero il direttore del Consorzio. Oggi non possiamo valutare Maurizio Cortese. Da parte sua c’è stato comunque lo sforzo di comunicare tutti ed è stato apprezzato. Non lo conosco bene, ma vorrei ascoltare una sua intervista perché sarà la faccia del consorzio e io vorrei vederlo in un video, vedere come si pone, come risponde, che esperienza ha del settore. Non posso demandare a chiunque l’immagine della mia azienda come immagino pensano Garofalo e tutti gli altri”.

Frecce al suo arco ce ne sono, dunque. È piaciuta ai nuovi consorziati la festa della pasta a Nerano, ma non quella a Gragnano. Positivo anche il comportamento nelle delicate fasi di costituzione del nuovo consorzio chiuse dalla firma del Pastificio Liguori e di Garofalo. Anche se la partecipazione delle due aziende non è frutto di una sua mediazione. “Il sostegno del ministero è stato molto forte. Il messaggio è stato chiaro: evitare personalismi”, continua Salvatore Casillo.

Il centro dell’attenzione si sposta quindi dalla promozione alla tutela anche se ovviamente non mancherà la promozione. Anzi. Solo che sarà conseguenza della necessità di comunicare la tutela. E l’attenzione, per evitare la somma dei singoli marchi, sarà tutta puntata sul territorio comune e quindi su Gragnano luogo di eccellenza. Una notevole spinta riceveranno anche gli artigiani e i piccoli produttori, “la poesia” della pasta di Gragnano come li ha efficacemente definiti Aurora Casillo. Su 100 € investiti, più di 50 dovranno riguardare la promozione dell’artigianalità.

Le risorse economiche in questa prima fase saranno stanziate con un fondo di partenza di circa 800 mila euro. Poi il meccanismo consortile prevederà una logica contribuzione in base alle quantità di pasta di Gragnano IGP prodotte dai singoli consorziati.

Bisognerà attendere il primo CDA per conoscere le operazioni pratiche di questa strategia. “Ma non vorrei che il 1 marzo fosse la partenza”, ragiona Salvatore Casillo, “perché altrimenti vorrebbe dire che qualcosa ancora non funziona”. Si partirà quindi con una fase di veloce rodaggio per continuare di slancio alla data di marzo 2018.

Ma una prima decisione c’è da prendere: fissare la sede del Consorzio.

“Siamo all’alba di un nuovo giorno”, sorride Aurora Casillo per far comprendere il lavoro che c’è da fare.

Un’alba di un giorno di pace per Gragnano che è pronta ad incoronare la nuova Regina: la pasta. Che non è semplice tradizione di un luogo, ma storia di uomini e donne che guardano al futuro del prodotto emblematico e popolare che il nostro Paese sa produrre.

Viva la Regina.

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.