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Condannata la figlia vegana che voleva accoltellare la madre per il ragù

mercoledì, 31 Ottobre 2018 di

svinando

Non siamo su Scherzi a parte. La faccenda è maledettamente seria tanto da essere approdata in un’aula del Tribunale di Modena.

I fatti raccontano che una casalinga di 68 anni è stata minacciata dalla figlia vegana di 47 anni che voleva impedire alla genitrice di preparare il ragù come la tradizione emiliana richiede, con tanto di carne.

Una classica scenda della cucina di una redzora modenese impegnata a preparare il ragù.

“Se non la smetti ti pianto un coltello nella pancia”, aveva minacciato la figlia vegana.

E la madre, per nulla intimorita dalla minaccia letale, ha sporto denuncia. Le due donne vivono sotto lo stesso tetto a causa dello stato di disoccupazione della più giovane che deve aver sviluppato una forte avversione per le scelte culinarie della madre. La minaccia avrebbe dell’inverosimile se non fosse finita nero su bianco nella denuncia che la madre ha deciso di sporgere dopo anni di insofferenze culminate nel marzo del 2016 con una minaccia ben più forte.

Il Giudice di pace Nadia Trifilò ha condannato la figlia a pagare 400 € di multa, più altri 500 di risarcimento danni destinati alla madre, che si era costituita parte civile nel processo, scrive Repubblica nell’edizione odierna.

La figlia esasperata dall’odore persistente del ragù che la ricetta tradizionale diffondeva in casa per l‘osservanza della regola che vuole la carne cuocere a fuoco lento per ore, ha impugnato il coltello decisa a far terminare una volta per tutte quello che deve apparirle come un attacco definitivo alla propria filosofia di alimentazione.

Il Giudice di Pace ha tentato una conciliazione per sistemare la questione familiare ma, constata l’impossibilità di arrivare a un accordo tra le parti ha comminato la multa.

Attacco sventato alla tradizione, ma la madre avrà il coraggio di riproporre nuovamente la tradizionale ricetta del ragù o sarà piuttosto la figlia sconfitta in un’aula di tribunale ad andare via per professare il suo credo a tavola?

La situazione, converrete, è paradossale e sicuramente non si può parlare di amore filiale o di amore materno.

Al limite si potrà discutere sulla bontà del ragù della signora e sperare che l’avvertimento sia stato solo un’esasperazione destinata a cadere nel vuoto.

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