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Le donne e la birra. Zhytos Beer Festival, evento rosa (ma in nero)

sabato, 19 Marzo 2011 di

Sono stato il 5 6 e 7 marzo allo Zythos Beer Festival, a Sint Niklaas, vicino Anversa, la più importante manifestazione birraria del Benelux.

Vorrei esordire con un ringraziamento al gruppo dell’Associazione Degustatori Birra del Lazio, con i quali ho trascorso questi tre giorni. Ho avuto modo di apprezzare il loro approccio da appassionati e la loro capacità di comunicazione nell’ambito del mondo birrario romano; una cultura dell’associazionismo praticata da uno zoccolo duro di soci particolarmente nutrito ed eventi che raggiungono un pubblico giovanile a prezzi contenuti, rafforzando  l’immagine della birra conviviale e popolare.

Quest’anno, come segnalato da Jan Rumes, Presidente di ZBF, il colore del festival era il nero, per protesta, perché si chiude un pezzo di storia: la sede del festival dovrà infatti cambiare perché il comune di Sint Niklaas ha deciso di destinare l’area dove si trova l’attuale edificio ad un complesso residenziale che ospiterà 80 nuovi appartamenti.

Erano presenti 56 birrifici, ed è stato necessario escluderne ben 30, a causa dello spazio limitato, sintomo di un movimento birrario estremamente vitale, impresso nella cultura di questi popoli.

Un plauso all’organizzazione, nessun effetto speciale, ma c’era l’indispensabile: toilette (a pagamento) ben tenuta, ampio spazio per il cibo, di qualità non trascendentale, guardaroba, originali punti vendita, con cioccolatini alla birra, attrezzature per homebrewer e tanto altro.

Era presente un pubblico di tutte le età e una cospicua presenza femminile. A dimostrazione che qui la cultura della birra è assolutamente trasversale.

Ho provato numerose birre ma mi soffermerò solo su qualche assaggio particolare.

Brouwerij Frank Boon, Lembeek

Oude gueze marriage parfait 2005 e 2003. L’alcolicità, 8°gr.alc. e il corpo sono di buon supporto all’acidità, essenzialmente citrica e ne smussano le asperità. Primo impatto morbido, successivamente sensazioni di vaniglia, dal legno usato per la maturazione. Alla fine prevalgono le sensazioni acide.

Oude Lambiek. Forse è stata la birra che ho preferito, 6 gr.alc., di corpo e morbidezza non esuberanti come ‘marriage parfait’, ma di una complessità gustativa molto originale. C’è infatti un dosaggio di luppolo non trascurabile, rigidamente invecchiato, a fornire aromi più che amaro (allo stand parlavano di dosaggio 5 volte superiore rispetto ad una pils, purtroppo non abbiamo potuto approfondire). Il risultato per me è eccezionale, anche perché la componente citrica e quella aromatica del luppolo sono splendidamente bilanciate e forniscono persistenza e complessità.

Oud Beersel, Brussel

Oude gueze oude Beersel. Il birrificio non produce in proprio, ma assembla prodotti acquistati altrove. Questa gueze di 6 gr.alc. mi è sembrata nitida e pulita, nei limiti ovviamente della tipologia, gradevolmente citrica e luppolata, con sensazioni di legno non trascurabili. Il produttore parla di luppoli invecchiati 5 anni e di 18 mesi di maturazione, buona parte in legno.

Brasserie Artisanale Millivertus, Toernich

Un appassionato di Bruxelles, che lavora da anni ad Anversa, mi ha permesso di soffermarmi su questo birrificio che non conoscevo. Ho provato:

Fumette una amber ale elegante, con una delicata e leggera sensazione di affumicato.

La Mère Supérieure. Una tripel, per me seconda miglior birra fra quelle provate. 9°alc., ovviamente chiara, con una componente morbida accentuata, non particolarmente secca, come alcuni capostipiti dello stile, ed un aroma di resina di pino e di spezie importante nel finale che persiste gradevolmente a lungo, 5 i luppoli adoperati, tutti europei eccetto il Chinook.

Brouwerij De Dolle Brouwers, Esen-Diskmude

C’era Kris Herteleer, il birraio alla spina, con una giacca che da sola valeva il viaggio insieme alla moglie Elsa, con un cappello altrettanto appariscente.

Ho provato la Stout, definita un’autentica English Stout, molto buona con leggere ma distinguibili e particolari note acide ben fuse con le sensazioni di roasted malt e di luppolo.

Verse Vis. Una birra molto originale sulla quale i pareri sono discordanti. Io non sono rimasto folgorato, ma gradevolmente sorpreso ed incuriosito. 5,8 °alc., chiara, prodotta assolutamente senza aggiunta di luppolo, a fermentazione spontanea, con lieviti e batteri lattici. Birra con una componente dolce non trascurabile, 1/3 degli zuccheri non sono fermentati. Acida, con gusto molto citrico, senz’altro una simpatica, gradevole e dissetante provocazione.

Provate anche la blonde e la bruin di Smisjie, classiche e ben fatte e sulle quali ho preso un abbaglio notevole sulla tipicità dello stile, sotto il peso dell’alcol. Provate anche la Valeir Blond di Contreras, la Tounay Brune di Cazeau, diverse di Sint Canarus, Boelens e Glazen Toren e tante altre.

La Rodenbach era esaurita quando mi sono recato alla stand, peccato!

Altro momento importante di questo viaggio è stata la visita al Kulminator di Anversa, effettuata sabato 5 marzo, uno dei più bei pub al mondo. Pieno di ricordi, dettagli e particolari legati al mondo della birra. Un locale molto caldo con generoso uso del legno, servizio che prevede ogni birra servita con il suo bicchiere, e le gueze e le lambic messe in un tipico contenitore in vimini nel quale sono appoggiate oblique, in posizione ideale per la mescita. Carta con più di 500 etichette, con numerose ed altrove introvabili chicche.

Ci hanno spiegato che il locale non è sempre così affollato, come in questi giorni di festival. Le due persone che lo gestiscono, Dirk Van Dyck e Leen Boudewijn, da soli valgono il viaggio Roma-Anversa andata e ritorno. Amichevole e conviviale lei mentre invogliava a provare nuove specialità, austero, severo ed apparentemente infastidito lui dal tanto clamore.

Ho provato:

la Tsjeeses Riserva 2009 di Struise. Una birra eccezionale, con un aroma di frutta, fichi e prugne, miele e camomilla, bilanciato da un amaro persistente e fine. La maturazione in legno dona ulteriore complessità alla birra.

Le Westvleteren tappo giallo 1997, 1999 e 2004. La 2004 era paradossalmente quella che aveva meno tenuto nel tempo, con sensazioni terrose e di fungo. Assolutamente sorprendenti invece le altre due, con una morbidezza preponderante ancora ben bilanciata da aromatiche note luppolate ed una notevole complessità.

Ho assaggiato anche la Westvleteren 8, la Kriek di Girardin, la Gueze di De Troch e tante altre.

Foto: Emanuela Marottoli