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Chiara Ferragni: tutti i casi di beneficenza opaca secondo Selvaggia Lucarelli

Tutti i casi di beneficenza sospetta di Chiara Ferragni –pandoro Balocco, uova di Pasqua, Oreo e bambola Trudi– secondo Selvaggia Lucarelli
martedì, 09 Gennaio 2024 di

La beneficenza sospetta di Chiara Ferragni annovera altri casi oltre a quello del pandoro Balocco. A causa del quale la regina dei social che ha costruito un impero da centinaia di minori di euro, è indagata per truffa aggravata dai magistrati milanesi.  

La ricostruzione appartiene alla “solita” Selvaggia Lucarelli, che oggi, in un articolo del Fatto Quotidiano, elenca tutti i casi opachi che coinvolgono l’imprenditrice. E che potrebbero rivelare uno spregiudicato sistema di operazioni tese a confondere volutamente marketing e beneficenza. Altro che “errore di comunicazione”.

Oltre a Balocco, Lucarelli aveva già sollevato un altro caso sospetto di beneficenza usata da Chiara Ferragni come copertura per fare pubblicità. 

L’opinionista romana, giudice di Ballando con le stelle, aveva messo in discussione l’immagine di Ferragni –donna di successo, madre amorevole e benefattrice generosa– con il caso delle uova di Pasqua di Giochi Preziosi. Anche questo oggetto di indagini da parte dei giudici di Milano.

Chiara Ferragni: tutti casi di beneficenza sospetta 

Ce ne sono altri, precisa oggi Selvaggia Lucarelli, che cita una linea di biscotti Oreo, la bambola Trudi fabbricata a immagine e somiglianza dell’influencer e una svendita di abiti usati sulla piattaforma Wallapop. 

La vicenda clamorosa del pandoro Balocco sta mettendo nei guai la regina dei social, che rischia oltre a una multa il carcere da sei mesi a tre anni. Con un’accusa pesante: il pm Eugenio Fusco le contesta il reato di truffa con l’aggravante della “minorata difesa”. 

Vuol dire che le indagate (insieme all’imprenditrice milanese c’è la CEO dell’azienda Alessandra Balocco) avrebbero promesso di devolvere il 100% dei ricavi della vendita dei pandori griffati a un’associazione contro la violenza sulle donne. Ma in realtà avrebbe intascato una parte dei soldi.

Truffa con l’aggravante della vendita online. Perché la lontananza tra il posto del reato e quello dell’acquirente è un vantaggio per il truffatore contro la vittima.

Accuse che un giudice dovrà verificare, dato che l’indagine è appena iniziata. Da parte sua l’imprenditrice moglie di Fedez si è detta serena, in sostanza quelle contro di lei sarebbero solo bufale.

Cos’è successo con la bambola Trudi

Ma quello del pandoro Balocco non è l’unico caso di beneficenza sospetta che inguaia Chiara Ferragni. 

Il Fatto Quotidiano rivela altri episodi in cui l’influencer sembra aver confuso la beneficenza con la pubblicità, usando l’hashtag #adv per indicare i contenuti sponsorizzati. Come quello della bambola Trudi. 

Secondo TBS Crew srl, una delle società che fa capo a Ferragni, i soldi della vendita online sono andati all’associazione Stomp Out Bullying, grazie a un accordo che riguardava solo le vendite online dirette. Eppure, in un video, la stessa Ferragni ha affermato che tutto il guadagno delle vendite sarebbe andato ai bisognosi.

Scrive oggi Selvaggia Lucarelli che anche stavolta la beneficenza è sospetta, perché leggendo il comunicato di Chiara Ferragni sull’episodio, non è dato sapere chi ha donato e quanto. Nemmeno quanti pezzi fossero disponibili sul sito dell’influencer, visto che la bambola è finita in un baleno. 

Incongruenze che potrebbero essere frutto di errori di comunicazione, ma anche, appunto, di un sistema collaudato per sfruttare la beneficenza come copertura per fare pubblicità a prodotti vari.

Oreo: altro episodio di beneficenza opaca per Chiara Ferragni

Chiara Ferragni beneficenza sospetta Oreo

Selvaggia Lucarelli passa subito dopo a un altro caso, quello dei biscotti Oreo. Qualcuno ricorderà, nel 2020, la linea dei biscotti Oreo griffata da Ferragni con il suo logo. Una sponsorizzazione contrassegnata dall’hashtag #adv. 

Passa qualche giorno e l’imprenditrice fa sapere che devolverà in beneficenza l’intero ricavato di una vendita di vestiti usati a un’iniziativa per il contrasto del Covid. 

Nel frattempo, i vestiti approdano in alcune catene di supermercati a prezzi decisamente cari. 

Eppure, nell’immagine promozionale di una collezione di vestiti per la stessa Oreo, Ferragni teneva i biscotti in mano. Dunque, conclude Lucarelli, più che di beneficenza sospetta si può parlare di pubblicità mascherata.

Il caso incubatrice

La regina dei social porta sua figlia Vittoria all’ospedale Buzzi di Milano a causa un virus, e pubblica sul suo profilo Instagram una foto della bimba. Con indosso, non casualmente, i gioielli della collezione che ha disegnato. 

Alcuni follower la bacchettano, ma Chiara Ferragni parla ancora di beneficenza, spiegando che attribuirà il ricavato di una vendita di abiti usati all’ospedale per comprare un’incubatrice nuova. 

La vendita avviene sulla piattaforma Wallapop, che però retribuisce l’influencer per postare storie che citano la beneficenza e l’incubatrice. Infatti, nelle storie, appare l’hashtag #adv.

Tutte ipotesi di beneficenza sospetta che potrebbe costare care a Chiara Ferragni, non solo in termini legali, ma anche di reputazione e credibilità. La fiducia dei suoi fan e dei suoi partner commerciali è a rischio.