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Birra
16 Dicembre 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:37

Christmas beer time again! Birre di Natale anche italiane!

Christmas beer time again! Birre di Natale anche italiane!

Prima di tornare in Italia, fermiamoci per un attimo ancora in Belgio per citare quella che per molti, tanti, mai troppi, è considerata La Birra di Natale per eccellenza, La Stille Nacht di De Dolle.

La Stille Nacht è brassata durante questo periodo dal birrificio belga De Dolle Brouwers che significa proprio “i birrai matti”. Non a caso è una birra da 12° ideale da degustare nelle fredde sere d’inverno e che si presta molto bene all’invecchiamento. Viene prodotta impiegando malti belgi, luppolo Nugget di produzione propria di De Dolle.

Birra dal colore ambrato carico, quasi arancio, torbida a causa dei lieviti in sospensione, con un cappello abbondante, cremoso a bolle di media grandezza e di media persistenza.

Al naso è molto ricca e complessa. Vi si possono riconoscere un dolce aroma di malto, caramello, liquore, una delicata dolcezza fruttata lievemente acidula e in modo più lieve, dello speziato come di pepe e cannella. In bocca un’iniziale dolcezza, forse anche un po’ troppa per molti palati. Si fanno sentire il miele e il caramello, seguiti da note di frutta, il tutto accompagnato in ogni istante dalla sensazione di alcolico. Il finale persistente parte dolce con note di caramello e liquore, per poi evolversi in intensi sapori più speziati e leggermente aciduli di frutta tipo mela.

Un sapore finale buonissimo e difficile da dimenticare… Non deve mancare in nessuna collezione.

Ma adesso parliamo un poco di noi.

Negli ultimi anni anche il Belpaese, sulla scia del movimento birraio artigianale nostrano, annovera una discreta serie di Birre di Natale. Tanti sono i microbirrifici e birrifici che producono una birra per il periodo delle feste. E come nel caso delle belghe, sono facili da trovare nei locali che spillano e mescono birre di qualità.

Tenteremo di raccontarne alcune, anche le nostrane ormai sono tante da doverne scrivere un tomo d’enciclopedia.

Iniziamo.

Birra del Borgo, Leonardo di Vincenzo e la sua 25dodici.

25dodici è una birra, come rivela il nome stesso, dedicata al Natale: dal caratteristico colore bruno tonaca di frate, è calda, speziata e dal sapore intenso, con una schiuma pannosa e persistente. Il suo aroma al naso si presenta con sentori di caramello, tostato e frutta candita… ed un pizzico di mou ed è dovuto all’utilizzo della buccia di arancia durante la cottura e allo zucchero candito bruno. Assieme al luppolo in fiori.

In bocca si presenta al palato come una birra beverina ma ingannatrice, nasconde bene il suo grado alcolico importante di ben 9.5° e il suo corpo è di grande struttura. Corposa e persistente, intensa, con sapori di caramello e frutta secca per chiudere in un finale un po’ amarognolo, con un retrogusto di frutta secca che ritorna con sommo gaudio di chi la beve.

E’ una birra al contempo bilanciata e particolare, si adatta bene anche ai classici dolci natalizi da gustare, ma è davanti a un caminetto acceso, senza accompagnamento a nessun piatto particolare, che dà il suo massimo comunicativo.

Birrificio Lariano, S. Genesio

Non me ne voglia nessuno, ma come già ho avuto modo di dire, Emanuele Longo è il mio “brassarolo” preferito. E la sua San Genesio è la mia Birra di Natale preferita in assoluto. Non posso che citare la scheda tecnica del produttore, per quanto siano di parte non voglio aggiungere nulla di più. Ma già so che qualcosa dirò. Il colore è rosso intenso e di ottima trasparenza. La schiuma sottile, cremosa e persistente.

Al naso la sua complessità è dovuta alle spezie, ai malti ed alla frutta aggiunta. Ma una complessità che invoglia a proseguire l’esperienza, quindi invita a essere bevuta.

E allora beviamola, e cosa assaporiamo? Prevale una insolita e quasi indefinita speziatura, con note di cannella (pollici su), pepe, zenzero, frutta secca e frutta matura, qualcosa di esotico. Morbida e delicata con una buona bilanciatura, con delle lievi note luppolate, mai invadenti. Un corpo medio la rendono leggera al palato. 7.5° di bontà cannellosa che invoglia sempre di più.

Birra da meditazione senza dubbio, ma non per forza da sola e da soli. Ben si accompagna a quello stuzzicare sia dolce che salato nei dopopasti natalizi, in compagnia.

Baladin e la sua Noël

Non possiamo parlare di birre italiane importanti e non citare Teo Musso.

Dall’antica tradizione che vuole che vengano preparate, per il periodo natalizio, birre forti, complesse, che riscaldino nel freddo inverno e che accompagnino i grandi pranzi delle feste nasce la Noël Baladin: una birra non pastorizzata e rifermentata in bottiglia. Una birra importante, 9° alcolici da meditazione. Nata solo per il periodo delle feste ma che ha trovato tanti e tali estimatori (Medaglia d’oro al Mondial de la Bière di Strasburgo 2009)da convincere ad una produzione fissa.

Prodotta con acqua, malto d’orzo da filiera moralmente controllata, luppolo, lievito, zucchero di canna grezzo da commercio equo e solidale; si presenta di un color rosso mogano scuro, con una schiuma cremosa e fine. Al naso spiccano senza dubbio cacao e cioccolati tostati e note floreali. Al palato è complessa di aromi: frutta, frutta secca e cacao amaro. Un corpo denso, cremoso, quasi pannoso, una festa per il palato.

Si impone il malto che, affiancato al caramello, può ricordare insieme i frollini per la parte dolce, e sentori di cioccolato e tostato. Finale lungo e non particolarmente amaro. Un finale segnato da sentori chiari di pepe e toffee.

La Noël è una birra eccezionale, nonostante l’impegnativa gradazione alcolica la bevibilità stupisce.

È una birra importante, da meditazione, scura, alcolica; evidenti sia all’olfatto sia al gusto, le tostature che ricordano il caffè e il cacao. Ed è proprio con i cioccolati ottenuti dai grandi cioccolatai che l’abbinamento risulta sorprendente. Ma può reggere una licenziosa, quasi lasciva convivenza con piatti superbi come brasati e cacciagione.

Questi sono solo 3 stili di birre di Natale nostrane e, senza mancare di rispetto agli altri, tipo Orso Verde e la sua Rebelde, Birrificio Amiata e la sua San Niccolò, come non citare Birrificio Lambrate e la sua Brighella. Non solo fanno birre da paura, ma danno loro le migliori (secondo me) etichette della scena italica.

E altri ancora, ma tanto se ne citi uno, ne escludi un altro…

Usciamo un attimo dai confini, facciamo una capatina in Germania.

Una birra di produzione prettamente invernale (quindi indicata a Natale) è la Eisbock, birra tipica prodotta per “distillazione a freddo” di una doppelbock, alla quale viene rimosso il ghiaccio per concentrare il gusto e la forte gradazione alcolica (da 9° fino ad oltre 14°). Il colore è marrone scuro, ha un aroma ricco, dolcemente maltato, bilanciato dall’importante presenza alcolica. È quasi assente il gusto di luppolo.

Schneider Aventinus Eisbock

Birra invernale a bassa fermentazione di frumento (tostato questa volta), quindi una Weiss (Georg I Schneider è stato un pioniere della birra di frumento) ma di colore rosso rubino carico, con una schiuma candida soffice e densa, molto persistente. Il profumo e l’aroma sono avvolgenti, ricchi e caldi, con sentori di nocciola, caramello e malto, bilanciato dalla significativa presenza alcolica. Il corpo è pieno e forte.

L’Aventinus Eisbock è un complesso sciroppo di 12° al caramello, ciliegia (Ravenna? Qui mi sono sbilanciato, lo so) e cioccolato. Qui della Weiss canonica non v’è praticamente più niente, se non forse un leggerissimo (ma proprio alla lontana) ricordo di banana nel gusto. Corposissima, Il valore aggiunto più evidente, è la nota tostata di cioccolato persistente nel finale insieme alla spuntatura d’alcol che la chiude (un po’ meno delicato ).

Fino al 1940, la Aventinus veniva spedita in tutta la Baviera in contenitori privi del controllo di temperatura. Per questo motivo, nei mesi più freddi parte della birra congelava durante il trasporto. Durante questa “trasformazione” l’acqua affiorava congelando, di conseguenza una volta tolto il ghiaccio la birra risultava più “concentrata” e quindi più forte. Oggi viene prodotta per “distillazione a freddo” della stessa, alla quale viene rimosso il ghiaccio per concentrare il gusto e la gradazione alcolica.

Come ho detto all’inizio di birre di Natale si potrebbe parlare per ore e scriverne a fiumi. Noi ne abbiamo citate alcune, forse tra le più famose o forse tra quelle di facile reperibilità, ma di sicuro di qualità assoluta e riconosciuta.

Ma basta girare per pub e beer shop che fanno della qualità il loro marchio (e ne aprono sempre di più fortunatamente) per assaggiare, scoprire e riscoprire prodotti d’eccellenza.

Che possono diventare, per Natale, regali interessanti e originali. Una bella cassa di birra speciale, o ancora meglio, una cassetta con 3,4, addirittura 6 bottiglie diverse!

Buon Natale!

E bevete (tanta) buona birra responsabilmente!

(di Adriano Desideri)

 

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