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Vino
6 Gennaio 2020 Aggiornato il 6 Gennaio 2020 alle ore 12:15

Vini naturali. 25 etichette da stappare subito

Vini naturali. 25 etichette da stappare subito

A inizio d’anno si fanno le liste dei buoni propositi – mi metterò a dieta, tinteggerò il salotto, cose così. Noi invece vi sottoponiamo un proposito veramente buono: 25 etichette di vini naturali (la mia passione) di 10 aziende dal nord, dal centro e dal sud Italia, tutte assaggiate personalmente.

1. Fra i Monti Azienda Agricola in Ciociaria

Tra i miei migliori assaggi a Back to the wine ci sono stati i vini dell’azienda Fra i Monti. Si trova in Ciociaria, a Terelle, in provincia di Frosinone, a circa 900 metri sul livello del mare.

Francesco e Benedetto Leone sono originari proprio di Terelle. Benedetto è titolare insieme a Rocco Toti dell’enoteca Il Santo Bevitore a Cassino, locale dove il vino naturale impera. Sono stati alcuni terreni di proprietà della famiglia Leone a dare la stura al progetto: nessun intervento in vigna e in cantina, la voglia di raccontare un territorio producendo vini “puliti”. Maturano (vitigno autoctono laziale), Semillon (presente in zona dall’800) e Fiano i vitigni utilizzati, e tre le etichette prodotte, in questa prima vinificazione.

À La Volée 2018, rifermentato in bottiglia con lo stesso mosto congelato in precedenza, e il vino base, composto da 80% Sémillon e 20% Maturano, ottenuto da uve raccolte insieme, diraspate e macerate 4 giorni con le bucce. Fresco, anzi freschissimo, da beva compulsiva. 

Sempre in Due 2018, 100% Maturano, fermentazione spontanea e sosta sulle bucce in tino aperto di 6 giorni, poi svinato in anfora dove finisce la fermentazione senza controllo della temperatura e svolge spontaneamente la malolattica. Affina poi 8 mesi in anfora. Profumato e complesso. Da riassaggiare al più presto.

Bianco di Civita 2018, blend di Maturano e Fiano (80%-20%) vendemmiate a fine settembre, partorito dalla mente dell’enologo Gennaro Reale, uno che con il Fiano d’Avellino ci sa fare, con fermentazione spontanea e sosta sulle bucce in tino aperto di 8 giorni, poi, come sopra, in anfora dove svolge spontaneamente la malolattica. Affina poi 10 mesi in anfora, con zero travasi. Nessuna filtrazione. Solo decantazione. Nonostante fosse in bottiglia solo da circa un mese, all’assaggio il fiano è riconoscibilissimo, cosa che a me, amante della tipologia, piace moltissimo.
E ora non ci resta che attendere il Merlot, che verrà vinificato per la prima volta quest’anno.

2. Distina nel Piacentino

Ho conosciuto Claudio Campaner e la sua azienda, Distina, a Podenzano, in occasione di Orange Wine. La faccia soddisfatta, anche quando mi racconta delle difficoltà produttive legate ai cambiamenti climatici sempre più marcati. Apprendo solo dopo che colui che m’è parso senza dubbio alcuno un contadino, vignaiolo e distillatore (buone le sue grappe) ha lasciato, ormai da quasi tre anni, un tranquillo impiego a Milano, ha rimesso a posto un piccolo e ben esposto vigneto di proprietà, ne ha preso un altro in affitto, e ha battezzato la sua azienda a Bacedasco Alto (frazione di Castell’Arquato, Piacenza) col nome appunto Distina. Ha scelto la strada della vinificazione naturale, rispettando al massimo le annate, senza alcun intervento in vigna, con macerazione variabile e fermentazione spontanea, senza filtrazione. 

Ambra 2018, un blend di Malvasia di Candia aromatica, Moscato Bianco e Marsanne, un’uva francesce da sempre presente in zona. Rifermentato in bottiglia secondo lo stile neo-piacentino di Armani e di Croci, fa della freschezza e della bevibilità le sue caratteristiche principali. Con le stesse uve si fa anche Ida 2018.

Fra le altre proposte Bason 2017, un bel Gutturnio tradizionale e Neno 2018, rosso fermo da uve Barbera e Bonarda.

3. Podere San Biagio nel Teramano

Curioso, appassionato, un po’ naif, fiero portatore dell’idea “naturale”. È Jacopo Fiore, l’anima “enologica” dell’azienda Podere San Biagio nel Teramano – a Back to the Wine spesso in giro per stand ad assaggiare “i vini degli altri”. 

Azienda che è cresciuta nel tempo: nasce come agriturismo nel 1994, inizia ad imbottigliare vino solo nel 2000, con Jacopo che torna a casa dopo gli studi in biologia nel 2014 e cerca di migliorare la qualità generale dei prodotti spingendo sempre di più verso il minimo intervento in vigna e in cantina. Così tutti i vini sono oggi a fermentazione spontanea, non filtrati, né chiarificati, unica concessione una leggera aggiunta di solfiti all’imbottigliamento. 

Diverte e spiazza sin dal nome Fun Cool Rosso Carbo 2019, un rosso giovane ottenuto da uve cabernet (credo di ricordare) tramite macerazione carbonica, contraddistinto dalla grandissima beva.

Migrante 2018, 100% Pecorino, con 2 giorni di macerazione sulle bucce, affinato in acciaio e imbottigliato la primavera successiva, anch’esso fresco e beverino.

Briscola e Tressette 2018, un Cerasuolo d’Abruzzo DOC da uve Montepulciano d’Abruzzo 100%, lasciate un paio d’ore a contatto con le bucce, vinificato ed affinato in acciaio, che conferma la grande freschezza e bevibilità della linea “base”.

Altri prodotti sono Cafone 2018, Montepulciano d’Abruzzo 100% che fermenta in acciaio a contatto con le bucce per circa 10 gg., e Idillio 2016 Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG che fermenta sulle bucce per circa 14 giorni e poi affina in botti grandi di rovere per 24 mesi. 

4. Enoz a Sessa Aurunca

Novità che viene dalle “mie zone” – praticamente a Back to the Wine come prima uscita “importante”. Con Enoz siamo nel territorio del Comune di Sessa Aurunca, nel cuore della Campania Felix. È qui che Masseria Torricella si estende. Circa 22 ha di cui 5 destinati a vigneti con i rimanenti a uliveti, grano e leguminose.

Questa nuova realtà, condotta da Roberto Zeno, originario della costiera vesuviana, si trova alle pendici del complesso vulcanico spento di Roccamonfina, zona nota fin dai tempi del Falerno degli antichi Romani per i suoli sciolti di origine vulcanica. Una buona escursione termica tra giorno e notte e la vicinanza al mare con le sue brezze, il principio della rotazione delle coltivazioni e l’utilizzo del sovescio per la concimazione dei suoli completano positivamente la qualità delle uve. 

In cantina, dove si ricorre a una piccola quantità di anidride solforosa, nessun controllo della temperatura, nessuna stabilizzazione, nessuna filtrazione e nessuna chiarifica. Insomma – come mi è stato raccontato – viene fatto solo un “accompagnamento” naturale, cercando di far esprimere l’annata, vinificando esclusivamente in anfora sia nelle macerazioni che durante il periodo di affinamento, con brevissimi passaggi in acciaio tra una fase e l’altra. 

Al momento è presente solo il Chaos 2018, un IGP Roccamonfina 100% Primitivo, caratterizzato da 15 giorni di macerazione in anfora senza controllo di temperatura: una specie di inno del territorio vulcanico di Sessa Aurunca, schietto, senza particolari fronzoli.

Sarà con la vendemmia 2019 che ne vedremo delle belle: si aggiungeranno i bianchi con uvaggi di Falanghina, Fiano, Traminer Rosa ed una piccola quantità di Malvasia recuperata da una vecchia vigna di circa 1500 mq., portando così la produzione intorno alle 4.000 bottiglie.

5. Azienda Agricola Ricci Carlo Daniele nel Tortonese

Conoscevo già l’Azienda Agricola Ricci – e ho conosciuto finalmente anche Daniele Ricci.

Parliamo di un’azienda di Costa Vescovato, sud di Tortona, Colli orientali del Piemonte. Una zona dove oggi, grazie alla folle visione di Walter Massa, il Timorasso, vitigno destinato a scomparire e da lui riportato all’attenzione generale, la fa da padrone.

È una storia quasi centenaria quella della famiglia di Daniele, con il nonno che acquista la Cascina San Leto, il papà che costruisce la cantina, ma che vede il momento più buio proprio in concomitanza con l’arrivo in azienda di Daniele a fine anni ’80, quando in tanti stanno estirpando. Daniele allora cerca un impiego che gli permette la tranquillità, ma che non ne soddisfa affatto le aspettative. E così agli inizi degli anni 2000 la svolta: abbandona il lavoro, reimpianta il Timorasso, inizia a creare secondo le proprie idee: macerazioni, pochi solfiti, fermentazioni spontanee, nessun controllo della temperatura, botti grandi di acacia, e ora anche le anfore. 

La gamma è ampia e ogni bottiglia merita l’assaggio: potrei partire dal Derthona, da uve Timorasso in purezza, continuare con il San Leto, Timorasso con 12 mesi sulle fecce nobili e almeno 24 mesi di ulteriore affinamento in bottiglia oppure con Io Cammino da solo, Timorasso Colli Tortonesi Doc 2012 vinificato con macerazione di 100 giorni sulle bucce in anfore di terracotta interrate e ulteriore affinamento in botti di castagno, per 12 mesi. 

Un consiglio? Andate a trovarlo in azienda.

6. Ale.p.a. Società Agricola a Caiazzo

Ammetto, con Alepa sono un po’ di parte. Conosco Paola Riccio da molti anni: donna di carattere, diretta, che ha fatto del vino la sua vita. Lo ha fatto percorrendo la strada più difficile, quella del vitigno autoctono, senza rincorrere facili mode e mantenendo comunque la memoria del vitigno storico dell’azienda di famiglia che esiste fin dagli anni ‘80. 

Siamo a Caiazzo, in provincia di Caserta, in una stupenda area collinare.

È dei primi anni 2000 l’inizio della sua attività. Paola prende le redini dell’azienda e introduce fra i vitigni il Pallagrello, autoctono della zona, che esiste sia a bacca bianca che a bacca rossa. Del vigneto storico, in parte ripiantato, conserva piccole quantità di Falanghina, Greco e Cabernet Sauvignon, ma il suo punto di forza è la coltivazione e la vinificazione del Pallagrello bianco in varie versioni.

Nel tempo ha ridotto l’impatto ambientale al minimo, è arrivata ad eliminare completamente tutti i prodotti di sintesi usando solo rame e zolfo, concimando solo con sovescio di leguminose e letame.

In cantina gli interventi sono minimi e tendono solo a favorire e a coadiuvare il naturale svolgimento della fermentazione. Pochi solfiti nel Riccio Bianco, Pallagrello bianco proveniente da due vigneti di età differente con affinamento solo in acciaio e successivamente in bottiglia, e dalla vendemmia 2012, anche senza solfiti aggiunti, con la sperimentazione che porta alla nascita della linea Privo. È della vendemmia 2016 Privo l’Eretico, vinificazione del Pallagrello bianco dopo 80 ore di macerazione con le bucce e innesco della fermentazione grazie ai lieviti indigeni.

7. Enò-Trio sull’Etna

“Siamo agricoltori, artigiani, viticoltori, vignaioli”: Nunzio Puglisi, Stefany e Désirée, il padre e le due figlie, formano il trio di Enò-Trio

Azienda vitivinicola a conduzione familiare, dove “rispetto del territorio” non deve far pensare ad una scelta modaiola, vista la pluridecennale esperienza del viticoltore etneo. I vigneti sono condotti a contro spalliera e “gestiti” secondo tempi e modi assolutamente naturali.

Vigneti che si estendono tutti alle pendici dell’Etna, precisamente nel versante Nord, nel territorio che va da Randazzo a Bronte con un’altitudine che va dai 650 metri ai 1.100 metri slm. 

Le principali varietà coltivate sono Nerello Mascalese, Carricante, Pinot Nero e Traminer Aromatico, con una sperimentazione su Moscato di Noto, Moscato Petit Grain, Chardonnay e Merlot.

Vendemmia a raccolta manuale, in cantina si vinifica utilizzando solo lieviti indigeni, con fermentazione spontanea, di circa 10/12 giorni per quanto riguarda il Nerello Mascalese ed il pinot nero, e 2/3 giorni per i bianchi. Nessuna stabilizzazione, nessuna filtrazione, nessuna chiarifica, con imbottigliamento, ormai da qualche anno, effettuato manualmente. I rossi “riposano” in botti di rovere tra barriques e tonneaux di secondo e terzo passaggio dai 12 ai 24 mesi, mentre bianchi affinano in acciaio da uno a due anni.

È eccellente il Dissonante, Traminer Aromatico, vitigno tipico delle zone alpine, per l’appunto dissonante. C’è poco da fare, qui serve un nuovo incontro. 

8. Sa Defenza nel Cagliaritano

È situata nel sud Sardegna a Donori (CA) l’azienda agricola familiare dei fratelli Marchi, Sa Defenza. Che tradotto significa “la difesa”, un po’ a spiegare e rappresentare la loro filosofia aziendale, basata sui vini “artigianali” e non solo a indicare la località.

Qui parliamo di oliveti, frutteti e macchia mediterranea, anche se la principale coltura restano i 14 ettari di vigna, basati su bassa resa di uva per ceppo. 

Trattamenti solo con zolfo in polvere per prevenire muffe o altri tipi di fitopatologie, vendemmie manuali con macerazioni sui rossi e sui bianchi.
Le fermentazioni sono in parte a temperatura controllata in parte a temperatura di cantina in contenitori d’acciaio, con bassissima solforosa aggiunta. I vini non sono filtrati, gli affinamenti e le maturazioni vengono fatte in acciaio e in vetro. 

Segnalo, tra gli altri, Maistru, Nuragus 100%, varietà autoctona del Sud della Sardegna, con fermentazione spontanea, breve macerazione e affinamento di circa un anno in acciaio e poi in vetro.

Sacava sulle Bucce, Vermentino 100%, con fermentazione spontanea e macerazione lunga sulle bucce (circa 20 giorni) ed affinamento di circa un anno in acciaio e poi in vetro.

Deminera, Cannonau 100% a fermentazione spontanea con macerazione di circa 20 giorni in acciaio, affinato in acciaio e poi in bottiglia.

Le Tre Vigne, blend di Cannonau, Bovale Sardo e Syrah con fermentazione spontanea in acciaio con circa 20-30 giorni di macerazione, poi affinato in acciaio.

9. Cantina Giara nel Barese

Giorgio Nicassio, il patron della piccola azienda agricola vitivinicola Cantina Giara, in contrada Jazzo di Stefano, ad Adelfia (Bari), è un grande appassionato, erede di una tradizione familiare iniziata a fine ‘800, la cui attività si concentra nella produzione di vini naturali, legata alla valorizzazione sia del Primitivo che della Verdeca – Malvasia bianca – Greco – Fiano e Moscatello selvatico. 

La viticoltura dell’azienda abbraccia i dettami della biodinamica. Metodi tradizionali, trattamenti ridotti al minimo, totalmente esclusa la chimica di sintesi. Si vendemmia solo manualmente, la fermentazione è spontanea (i lieviti sono quelli indigeni), cercando di ottenere il massimo della macerazione nelle bucce, sia per i vini bianchi che per i rossi.  I vini non subiscono alcuna chiarifica e non viene fatta nessuna filtrazione. 

La gamma è ampia ed io mi limito ad assaggiare quello che più “m’intriga”: il Cicaleccio, prodotto da uve Fiano 100% con macerazione sulle bucce di 5 giorni. Fermentazione e successivo affinamento in acciaio per 7 mesi e 6 mesi di bottiglia. 

E il Mons Roni Cannitum da uve Verdeca 60%, Malvasia 30% e Moscato 10% con una macerazione sulle bucce tra i 6 e gli 8 giorni a seconda dell’annata, con fermentazione e successivo affinamento in acciaio per 12 mesi e 6 mesi di ulteriore affinamento in bottiglia.

10. Cantina Carta nell’Oristanese

Ho conosciuto l’unico vino (e che vino) prodotto dalla Cantina Carta tramite l’amico Gianluca Ladu di Vinoir. Parliamo di Malvasia, parliamo di Bosa. 

È la Sardegna, quella che ha stregato tanti di noi del “continente”. I vigneti battuti dal maestrale, con il mare che “passa” tra i filari a dare quel tocco inconfondibile. Piero Carta ha ripreso la Malvasia piantata dal padre, rispettando la tradizione e la vinificazione naturale. Ha iniziato nel 2017, appoggiandosi agli amici di Sa Defenza, che la cantina è ancora in elaborazione.

Nasce così il Filet, nome che deriva dal ricamo della nonna, una tipica tradizione Bosana.

La piccola vigna di meno di un ettaro, senza alcun aiuto chimico o sistemico. Una raccolta manuale a metà ottobre, una breve macerazione (normalmente tra le 2 e le 6 ore, nel 2017 di 24 ore, nel 2018 di sole 6 ore), nessun lievito aggiunto, nessuna filtrazione, solforosa bassissima, per passare poi ad un affinamento ossidativo in vecchie botti di rovere scolme (fino a 22 mesi mesi in barrique esausta di 25 anni) con lo sviluppo della flor (si tratta di Saccharomyces cerevisiae che hanno in sé la capacità di innescare un fenomeno particolare, la florizzazione). L’ossidativo è secco, deciso, che da vita ad un sorso complesso. È vino da attendere, assolutamente.

Gli appuntamenti per bere vini naturali

Chiudiamo la nostra rassegna ricordando alcune delle manifestazioni che, anche quest’anno, ci faranno conoscere le novità del mondo dei vini naturali:
Back to the Wine
Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti
Orange Wine
Vini di Vignaioli

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