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Terremoto de l’Aquila. 99 Colombe e Sorelle Nurzia. 40 foto per tutti

sabato, 03 Aprile 2010 di

Quando Lydia Capasso e Artemisia Comina mi hanno inviato la lettera appello di Mara e mi hanno detto che avrebbero aperto di lì a poco un blog per aiutare le Sorelle Nurzia nell’opera di ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, ho offerto il mio aiuto. Martedì 6 aprile, a un anno dal terremoto, tutti i blog che partecipano al progetto delle 99 colombe pubblicheranno una ricetta che abbia come ingrediente uno dei prodotti delle Sorelle Nurzia. Lo farà anche scattidigusto. Noi abbiamo anche deciso di mettere a disposizione di tutti i blogger che scriveranno delle Sorelle Nurzia 40 foto che sono state scattate da Francesco Arena nel laboratorio e che possono essere utilizzate liberamente. Sono gli scatti che riguardano i momenti della preparazione e alcuni prodotti tra cui le colombe che le Sorelle Nurzia hanno lanciato sul mercato per rivitalizzare la loro azienda. A me hanno colpito alcuni particolari come il nastro adesivo che regge i grembiuli o quel soffitto e quelle pareti di legno che saranno anche normali ma sembrano raccontare cose provvisorie. E, per non dimenticare cosa ancora c’è tutt’intorno, abbiamo inserito tre immagini delle ferite inferte alla comunità dell’Aquila. La rinascita dei sapori e della voglia di andare avanti, di costruire anche dove molto è distrutto è il nostro modo di formulare a tutti i migliori Auguri di Buona Pasqua. (Vincenzo Pagano)

Per quanto riguarda le Sorelle Nurzia, tutto ha origine da un torrone. E il torrone rimanda a dolci antichi e persi nelle profondità della storia: prima ancora degli arabi, instancabili tessitori di trame gastronomiche nel primo medioevo, appare l’impero cinese con le sue mandorle, ma al contempo Cremona pretende di farne risalire l’origine al matrimonio di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza; altri dicono che già i romani se li mangiassero con gusto. Un dolce antico per un territorio antico, come sa chiunque sia stato in Abruzzo e non si stupisce che una delle fabbriche di dolci più rinomata de L’Aquila abbia l’aria di arrivare dal passato, con le sue torronaie (mestiere tutto femminile, ci dicono) e il suo radicamento nella tradizione e nel territorio più che nella modernità e nell’ampio spazio che le nuove tecnologie permettono, che siano comunicazioni di informazioni come trasporto di merci. Ma il terremoto ha scaraventato l’antica fabbrica in un’altra realtà. Il territorio ferito non può più essere l’attuale cliente, la vendita di torroni va estesa ad altri prodotti. Del resto nel 1835 deve essere stato fortemente innovativo quel pasticciere Nurzia che nel 1835 al torrone bianco e duro affiancò, seducendo tutti, un morbido torrone al cioccolato. Oggi a quel torrone si affiancano colombe, pizze di Pasqua, uova di cioccolato, ovetti confettati, biscotti, praline. Abbiamo assaggiato tutto, e siamo stati sedotti dai biscotti dall’aria ingenua e casalinga come pure dalla fragrante colomba e dalla pizza di Pasqua, che in qualche modo è la nonna della colomba. Parliamo di quel dolce a base di uova, farina e zucchero che nel recente passato ha lievitato in tutta Italia per lunghe ore, in tutte le case, sotto affettuose coperte che ne proteggevano la crescita, prima che il panettone lo respingesse nel passato, rischiando di far dimenticare la felicissima congiunzione che quella pizza dolce crea con il salame e che rallegrava la colazione pasquale. Il panettone, come sapete, è il babbo della colomba: quest’ultima fu inventata negli anni trenta del Novecento da un formidabile pubblicitario per Motta, che cercava un prodotto che espandesse la produzione dell’azienda oltre il periodo natalizio. Quindi colombe, uova e pizze pasquali, biscotti. Eppure si sente che il torrone è ancora il cuore della fabbrica: non solo c’è quello al cioccolato morbido, ma ce ne sono di tutti i tipi: bianchi e teneri con l’arancia candita, o con le nocciole, o con i pistacchi, neri fondenti con le nocciole, di cioccolato al latte ancora con le nocciole, gianduia, e poi i torroncini squisiti rivestiti di cioccolato con cuore al caffé, al mandarino, alla mandorla… le varietà non finiscono più, fanno capire il gusto che le torronaie provano a farne uscire di sempre diversi dalle loro mani, e il mangiarne fuori dal tempo natalizio è trasgressione sensata e magnifica.

(Artemisia Comina)

Foto: Francesco Arena