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Cavalli Restaurant Lounge Miami

Fuga di forchette. Gli chef italiani nei ristoranti all’estero

venerdì, 03 Gennaio 2014 di

Brindisi tra chef

Sfide professionali. Compensi più alti. Voglia di cambiamento e di farsi conoscere sul palcoscenico internazionale. Investimenti in mercati più vivi. Ecco perché gli chef italiani decidono sempre più spesso di fare le valigie, varcare il confine e aprire nuovi ristoranti. O di mettere la faccia e avviare in terra straniera progetti nuovi di zecca grazie a consulenze mirate. Vediamo chi terrà alta la bandiera italiana in terra straniera in questo 2014.

1. Luigi Nastri. Parigi

Non ha saputo resistere al fascino della Ville Lumière Luigi Nastri, che da Settembrini a Roma si è trasferito nella capitale francese e da oggi ha preso in mano i fornelli de La Gazzetta. Ha sostituito Petter Nilsson che era al bistrot francese dal 2006 ed è ritornato nella sua terra natale per riproporre la cultura gastronomica francese dei prodotti freschi e del mercato.

Con Nastri, spiega il sito del ristorante, La Gazzetta ritorna alle origini: Luigi è amico di Giovanni Passerini del Rino, che è stato sous chef a La Gazzetta, e rappresenta la nuova cucina romana che a Parigi assumerà i contorni di una trattoria moderna con toni mediterranei e accordo con il nome italiano del locale.

Nella galleria delle foto, sono apparse alcune foto tratte da Scatti di Gusto: Nastri con Passerini e lo sgombro con anice e finocchio per sottolineare il nuovo percorso della tavola.

2. Massimiliano Alajmo. Parigi

Boutique Stern

Anche i fratelli Alajmo hanno scelto Parigi come casa del loro prossimo ristorante. Il primo, dopo gli altri sei locali di proprietà – quattro a Padova e uno a Venezia – all’estero.

E così, la prossima primavera aprirà l’ultimo nato nel Passage des Panoramas nei locali dello storico laboratorio dell’incisore Stern rivisti dall’archistar Philippe Starck.

Tutto ruoterà attorno all’italianissimo caffè e la cucina sarà rigorosamente tricolore (oltre che aperta continuativamente dalla colazione fino alla cena).

3. Heinz Beck. Dubai

Heinz-Beck

A Dubai, invece, tra qualche settimana vedrà la luce il Social Heinz Beck, il ristorante che lo chef tedesco, romano d’adozione, aprirà al Waldorf Astoria Dubai Palm Jumeirah, all’estremità della celebre isola-palma. Tre stelle Michelin a La Pergola del Rome Cavalieri, nell’emirato arabo Heinz Beck porterà la sua cucina creativa rivisitata in chiave ludica, salutistica e, appunto, ‘social’.

Cento coperti cui se ne aggiungono una sessantina nel dehors avranno il compito di aiutare il conto economico del ‘brand Beck’, già in break-even a settembre grazie alle sei insegne complessive, cui entro l’anno se ne aggiungerà un’altra proprio in Oman, nella Royal House di Muscat.

E, una volta conquistato il Medio Oriente, lo chef muoverà verso il Far East, con due possibili aperture a Tokyo nel corso del prossimo biennio. Come dire, le tavole straniere sono pronte per essere imbandite. E forse, molto più di quelle italiane.

4. Pietro Parisi. Muscat

Cala il tris d’assi Pietro Parisi, lo chef contadino di Palma Campania che crede nel territorio italiano. Sono tre i ristoranti che porteranno la sua firma a Muscat, nella capitale dell’Oman. Pietro Parisi è l’executive chef di Four Season Tourism Group e da lui dipende direttamente il suo sous chef Giuseppe Ferrara, 25enne che ha lavorato con lui per otto anni.

Parisi, infatti, non lascerà il suo Era Ora. A dargli fiducia con un investimento milionario è Saleem Q. Al Zawawi, Advisor del Ministero del Turismo del Sultanato e Presidente di Marina Bandar Al Rowdha.

Il primo ristorante, ‘O Sole Mio, è all’interno dell’hotel Radisson ed è aperto da ieri. Si tratta di un ristorante per una clientela business ma che comunque sposa la filosofia di una cucina semplice ed autentica.

“In tutti e tre i ristoranti faremo vera cucina italiana senza compromessi”, spiega da Muscat Parisi che è impegnato nell’apertura soft. “Lo sceicco si è esaltato per la cernia con gli spaghetti al cartoccio e noi proporremo molti prodotti italiani a partire dalla pasta con grano Senatore Cappelli, i pomodori, il formaggio, l’olio extra vergine di oliva”.

Tra 20 giorni aprirà Trattoria e ad aprile sarà la volta di una location incantevole per il terzo ristorante, il Rossini.

Altre due realizzazioni che avranno bisogno di giovani che abbiano voglia di trasferire i saperi della cucina italiana in Oman.

5. Massimo Sola. San Diego

Un progetto tutto nuovo per Massimo Sola, l’ex responsabile dei ristoranti di Eataly Roma che ha lasciato la creatura farinettiana per andare negli States, a San Diego. Il suo (e dei soci veneti) sarà un locale multifunzione all’interno di una nuova costruzione nella Down Town.

In 1200 metri quadri il mantra di Pan Bon, questo il nome, sarà il cibo buono. Lo spazio a disposizione sarà declinato in un panificio, una pasticceria, una gastronomia e una cucina centrale, a vista, in grado di servire i circa 100 posti a sedere.

“Faremo una cucina estremamente italiana senza compromessi (niente zucchero nella salsa di pomodoro, per capirci), basica, essenziale”, spiega Massimo Sola. L’apertura è prevista ad aprile e tutto l’arredamento arriverà dalla Brianza per sostenere l’immagine del design italiano. Così come arriveranno molti prodotti di gastronomia, a partire ovviamente dalla pasta di Gragnano.

6. Stefano Mazzi. Miami

Cavalli Restaurant Lounge Miami

Oltre Oceano è invece arrivato Roberto Cavalli, che chef non è ma all’attivo ha già sei ristoranti e all’estero conta di aprirne altri quattro (prossime destinazioni: Riyadh, Bahrain, Pechino e  Toronto).

Per ora, lo stilista fiorentino si è concentrato sulla nuova apertura di Miami: il Restaurant&Lounge al 150 di Ocean Drive, cuore pulsante di Miami Beach, ricalca in tutto e per tutto il ‘massimalismo’ che si respira negli altri Cavalli Cafè.

La cucina guidata dallo chef Stefano Mazzi sforna una selezione di ricette tradizionali della cucina italiana con una propensione verso le specialità tosco-liguri. Le prime testimonianze – il locale doveva aprire in settembre, ma ha inaugurato soltanto una settimana fa – parlano di gnocchi al granchio blu, tonno giallo e risotto ai gamberi alla ligure.

A corredo della grande inaugurazione, il creativo ha dichiarato che, “dopo un passato selvaggio, adesso la città è cool” e ha ammesso di non amare troppo l’arte contemporanea, dichiarando seraficamente: “Ad Art Basel non ci vado, non mi piace”. Anche in questo caso, però, gli interni del villino su due piani in stile art déco sono stati curati da un designer di fama mondiale, l’architetto Italo Rota, a testimonianza di un certo fiuto di Cavalli per il design.

Ecco, sono alcuni degli chef che in diversi modi rappresentanoa cucina italiana all’estero. Ma ce ne sono altri come Antonino Cannavacciuolo che ha portato la sua esperienza nell’apertura di un ristorante a Mosca. O la giovanissima Jessica Natali che è diventata chef de partie al Noma di Renè Redzepi.

E sicuramente voi ne conoscerete tanti altri che avete apprezzato e che volete segnalarci. Qui nei commenti.

[Link: Il Sole 24 Ore. Immagini: hauteliving.com, La Gazzetta]