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Assaggi di vino. Bolgheri e la magia del numero 8. Anteprima annata 2008

mercoledì, 23 Marzo 2011 di

L’annata 2008 si annuncia strepitosa per i Bolgheri Superiore doc, i grandi vini della denominazione più moderna della Toscana. Ho avuto la fortuna di essere l’unico intruso a una serata tra produttori, ospitata qualche settimana fa da Federico Zileri al Castello di Bolgheri.
I vini sono tutti ancora in affinamento e usciranno sul mercato a partire da maggio, è quindi presto per esprimere giudizi definitivi ma il livello qualitativo dei campioni che ho assaggiato mi ha talmente impressionato che mi sbilancio in una previsione, fin troppo facile, di eccellenza assoluta.

Curiosamente le annate che finiscono col numero 8 sono state tutte speciali a Bolgheri, a partire da quel 1968 che vide la nascita del Sassicaia e l’inizio della grande avventura. Seguirono poi un grande Sassicaia 1978, ancora l’unico vino importante della zona, e poi il 1988 che ci diede il primo grande vino di una (allora) giovane azienda: la Tenuta dell’Ornellaia. Nel 1998 ci fu la consacrazione mondiale proprio dell’Ornellaia che conquistò la prima posizione nella classifica annuale Top100 di Wine Spectator. I vini di quell’annata furono oscurati dal clamore che circondava l’annata precedente ma la loro qualità era notevolmente superiore. L’ultimo decennio ha portato a un’esplisione della produzione bolgherese e il numero di vini di alta qualità a partire dall’annata 2004 è in costante aumento.

L’appuntamento lo ha fissato Alessandro Dondi, giovane brillante enologo del Castello, per le 7 di sera e in pochi minuti la serie di 8 vini era pronta e versata. L’assaggio in anteprima è stato per me molto importante ma la cosa più interessante è stata la presenza di tutti i produttori che si sono liberamente confrontati davanti ai loro gioielli tra colleghi, senza formalismi o convenevoli.
I vini, tutti dell’annata 2008, erano (in ordine di assaggio): Tenuta Argentiera, Tenuta San Guido Sassicaia, Castello di Bolgheri, Tenuta dell’Ornellaia, Guado al Tasso, Sappaio, Satta, Le Macchiole Paleo. Tutti Bolgheri Superiore tranne il Satta perché Michele ha portato il suo Bolgheri doc e Le Macchiole che è classificato igt.

Proprio i due vini diversi mi hanno colpito per la loro evidente coerenza con il resto del gruppo dei Superiore anche se notevolmente diversi per composizione e affinamento. Il Bolgheri di Satta è ottenuto con una percentuale importante di sangiovese e di tutti era il vino più semplice, già in commercio da qualche mese: in compagnia dei grandi della sua zona non solo si è difeso molto bene ma impressiona per l’equilibrio delle sue componenti e la bella personalità. Michele Satta gongolava sentendo i commenti degli altri e assaporando le note quasi salmastre che il suo prediletto sangiovese sviluppa sulla costa.
Il Paleo era il secondo fuori dal coro e ho trovato un vino molto suadente ricco e intenso. Mi aspettavo, dall’assaggio di un vino così giovane de Le Macchiole, un impatto molto più marcato dal legno. Il vino invece è vibrante di note violacee di cabernet franc con un apporto della lavorazione in cantina meno evidente rispetto ai miei precedenti assaggi e sono molto contento di questa novità.

La presentazione dei Bolgheri Superiore può essere divisa in tre gruppi: le aziende più giovani, quelle classiche e il modello. Quindi Tenuta Argentiera, Sapaio e Castello di Bolgheri che sono le aziende emergenti della denominazione, con vini ben differenziati tra loro anche in base alla diversa posizione dei vigneti. Più morbido e avvolgente il vino di Tenuta Argentiera che presidia il confine meridionale, dominando Donoratico dall’alto del suo vigneto centrale, splendido corpo unico di una quarantina di ettari. Il cabernet sauvignon è la varietà più importante del vino, merlot e cabernet franc completano l’opera. La 2008 è molto espressiva dello stile della casa, morbido e potente. Sapaio, la giovane azienda di Massimo Piccin ha debuttato tra i grandi con l’annata 2007 e conferma la validità del progetto coordinato da Carlo Ferrini. Il petit verdot lo differenzia dagli altri vini e marca la rotondità quasi opulenta. Da Bolgheri nord arriva il Castello di Bolgheri e gli sforzi di Federico e Alessandro sono tutti rivolti a ottenere eleganza e potenza. Bolgheri non è una zona di produttori artigianali nel senso definito da Alessandro Bocchetti su queste pagine ma il rigore tecnico e la precisione stilistica non appartengono solo ai produttori che lavorano con vitigni tradizionali; basta assaggiare questo vino per verificarlo.

Le due aziende classiche e affermate sono Guado al Tasso e Ornellaia, immagino che i lettori di SdV conoscano già questi nomi quindi passo direttamente a raccontare i vini. A mio giudizio la versione 2008 è per tutte e due le aziende la migliore realizzata finora. Si tratta di vini potenti, muscolosi ma non muscolari, dal colore impenetrabile, fitti e densi ma non prvi di sfumature eleganti. Ornellaia ha individuato nell’energia l’elemento chiave di questa annata dopo l’esuberanza della 2006 e l’armonia della 2007 e rende perfettamente l’idea. Leonardo Raspini e Axel Heinz possono andarne orgogliosi.
Guado al Tasso si presenta molto scattante e dinamico, aggettivi insoliti per un uvaggio bordolese toscano ma gli sforzi di Claudio Palchetti e Marco Ferraresi, culminati nella recente rinuncia al syrah, ci sono arrivati. Personalmente trovo il Guado molto migliorato proprio a partire dall’annata 2007, la prima del nuovo corso.

Chiudo parlando del modello; il Sassicaia della Tenuta San Guido presente al gran completo, Niccolò Incisa accompagnato da Sebastiano Rosa e Carlo Paoli. La bottiglia che abbiamo assaggiato era stata appena imbottigliata ma il vino è balzato fuori lo stesso, stressato e mosso com’era. Per me è stata la prima volta di Sassicaia in anteprima quindi non posso fare confronti con altr annate però la raffinatezza del vino e la sua potente finezza sono di tale evidenza che la minore brillantezza del campione non le ha minimamente offuscate. Sono molto curioso di seguire l’evoluzione di questo vino nel tempo, immagino una lunga e felice evoluzione a livello delle grandi annate storiche di Sassicaia con un timbro più classico e austero rispetto alle uscite più recenti.

In attesa dell’uscita (prossima) e della maturazione (più lenta) dei portabandiera di Bolgheri il mio consiglio per gli amanti del genere è di assaggiare anche i vini già usciti, meno preziosi e prestigiosi ma molto interessanti per scoprire le evoluzioni di questa denominazione autenticamente toscana. Quelli che vorrei avere sempre a portata di mano sono Villa Donoratico, Varvara e Serre Nuove.

Foto: argentiera.com, castellodibolgheri.eu