mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Vino californiano. Senti a me Robert Parker, vatti a bere un crodino!

lunedì, 02 Maggio 2011 di

Giorno di festa con sole primaverile quindi terrazzo assolato, l’invito di Black Mamba era già irresistibile ma quando ha aggiunto “sto friggendo le polpette” mi sono arrampicato di corsa per le ripide salite che portano dal fiume alla cima del Gianicolo.
In effetti ho preso un taxi e sono stato molto fortunato a trovarlo all’ora di pranzo del giorno di festa anche perché avevo detto “al vino ci penso io” e viaggiavo carico.
Cosa portare in una occasione simile? Scelta difficile, penso possiate capire la mia difficoltà. Poi mi sono ricordato di avere un paio di buone bottiglie riportate dall’ultimo viaggio in California e ho puntato sull’insolito esotico sconosciuto, “proviamo almeno a stupirla” insomma.
L’aperitivo della casa è stato Dom Perignon 2002, uno dei preferiti dalla mia ospite, fantastico come al solito.

Arrivato il momento di stappare il primo dei miei americani ho avuto un attimo di timore, e se..? Ma era troppo tardi per avere ripensamenti e ho sperato che Ma Belle Fille, lo chardonnay di Peter Michael del 2006 che ero riuscito a sgraffignare (si fa per dire) dalla cantina del mio amico Mark Schoenberg fosse all’altezza della splendida azienda di Mount St Helena nella Sonoma County. Lo avevo assaggiato in cantina alla fine del 2007 e mi era piaciuto molto, le recensioni di Wine Advocate sono superlative (94/100, al terzo gradino della lista di 199 chardonnay californiani 2006 giudicati da mr Parker) ma il colore sembrava indicare un’evoluzione molto più rapida di quanto previsto dal produttore e dal grande critico americano. Il vino è in effetti molto ricco, esuberante e abbondante come è lecito aspettarsi. Non privo però di una freschezza minerale che bilancia la sostanza e il frutto maturo. A costo di sembrare spietato il mio giudizio è 2 scatti, pieni e meritati (e invece del secchio penso a un contagocce, nuovo simbolo per indicare i vini perfettini ma poco fascinosi; che ne dice la direzione?).

Ancora più a rischio la seconda bottiglia, un cabernet sauvignon del 1990 di Philip Togni da Napa. Vi lascio immaginare le battute sul nome. Avevo comprato a caro prezzo la bottiglia perché provvista di adeguata recensione (da quelle parti usa così e non lo conoscevo proprio). In effetti il trattamento che gli riserva WA è lusinghiero: 96/100, primo a pari merito dei 94 cabernet californiani 1990 ma vent’anni sono sempre un’età da vini europei. Il tappo era perfettamente integro ma sporco, il vino si è rivelato intenso, in perfetta forma anche se – all’inizio – ancora un po’ verde. Col tempo si è disteso e ha raggiunto un bel livello di complessità e profondità. Tre scatti molto meritati e magari da grande diventerà un Pauillac!

Il commento finale, a una voce, è stato “Robert Parker vatti a bere un crodino” e ci siamo allegramente finiti l’ultimo bicchiere di Dom (96/100, secondo tra gli 80 Champagne 2002 recensiti).

Foto: Tierras del Vino