Da molto tempo non assaggiavo Turriga, Patrimo e Bricco Rocche e non ricordo mi sia mai capitato di assaggiarli nella stessa occasione e tutti della stessa annata. E’ successo alla presentazione della guida di Go Wine e la domanda mi è venuta spontanea e precisa: quando finiranno gli anni novanta per il vino italiano?
Negli ultimi mesi avevo fissato al 2004 la fine di questo decennio dorato ma alcuni recenti assaggi di 2006 e 2007 hanno spostato in avanti questo confine. Resto convinto che per quasi tutti i produttori di Langa la nuova era inizi nel 2005 complice una vendemmia più selettiva della precedente ma l’Italia è grande e agli assaggi di Benvenuto Brunello mi sono imbattuto in più di un 2007 ancora saldamente radicato nel decennio scorso.
Quei tre vini, tutti del 2006, evidenziano ognuno a suo modo caratteristiche che hanno reso celebri e molto spesso ricchi tanti produttori italiani, ma erano gli anni novanta! Colori profondi, estrazioni infinite, legni vanigliosi, morbidezze opulente e via di questo passo fino alla resa incondizionata del bevitore sopraffatto da intensità così abbondanti.
Cosa fare? Io me ne sono andato a festeggiare i dieci anni dell’orchestra di Piazza Vittorio all’Auditorium. Musica brillante colorata coinvolgente che mi ha messo molta allegria
Bella riflessione Paolo, la verità? Secondo me siamo ancora sotto la piena influenza degli anni 90. Molti degustatori si sono formati in quegli anni e in degustazione tecnica i vini potenti e concentrati. Dolci e ricchi ancora impressionano molto, talvolta anche in negativo. La critica si divide spesso tra chi si lascia impressionare e chi si contrappone fideisticamente a questo. La pacatezza e serenità di giudizio, la curiosità verso vini armonici, eleganti e freschi è ancora da conquistare…
e alcuni degustatori ci si sono pure fermati agli anni ’90!:-)
è vero che in degustazione escono i vini più grossi ma nel mondo reale, quello di chi beve, la musica cambia e armonia diventa la parola chiave
Ma Paolo non ti sembra che questa differenza non sia così semplice? Se i degustatori si lasciano influenzare da vini “grossi” e il mercato cerca vini piu semplici, a cosa e a chi servono le guide?
Domande da un milione di euro! stamattina però sono uscito senza portafogli 🙂
ogni guida ha il suo stile e chi legge deve sapere interpretare
D’accordo su tutta la linea caro Paolo. Tuttavia in questo momento il vino si vende poco in Italia e un po’ meglio all’estero e li’ sul gusto, le cose cambiano e parecchio. I mercati americano, russo, svizzero ( molto in crescita sui vini italiani) e tedesco, ma non solo, mostrano ancora un certo interesse nei confronti di questo stile. Insomma, meno male che tira l’estero perche’ in Italia questi vini non funzionano piu’ da un pezzo.
Ma non sarà che l’interesse sia dovuto a mercati ancora poco strutturati e formati? Ma rapidissimi a strutturarsi… Per esempio mi dicono che negli stati uniti, fuori dal mercato di grande distribuzione che segue per lo piu il prezzo, nel vino di qualita i gusti stiano rapidamente cambiando…