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Sul perché dovreste correre a mettere in cantina i migliori Amarone del 2013

giovedì, 09 Febbraio 2017 di

svinando

Amarone 2013-Manifestazione-AM2013_FotoEnnevi_203

“Un assaggio di storia ed eleganza”: questo il motto che ha accompagnato l’ultima edizione – la tredicesima – di Anteprima Amarone, dedicata all’annata 2013, tenutasi al Palazzo della Gran Guardia a Verona.

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Ogni vino è figlio irriproducibile di una combinazione univoca di fattori: terreno, clima, vitigni impiegati, meteo e, ultimo ma non certo in ordine d’importanza, intervento dell’uomo. L’Amarone è un vino che, rispetto ad altri, può beneficiare maggiormente dell’intervento umano.

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La variegata base ampelografica prevista dal disciplinare (Corvina, Corvinone e Rondinella in prevalenza, ma fino al 25% di altre uve a bacca rossa), nonché l’impiego della tecnica dell’appassimento in fruttaio, fanno sì che il lavoro dei produttori non si limiti all’apposizione di una firma finale al proprio prodotto, ma ne definisca in maniera molto precisa la cifra stilistica. In annate come la 2013, poi, in cui l’andamento meteorologico è stato caratterizzato da una prima fase fredda e piovosa e una seconda calda e asciutta, i produttori hanno potuto sbizzarrirsi con interpretazioni anche molto diverse di quello che è e rimane senza dubbio uno dei più grandi rossi italiani.

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L’estate calda e asciutta ha permesso di portare in cantina uva molto sana e, generalmente, a un ottimo grado di maturazione. La prima sensazione netta che si percepisce alla fine dell’assaggio alla cieca dei numerosi Amarone 2013 presentati a Verona è quella di divertimento. Si riesce proprio a sentire che nel 2013, grazie alla diffusa sanità dell’uva, i produttori hanno potuto lasciare libero sfogo alla loro fantasia cercando di realizzare un vino che si avvicinasse il più possibile alla propria idea di Amarone.

L’annata 2013 è stata, a giudizio unanime, migliore della 2012, particolarmente segnata dalle note donate al vino dall’appassimento. È stata annata di buon equilibrio, con acidità importanti pur in presenza di maturazioni fenoliche complete, condizioni ottimali per la produzione di vini dalla lunga vita e dall’affinamento lento e intrigante. Un commento generale non può prescindere dalla qualità media, alta e sempre in ascesa, a testimonianza di un movimento a livello consortile attento e diffuso.

La commissione di assaggio del Consorzio si è espressa ravvisando “una grande eleganza fruttata nei vini di Mezzane, Illasi e Cazzano e una prepotente eleganza e potenza in quelli di Negrar”.

Amarone 2013-Daverio

Ma la prima cosa che mi ha colpito, in positivo, di questa Anteprima 2013 è stato il “padrino” di questa edizione. Poche persone in Italia possono vantare una cultura così vasta e un eloquio così fine e coinvolgente quanto Philippe Daverio. Che parli di capolavori pittorici rinascimentali, di architettura barocca o della storia agricola della Valpolicella, ascoltare il professor Daverio è un sottile piacere che lascia ancora sperare che ci sia futuro per la redenzione dell’umanità, almeno in parte.

Il professore è tornato più volte sul concetto di Amarone quale recupero di una coscienza storica pre-esistente in Valpolicella e dell’importanza di tradurre la propria realtà storica in strumento per costruire la competitività sul mercato globale. Concludendo con una riflessione sul fatto che a suo parere, e sottoscrivo, la prova dell’esistenza di Dio è che i vini friulani si sposano con i formaggi friulani e che lo Château d’Yquem va d’accordo con il foie gras, ovvero che ogni vino nasce per accompagnare le pietanze del territorio da cui proviene.

Amarone 2013-Manifestazione-AM2013_FotoEnnevi_190

Passando alla degustazione degli Amarone 2013, colpisce anzitutto la grande diversità stilistica proposta dai differenti produttori. Mettendo in fila quelli che mi hanno colpito di più, l’immagine che visualizzo è quella di un percorso di crescita, che dall’infanzia arriva fino alla maturità passando per l’adolescenza e il periodo di transizione all’età adulta.

Amarone 2013-Corte-Sant'Alda

Marinella Camerani non ha più bisogno di presentazioni, così come i suoi vini di Corte Sant’Alda, non hanno certo bisogno dei miei elogi per essere annoverati, come già sono, fra le più belle sorprese dell’ultimo decennio in Valpolicella. L’Amarone 2013 di Corte Sant’Alda (campione da botte, zona di Mezzane) nel mio personale percorso immaginario rappresenta l’infanzia, l’infinita spensieratezza e la grande potenzialità che solo la gioventù può dispiegare. È un vino che profuma di more e lamponi freschissimi, caratterizzato da una bocca di spiccata acidità, dritta e verticale, che regala belle note balsamiche.

Nella stessa categoria inserirei anche l’Amarone 2013 di Secondo Marco di Marco Speri (anch’esso prelevato da botte, zona di Fumane – Classico), dal quale, in prospettiva, si attendono grandi cose.

Amarone 2013-Fidora

Con i vini della famiglia Fidora avevo invece, colpevolmente, poca dimestichezza. Quarta generazione di produttori di vino in Veneto, dal 1974 convertiti all’agricoltura biologica, l’Amarone 2013 di Fidora (campione da botte, vallata d’Illasi) rappresenta per me l’adolescenza, quella timidezza di fondo celata sotto un’apparenza di ostentata sicurezza, ma che lascia trasparire in maniera chiara una grande genuinità.

Il naso è intrigante, con note floreali e che richiamano la foglia di pomodoro, mentre all’assaggio sfodera una bocca elegante e di razza, con rimandi all’amaricante della china oltre alle note varietali di frutta matura, e dotata di ottima persistenza.

Anche in questo caso un vino di grande giovinezza e affascinanti potenzialità. Per chi cerca un Amarone di questa caratura consiglio anche il 2013 de Le Bignele (sempre prelevato da botte, zona di Marano – Classico) che colpisce per freschezza e personalità.

Amarone 2013-La-Giuva

Esiste un punto di passaggio fra la gioventù e l’età adulta in cui non si è più ragazzi e non si è ancora uomini. In cui non si è più figli e non si è ancora diventati genitori. È un periodo di grande creatività, di voglia di costruire, di realizzare sogni, di inseguire chimere.

Tutto ciò mi ha trasmesso l’assaggio di una new entry nella kermesse vitivinicola veronese, ovvero l’Amarone 2013 de La Giuva (da bottiglia), un’azienda giovanissima, nata nel 2011 dal desiderio delle sorelle Giulia e Valentina (le Giu-Va del nome) Malesani e che proprio con l’annata 2013 presenta il suo primo Amarone. Azienda ubicata in un areale unico, quello dell’alta Val Squaranto, che al proprio vino riesce a regalare grande profondità. La sensazione olfattiva è, passando all’universo visivo, quella di sfogliare un libro, tanti fogli sovrapposti che si sollevano uno alla volta. La bocca è intensa e ben disegnata, ha acidità in abbondanza, ma bilanciata da una dolcezza fresca e mai stucchevole. Davvero complimenti a quest’opera prima che lascia presagire il meglio per gli anni a venire.

Amarone 2013-Accordini_Acinatico

Non può che essere un vino simbolo della maturità quello dell’azienda Accordini Stefano, per tante ragioni. L’azienda è una realtà storica e profondamente radicata in Valpolicella, con una continuità familiare ininterrotta da oltre un secolo (al banco di degustazione era presente il giovane e competente Marco Accordini). Il vino, inoltre, viene presentato già in bottiglia e risulta già proposto in commercio.

L’Amarone 2013 Acinatico (appunto da bottiglia, zona di Fumane – Classico) regala un naso di grande eleganza e completezza che lascia intuire le sinuose rotondità che verranno ritrovate all’assaggio. In bocca difatti è avvolgente e suadente, un vino materico, sostanzioso, appagante in cui la frutta scura, principalmente more, è matura seppur molto croccante.

Interessante, nella medesima categoria, anche l’Amarone 2013 di Villa Mattielli (da bottiglia), che gioca su note dolci sia al naso, con giocosi rimandi allo zucchero a velo, che in bocca.

Amarone 2013-Monte-del-Fra

Hors concours l’Amarone 2013 Tenuta Lena di Mezzo di Monte del Frà (campione da botte, zona di Fumane – Classico). Un vino giunto praticamente alla fine della degustazione e capace di sollecitare in maniera inaspettata le mie povere papille gustative ormai provate dai numerosi assaggi. Forse ero stordito per lo sforzo degustativo, però il primo pensiero che mi è balzato alla mente quando ho riposto il naso nel bicchiere mi ha trasportato al Rodano, note di olive e la famigerata garrigue (la nostrana macchia mediterranea) che difficilmente ci si aspetterebbe in un Amarone.  L’assaggio restituisce una bocca sapida, fresca e mentolata che conferma il rimando olfattivo a territori ben più ad occidente rispetto alla Valpolicella.

Un mistero. Rileggendo gli appunti di degustazione dell’annata 2012 appare la parola Rodano anche in tale occasione, mi riprometto di approfondire il tema e nel frattempo consiglio l’assaggio.

[Federico Malgarini]