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Colline Albelle, vini in Toscana fuori dagli schemi: li fa un Francese

Colline Albelle è la cantina di Julian Reneaud a Riparbella che produce vini da vigneti in conduzione biodinamica: da prendere il Vermentino
lunedì, 15 Aprile 2024 di

Julian Reneaud sembra uscito da un capitolo del Giro del Mondo in 80 giorni di Jules Verne più che da una cantina o da una vigna. Ma non è un personaggio di fantasia. Anzi, è il solido comproprietario di Colline Albelle – cantina, azienda agricola e struttura ricettiva – in Toscana. Al ristorante stellato Il Glicine di Amalfi ha officiato la presentazione della sua azienda e dei suoi vini. In buona compagnia di Andrea Biagini che ne cura le relazioni pubbliche e dello chef Giuseppe Stanzione che ha proposto i piatti in abbinamento.

Lo staresti ad ascoltare per ore mentre racconta la sua vita che se non fosse per la giovane età diresti di chi ne ha viste tante impossibili. E sicuramente ne ha viste tante e di più ne ha fatte da quando gli ha preso la passione per il vino. Classe 1988, Julian Reneaud è di Carcassone ed è un mancato campione di pallamano. È stato vice campione delle squadre universitarie di Francia e il gioco gli ha aperto le porte di una scuola di ingegneria di Tolosa. Da cui ha spiccato il volo per vigneti.

Julian Reneaud con Giuseppe Stanzione e Andrea Biagini

Non in Francia come si potrebbe immaginare, ma in giro per il mondo. Partito con l’autostop, meglio, con i passaggi sulle navi, è sbarcato in America. Fare il giro del mondo senza soldi ha questa partenza. Che lo porta a lavorare come aiuto cuoco o nell’azienda agricola Flowers in California e passare per Sud America e Australia. Per poi ritornare in California come assistant winemaker a Opus One Winery. Tanto lavoro e un colpo di fortuna. James Suckling assegna 100 punti all’annata 2013 dell’Opus One e la fama di Julian Reneaud cresce di colpo. Caiarossa a Riparbella lo vuole come direttore e lui si trasferisce in Toscana dopo aver girovagato anche nell’emisfero australe.

Come nasce Colline Albelle

Colline Albelle al cambio di stagione

Tanta conoscenza accumulata e anche qualche colpo di testa andato bene, confessa. “In un’occasione ho fatto di testa mia a Caiarossa e se avessi sbagliato mi sarei trovato fuori la porta immediatamente”. La porta la imbocca qualche anno dopo, a 30 anni, per fare la sua cantina. Nel 2018 se la sente di fare il grande passo. Sostenuto da Dilyana Vasileva e Irena Gergova. Che non sono estranee al mondo del vino poiché ne sono appassionate produttrici, insieme ai loro mariti, sia nella valle dello Struma che sulla costa del Mar Nero. Una vacanza in Toscana delle coppie si trasforma nella condivisione del sogno di Reneaud. Che in una cantina abbandonata vede il futuro. È a Riparbella, nell’entroterra di Cecina.

40 ettari, 20 di bosco e 20 a vigneti venuti su con Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot, Vermentino, Canaiolo Bianco e Petit Manseng. La cantina si chiama Colline Albelle perché l’antico nome di Riparbella era Ripa Albella e dunque ne ha adottato il nome che richiama il bianco dei suoli.

E ora siamo qui, alla tavola del Glicine in una giornata di sole che bacia terrazza e mare della Costiera Amalfitana a immaginare gli sciami di api che prendono possesso delle vigne di Riparbella. Tante da richiedere 50 arnie e ancora di più nei prossimi tempi.

Con tre calici che segnano i vini in produzione e in assaggio. Inbianco che è un Vermentino e Inrosso che è Merlot. Sono i due vini frutto della prima vendemmia del 2020 e a loro è affidato il messaggio della nuova cantina. E poi il Serto che è Sangiovese.

Un’azienda agricola in piena evoluzione

Il casolare di Colline Albelle a Riparbella in Toscana

Ce ne sarebbe già abbastanza di carne sul fuoco, ma a Riparbella – Colline Albelle non stanno fermi. E insieme al progetto delle arnie per ospitare le api, c’è anche il progetto di costruzione della nuova cantina – ristorante – spazio degustazione. Che saranno pronti nel 2025.

Nella proprietà insiste anche un grande casolare, Villa Albella, attrezzato per l’ospitalità e gestito dallo chef Roberto De Franco. Calabrese di nascita, anche lui girovago. Dal Piemonte al porto Cala de’ Medici di Rosignano Marittimo, dove è stato patron del Volvèr, e poi Parigi, Shanghai, Hong Kong e Singapore.

Le api segnalano l’altra caratteristica del vigneto che è condotto in biologico e biodinamico. Certificato a partire dalla vendemmia 2023. Staremo dunque a parlare di vini naturali, o come preferite chiamarli, anche se sarebbe più corretto parlare di vini con naturalezza.

i vigneti di Colline Albelle in Toscana d'estate

La scelta biodinamica è scelta di sostenibilità. Avvantaggiata da un periodo abbastanza lungo di non trattamento del terreno. Tre anni. E poi la conversione al bio avviata nel 2019. Con il 2020 difficile per noi bipedi al cospetto della pandemia, ma proficua per le viti. Primavera piovosa, inverno mite, germogliamento omogeneo e precoce con foglie di un bel verde intenso e brillante. Cui ha fatto seguito un giugno temperato e un’estate classica mediterranea. Quasi da album dei ricordi. È stata subito l’occasione per una vendemmia precoce in tre giornate: 14 e 15 agosto. E poi il 15 settembre. Prima il Vermentino e il giorno dopo il Merlot. A settembre il Sangiovese.

Questa dell’anticipo della vendemmia si accompagna anche alla coltivazione dei vigneti allevati secondo il sistema a guyot e a cordone speronato. E fin qui nulla di strano. La potatura, invece, prevede che non ci siano più di due grappoli di minori dimensioni per pianta e più tardivi degli altri.

Come sono i vini di Colline Albelle con i piatti di mare e di terra

Vermentino Inbianco 2022 di Colline Albelle

Nel calice arriva il Colline Albelle Inbianco 2022 che è la bandiera della bassa gradazione alcolica (10%). La sfida all’annata eccezionalmente calda ha portato all’abbassamento della superficie fogliare delle viti. Per ridurre l’evaporazione, evitare i blocchi di maturazione e permettere la vendemmia a metà agosto. Avvenuta sotto la pioggia. Tra un morbido maritozzo e una stella croccante, l’Inbianco va giù con una freschezza impressionante. Sembra quasi una bibita molto floreale e abbastanza lontano dai classici vermentino. Manco diresti che dopo la vinificazione in acciaio si fanno 6 mesi in barrique non tostate. Con pane e olio è l’aperitivo giusto.

il calamaro con il vino Inbianco di Colline Albelle

Ce lo gustiamo ancora meglio sul calamaro ripieno di friarielli, patate e provole che il team di Stanzione ha modellato e soprattutto cucinato alla perfezione. E il nostro Inbianco mostra anche struttura e non si fa accoppare dai friarielli. Ha un floreale da gita in barca e la mineralità giusta per affrontare i latticini.

Inrosso è il cugino Merlot, a occhio in questa annata 2021 è ancor più (troppo) giovane del vermentino. Ma con il suo taglio verticale e qualche nota speziata riesce a trovarsi bene con i tortelli ripieni di genovese di vitello affogati nell’ottimo zabaglione di parmigiano vacche rosse e sormontati dal tartufo bianchetto.

Più scontato il Sangiovese Serto del 2020 che è una buona espressione classica del vino di Toscana. Corposo quel che basta per accompagnare il controfiletto di agnello dei Monti Lattari in crosta di Provolone del Monaco. Ma insomma non farei la corsa a metterlo in cantina a differenza dell’Inbianco.

Un vino che sembra un altro vino

Inbianco 2022, vermentino di Toscana IGT di Colline Albelle

Anche perché, sorpresa, Julian Reneaud stappa un Inbianco del 2020, quello della prima vendemmia. E sembra un altro vino. Meno floreale e più complesso. Devo aver colto nei discorsi una venatura tedesca, qui quasi alla riesling piuttosto secco. Uno spasso con la classica delizia al limone della Costiera Amalfitana.

Reneaud assicura che anche il 2022 stappato nel 2024 darà lo stesso effetto. E allora meglio smezzare le scorte e godersi l’Inbianco giovane d’estate e quello più maturo al cambiare della stagione e dei piatti. O uscire dall’abbinamento dolce + dolce con le note floreali che si spengono sull’acidità della delizia.

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.