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7 Aprile 2019 Aggiornato il 8 Aprile 2019 alle ore 00:11

10 vini naturali imperdibili assaggiati al Vinitaly 2019

Ed eccoci alla 53 edizione di Vinitaly. I trend degli ultimi anni non si limitano solo all’exploit del Prosecco nel mondo, ma al sempre crescente fenomeno
10 vini naturali imperdibili assaggiati al Vinitaly 2019

Ed eccoci alla 53 edizione di Vinitaly.

I trend degli ultimi anni non si limitano solo all’exploit del Prosecco nel mondo, ma al sempre crescente fenomeno del vino “naturale”.

Parlare di vini naturali va sempre più di moda, ma la confusione tra il naturale, il biologico e il biodinamico continua a regnare sovrana. Chiariamo intanto che non esiste una definizione precisa di “vino naturale”, sostanzialmente sono i vini “liberi”, prodotti senza sostanze chimiche e lavori invasivi in cantina. Sono più uno specchio del territorio da cui provengono. Dunque, biologico, biodinamico e naturale non sono sinonimi.

Il vino biologico vuol dire la riduzione dell’uso di sostanze chimiche sia in vigneto che in cantina secondo il regolamento europeo.

I vini biodinamici sono prodotti in base alle fasi lunari, e il protocollo Demeter stabilisce le norme molto più rigide in Italia rispetto ad altri paesi.

Il vino naturale viene prodotto con le tecniche di agricoltura biologica, ma senza le sostanze aggiunte al mosto, né correttori di acidità né la solforosa, però possono contenere i solfiti per prevenire ossidazioni o cariche batteriche.

E comunque avvicinarsi al vino naturale significa riscoprire le origini, i sapori autentici del territorio.

E poi è scoppiata una moda di fare il vino nelle anfore, ed è un capitolo a parte.

Ma al bando le polemiche, diamo inizio alle danze con una selezione di vini di Vignaioli & Territori di  Organic Hall.

1. 1701 Franciacorta (Lombardia)

Una bella selezione di bollicine, Saten, Brut Nature, Rosé e Vintage Millesimato. Indecisa tra tutte, h assaggiato tutte, alle 10 del mattino (ma Vinitaly è anche questo). Ma facendo così, sono riuscita a individuare le etichette che mi hanno convinta di più: Brut Nature e Vintage. Facile, no?

Ovviamente iniziamo dal meglio: Vintage Millesimato 2011, Chardonnay 90% e Pinot Nero 10%, 20% fa un passaggio in barrique. Meraviglioso, suadente, setoso, carezzevole, ma autorevole, è una bollicina perfetta per iniziare il 53ma edizione di Vinitaly con i fiocchi. Da servire alle cene eleganti.

2. Casa di Baal (Campania)

Forse il loro Metodo Classico lo conoscete già, edizione limitata, al massino 1000 bottiglie. Fiano 100%, diretto, acidulo, ma pulito. Invece il rosé, il Tocco di Baal, aglianico 100%, è un nuovo arrivato in famiglia. Al naso gesso e frutti rossi, che arrivano anche alla bocca. E’ uno dei vini più coerenti tra profumi e sapori degli ultimi tempi. Da bere per rnfrescarsi con gusto.

3. Fongoli (Umbria)

Ci sono molte etichette in questa piccola azienda, ma una mi ha incuriosita in particolare. Trebbiano Spoletino è stato un vitigno sottovalutato fino a poco tempo fa, ma ora sta finalmente uscendo fuori. Laetitia Bullarum 2018, al naso molto vinosa, ma subito dopo arriva molta frutta tropicale, sia al naso che in bocca. Una bolla rifermentata in bottiglia  con i lieviti propri e aggiunta di mosto. Come dice il produttore, è una vinificazione artigianale con le conoscenze moderne. Da bere nelle serate poco impegnative.

4. Foradori (Trentino Alto Adige)

Elisabetta Foradori è oramai un mito tra gli amanti del vino naturale.  Ho assaggiato diverse etichette, tra cui un Nosiola 2015 che ha fatto anfora. Decisamente elegante, dai sentori delicatamente tannici, quasi nocciole di ciliegio. Questo è sicuramente effetto anfora spagnola, poco invasiva, ma perfetta per enfatizzare i sentori di vino artigianale. Curioso il rosé, un Teroldego molto carico come colore, e molto scarico in bocca. Invece  Morei, un Teroldego  2017 rosso, che fa anfora, non ha i sapori minimamente influenti dall’argilla, e si presenta nella sua fiera purezza autoctona. Per chi ama le anfore ma con moderazione.

5. Bressan (Friuli Venezia Giulia)

Ammetto che sono da sempre innamorata di Schiopettino di Bressan. Schiopettino non  altro che Ribolla Nera, un vitigno autoctono  in purezza, ma la cura particolare dei vitigni, i pochi grappoli per metro quadro, il vino mai filtrato e 5 anni in botti di rovere fanno si che questo Schioppettino diventi una leggenda. Tanti pepi, quello nero in primis, poi aromatico, di Sichuan, di Tasmania e molti altri che non riesco a individuare, mi fanno innamorare sempre di più di questo vino ribelle. Per chi ama esagerare e non ha paura di dare nell’occhio.

6. Radikon (Friuli Venezia Giulia)

Jakot 2014, un  Friulano (una volta Tocai), riesce a conquistare al primo sorso. L’annata 2014 era moto fresca e piovosa, di conseguenza il vino era pronto per uscire un anno prima del prevosto. Profumo rotondo, rassicurante e irrequieto nello stesso tempo, di sostanza ma con tanta piacevolezza. Un classico fuori dalle righe che non si riesce a dimenticare. Per chi cerca qualcosa di diverso, ma serio.

7. Emidio Pepe (Abruzzo)

In azienda hanno i Montepulcano d’Abruzzo anche del 1964, ma nessuno di essi ha mai fatto legno, ma solo evento vetrificato. Per questo il Montepulciano del 2010 riesce a conservare la sua freschezza senza perdere la sostanza non influenzata e non sovrastata dal legno, pur conservando i tannini morbidi. Da bere quando ci sono i veri conoscitori di vino.

8. Camerlengo (Basilicata)

Per me è stata una scoperta. Ho assaggiato tutte e quattro etichette presenti, tutti i vini non sono filtratma indubbiamente il Camerlengo 2015, Agianico 100%,  mi ha conquistata. Proviene dalla vigna più vecchia di circa 25 anni, 400 m sul livello del mare. Morbido al palato, vellutato e carezzevole, di un’armonia rara. Da servire nelle serate quando si sente di conquistare un buongustaio.

9. Andrea Occhipinti (Lazio)

Il suo Rosso Arcaico 2018 è speciale. Due vitigni autoctoni di Gradoli, Aleatico 50% e Grechetto Rosso, fanno un mese sulle bucce, sei mesi nelle anfore (stavolta italiane) e poi un po di acciaio. Leggermente tannico in bocca, rimane bello fresco, conservando alla perfezione i sentori di frutti rossi croccanti. Un vino ribelle, anticonvenzionale, un vino per i veri appassionati.

10. Arianna Occhipinti (Sicilia)

Il Frappato di Arianna rende felice, non so perché. E’ fresco, ha dei spiccati sentori di frutta rossa fresca e ghiacciata, leggermente tannico, ma molto piacevole. Un vino che porta dento il suo territorio con una prepotenza garbata, un vino che si fa notare. Qui dentro c’è il sole, il mare e il territorio. Da bere quando si ha voglia di vacanza, si ha voglia di Sicilia. 

E voi siete già al Vinitaly? Cosa volete assaggiare?

Giulia Nekorkina
Moscovita di nascita, romana da 25 anni, Rossa di Sera da 10 anni, innamorata della vita, appassionata di bollicine, adora cucinare e mangiare. Il miglior museo è un mercato, il miglior regalo è un viaggio.
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