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Black Mamba. I vini buoni sono quelli che finiscono (La Pergola)

giovedì, 20 Gennaio 2011 di

Niente da fare, è più forte di me, non resisto alle tentazioni e la cosa che più mi rallegra è che giuro ogni notte di cominciare una vita migliore poi fatalmente ricado nella seduzione, cedo alla lusinga e da ultimo senza nemmeno essere assalita dai sensi di colpa. Fantasmi di lussuria, come scriveva l’amato Kavafis…Bottiglie di grandi vini, per dirla con Black Mamba! ( Questa battuta, ammesso che riesca a capirla almeno io che l’ho scritta, corre il rischio di essere molto divertente…) Orbene amici, ho peccato, di nuovo e alla Pergola, con quel diavolo di crotalo tentatore che prima o poi lo uccido. D’altra parte, come molti di voi, apro bottiglie ogni giorno, non vedo perché non prendere un periodo di festività come ennesima scusa per fare una decorosa, eccentrica e curiosa bevuta.

Dico curiosa perché Marco Reitano ha scelto qualcosa di insolito per i nostri orizzonti, ha suggerito vini ai quali con certezza non avremmo pensato. Attenzione però, perché questa volta qualche colpo di scena c’è stato! Siamo partiti con una magnum di Henriot Champagne brut 1959, per accompagnare un eccellente carpaccio di ricciola con fagioli cannellini e tartufo bianco d’Alba, seguito da un risotto con ostriche e champagne, un piatto che solo Heinz può permettersi il lusso di preparare con tale baldanza, impossibile trovarne di così buoni a Roma, infatti lui ha tre stelle Michelin e gli altri no, è lapalissiano!….

Henriot 1959 è un grande Champagne, ingiustamente dimenticato un po’ da tutti noi, ma che sarebbe bene ricordare perché si tratta di un blend elegantissimo, di vecchia scuola che in versione magnum esprime al massimo il suo livello qualitativo eccellente. Peraltro aggiungo, come nota del tutto personale, che si rende giustizia all’invecchiamento dello champagne solo in formato magnum non c’è partita, è un altro pianeta. Henriot ’59 ha una bolla viva, per dirla col glossario di Black Mamba, ha toni burrosi e una spina acida fresca che francamente non ci saremmo mai aspettati da uno champagne di questa età. Una grandissima prestazione, sotto tutti i punti di vista, infatti nonostante il formato magnum, la bottiglia è finita in poco più di mezz’ora. Per proseguire, dopo il risotto e dopo Henriot, lo chef si è superato, preparando uno fra i suoi piatti più riusciti degli ultimi anni, il capriolo in crosta di frutta secca su scorzanera e polvere di zucca liofilizzata. Indescrivibile, un capolavoro di cottura che non potete perdere per alcuna ragione al mondo. Ho visto il crotalo con gli occhi fuori dalle orbite, e sì che non è facile leggergli la meraviglia sul volto, lo stupore, non foss’altro che per deferenza alla sua natura di crotalo. Qui Reitano, ci ha sorpresi con Antinori Chianti Classico Tignanello 1970, una sorta di prova generale perché dal ’71 Tignanello ha intrapreso la strada attuale uscendo dal disciplinare. Quando parlo di questo vino parlo di una bottiglia che ha fatto la storia del vino in Italia. Tuttavia le nostre impressioni non sono state buone, non ci è piaciuto, considerando con sommo e doveroso rispetto le premesse poc’anzi chiarite. Non avevo mai assaggiato il ’70 di Tignanello e non è stata una bevuta gioiosa, con quel sentore di pelliccia bagnata, come dice il crotalo, sembrava di mettere il naso nel collo di volpe di mia nonna in carriola.

Ma perché farci mancare un grande Barolo a questo punto? E che sia di tradizione! Aggiungeva savio il mio adorato crotalo. La scelta ricade su un capolavoro di rigore e tradizione piemontese: Barolo Coste del Monforte di Scarpa 1978, annata molto buona insieme alla ‘71, come ricorderete. Eppure qualcosa in quest’annata non mi convince. Ogni volta che bevo un barolo ’78 ( il crotalo ed io ne abbiamo assaggiati diversi e se n’è parlato a lungo) ho l’impressione di avere a che fare con un vino che non evolve che dà il massimo appena aperto. Una volta servito, nel bicchiere rimane così, anche un po’ piatto ad essere sinceri, ogni aspettativa è inevitabilmente delusa. Se sei fortunato e non collassa! Come nel caso di questa bottiglia che ha mostrato un grave cedimento in pochi istanti, mantenendo viva solo una nota di camino e di fuliggine che francamente nessuno di noi andava cercando. Peccato, perché confesso di avere un debole per Scarpa, mi piace molto.

Insomma amici, la serata procedeva ma bisognava bere alla grande e in allegrezza (che fa rima con ebbrezza, ma tu guarda un po’..) e per mettere al sicuro il rischio di un terribile rimpianto il giorno seguente, abbiamo scelto un’altra bottiglia, questa volta trasferendo il nostro pregiato gusto in Francia, a Bordeaux, con Domaine de Chevalier 1961. Un vino affilato, tagliente, che sa ovviamente di peperone e svela più Graves che Bordeaux. A pensarci bene, è quasi scolastico nella sua fresca espressione del territorio di origine. Questa volta la bottiglia è finita, perché i vini buoni sono quelli che finiscono, non quelli nelle bottiglie lasciate a metà!

Di lì a poco ci siamo spostati nella sala fumatori, (sapevate che Black Mamba fuma il sigaro?) dove abbiamo chiuso la nostra veglia chiacchierando amabilmente tutti insieme, cercando di interpretare i vini assaggiati col mitico Reitano, decisamente in linea con le nostre idee. Abbiamo brindato con Charles X, fra i miei Cognac preferiti, infatti sono uscita portando via la bottiglia restante e o il dubbio di non averla nemmeno pagata, forse l’ho sottratta in maniera coercitiva, surrettizia…Mi perdoneranno mai gli amici della Pergola? Confido nella loro indulgenza. Il crotalo mi ha assolta subito, come sempre, ma il crotalo è uno strano essere vivente, imprevedibile e imperscrutabile. E’ un serpente sufficientemente intelligente e astuto da evitare i conflitti col Black Mamba, gli è molto chiaro, almeno quanto all’indimenticato Clint, che sovverte la logica di “quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto”. E poi crotalo e Black Mamba appartengono allo stesso giardino zoologico, c’è poco da fare…fateci pace, è così! Il crotalo, il mio amico immaginario…che meraviglia! E che serata da sogno, perché sognare ha una sua intima bellezza. Non dimenticatevi di Black Mamba!

Foto: blog.cavesa.ch, wikipedia