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Vernaccia di San Gimignano. 5 etichette da mettere in cantina

venerdì, 22 Febbraio 2019 di

svinando

Se c’è una cosa che mi ha sempre stupito è come un territorio ristretto come il Comune di San Gimignano possa ospitare un numero tanto ingente di aziende vinicole.

E produrre vini così diversi tra loro eppure tutti inesorabilmente legati da un filo comune come la Vernaccia di San Gimignano.

All’Anteprima 2019 della Vernaccia di San Gimignano ho tracciato una mappa della Vernaccia, estrapolando cinque etichette che ogni amante del genere dovrebbe tenere nella propria cantina.

E vi dico anche perché.

1. San Benedetto Capanna – Il più coraggioso

Il premio al coraggio va a San Benedetto, unica azienda a osare il tappo a vite per la Vernaccia San Gimignano, un po’ per andare incontro al mercato straniero (soprattutto tedesco), ma anche per affermare un nuovo approccio a una denominazione tra le più storicizzate d’Italia. La tenuta si trova nell’estremo nord dell’areale di San Gimignano e uscirà a breve sul mercato con l’annata 2018 e la riserva 2017, derivante da una doppia vendemmia, una anticipata e l’altra in parte disidratata.

2. Panizzi – Il più longevo

La Vernaccia Panizzi viene da una “tradizione di innovazione”. I terreni sono molto vicini al borgo di San Gimignano, ma lo stile è molto contemporaneo. L’annata 2018 ha fatto solo acciaio e si presenta molto fruttata al naso e di discreta acidità alla bocca, mentre la Vernaccia Santa Margherita, il cru dell’azienda, ha subito un affinamento per metà in acciaio e per metà in barrique, oltre a un assemblaggio in acciaio per 6 mesi. Un processo che le conferisce maggior spessore e longevità (fino a 8-10 anni). La Vernaccia riserva 2015, invece, arriva da un affinamento di due anni in barrique nuove e da una fermentazione malolattica spontanea. Può andare ben oltre i 10 anni (anche fino a 20/30) ed è dotata di una bella spina acida.

3. Guicciardini Strozzi – Il più equilibrato

A nord-est del borgo di San Gimignano si trova la storica tenuta Guicciardini Strozzi, le cui origini risalgono al 994. La lunga esperienza nel settore si sente, l’anteprima 2018 è ancora un po’ scomposta al naso, ma presenta tutte le caratteristiche per diventare un bel vino. La Vernaccia 2018 con il 10% di uve Chardonnay è già più delicata e pronta.

Ma è la Vernaccia riserva 2016 Guicciardini Strozzi che dà le vere soddisfazioni ai veri appassionati.

4. La Lastra – Il più espressivo

Quando i coniugi Betti, entrambi agronomi del Trentino Alto Adige, hanno cominciato a lavorare come consulenti per aziende vitivinicole di San Gimignano hanno passato anni a cercare di convincere i propri datori di lavoro a tirare fuori il carattere dal vino, piuttosto che uniformarsi a uno standard apprezzato a livello internazionale. Nel 1994 hanno deciso di fare da sé e produrre la propria Vernaccia di San Gimignano con il proprio stile. E con un obiettivo: emozionare. La Vernaccia della Lastra racconta un territorio, quello di una piccola tenuta ad est del borgo, con terreni limosi in superficie ma una lastra di calcare attivo a poca profondità, in grado di conferire mineralità e freschezza al vino.

5. Il Palagione – Il più dinamico

I vini del Palagione portano tutti nomi di stelle o costellazioni. Ma la rockstar della cantina è la riserva Ori 2017, affinata per il 70% in barrique con malolattica e per il 30% in acciaio senza malolattica. Il naso racconta di un terreno argilloso e ricco di fossili marini (siamo nell’estremo sud del territorio di San Gimignano, direzione Volterra), con fiori, spezie, sentori minerali in sequenza, alla bocca è croccante, polposo e chiama subito un altro sorso. Meritano una menzione anche i fratelli Lyra 2016 e Hydra 2018, in bottiglia da dicembre dell’anno scorso a grande richiesta, in quanto l’annata precedente era già stata esaurita da un pezzo.