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Coronavirus. Le richieste al Governo di chef, pizzaioli e pasticcieri

lunedì, 23 Marzo 2020 di

Sono ormai diversi giorni che ristoratori, pasticceri, cuochi e tutti coloro che lavorano nel settore dell’enogastronomia e dell’hotellerie si trovano a fare i conti con la chiusura necessaria dei propri locali.

Tutti gli operatori si stanno comportando con grande responsabilità, ma è innegabile che il settore rischi il collasso, non solo ora, ma anche alla ripartenza, quando ci saranno da sostenere spese importanti per garantire un servizio di qualità alla propria clientela. Il comparto, che negli ultimi anni ha fatto da traino all’economia del nostro Paese, diventando anche una voce importante per generare flussi di turisti stranieri, chiede quindi con forza e unito, l’intervento delle istituzioni.

Le richieste

A – Unione, condivisione e proattività;

B – Sostegno integrale da parte dello Stato e della Comunità Europea, per tutto il tessuto delle PMI (codice 56) e artigiani food&beverage, attraverso le seguenti azioni concrete:

  1. Blocco integrale di tassazione, oneri e contribuzioni previdenziali e assistenziali (sino all’accettabile ripresa del mercato e comunque non prima del 30 dicembre 2020);
  2. Ricorso al credito agevolato da parte degli istituti finanziari (con interessi fissi e non superiori al 2%), considerando la solidità dell’impresa in base alla produttività effettuata nel 2018 e 2019, nonché accesso al Microcredito con specifiche agevolazioni per il settore alimentare e della ristorazione;
  3. Riconoscimento dello stato di pandemia nazionale e quindi di calamità, per fruire dei risarcimenti previsti dalle attuali polizze assicurative;
  4. Garantire il punto di pareggio alle aziende o sospendere immediatamente qualsiasi effetto prodotto da obbligazioni assunte contrattualmente, siano esse di natura pubblica o privata·    

RICHIESTA AZIONI PER LA RIPRESA DEL MERCATO (da attuare a partire dalla sospensione delle attuali misure di contenimento):

  1. Riduzione del 35 % della contribuzione previdenziale sul lavoro subordinato, prevedendo crediti di imposta da utilizzare per nuove assunzioni e/o per l’impiego di lavoratori svantaggiati.
  2. Detassazione e decontribuzione degli straordinari e dei benefits;
  3. Inserimento di parametri qualitativi in sostituzione di quelli quantitativi nella contrattazione centrale e periferica.
  4. Attuazione di una significativa semplificazione dei rapporti tra il comparto alimentare e la P.A. (ed Enti Locali) per quanto riguarda l’applicazione delle disposizioni in tema di HACCP, DVR, SIAE, GDPR, privilegiando l’utilizzo di procedure informatiche e telematiche per ogni tipo di autorizzazione e procedura.
  5. Coinvolgimento attivo delle realtà imprenditoriali locali nelle scelte strategiche per la riqualificazione o espansione urbanistica e nell’erogazione di sovvenzioni pubbliche.
  6. Attivazione di specifici sportelli pubblici (anche mediante servizi on line) per consulenza alle PMI in relazione agli aspetti concreti e operativi di applicazione delle norme che impattano sul settore.
  7. Predisposizione di protocolli per la comune interpretazione delle disposizioni, così da evitare applicazioni non uniformi sul territorio nazionale.
  8. Coinvolgimento degli organi ispettivi per attività di supporto e non solo di controllo;
  9. Istituzione di un unico sito nazionale per la pubblicazione di bandi e concessioni di beni dello Stato, degli Enti locali e del demanio, con una sezione dedicata al comparto.
  10. Valorizzazione del Made in Italy e apertura di un tavolo di lavoro con i distributori e fornitori del comparto ristorazione, in modo da individuare insieme le migliori strategie per superare le difficoltà economiche.

Una visione di insieme che unisce trasversalmente professionalità e competenze,  raggiungendo già così un importante risultato, quello di superare gli individualismi e fare rete per supportare la ripartenza. Non meno importante, la volontà di usare questo tempo non solo per chiedere, ma anche per  ascoltare tutto il territorio che ogni giorno conosce e vive la ristorazione, e capire quali siano le giuste basi da proporre al Governo per ripartire con il piede giusto.

Con questi obiettivi e queste aspirazioni, è stata lanciata sulla piattaforma Change.org una petizione, proposta da APCI – Associazione Professionale Cuochi Italiani, Cibo di Mezzo, associazione di ristoratori e produttori della zona di Brescia e del Lago di Garda e Ri.Un – Ristoratori Uniti, associazione di ristoratori di recente nascita, sostenuta da importanti associazioni che rappresentano i diversi temi (AMPI, Anp, JRE Italia, Le Soste, Club Richemont), proprio per dare voce a tutti gli operatori del settore.

I punti chiave della petizione, indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono legati sia ad azioni immediate sia alla ripartenza, a partire dalla richiesta di esonero del pagamento di tasse e contributi fino al 30 dicembre, il congelamento delle obbligazioni, la riduzione del 35 % della contribuzione previdenziale sul lavoro subordinato, prevedendo crediti di imposta da utilizzare per nuove assunzioni e/o per l’impiego di lavoratori svantaggiati, la valorizzazione del Made in Italy, la creazione di tavoli di lavoro con distributori e fornitori, la detassazione di straordinari e benefits e molto altro.

L’obiettivo è quello di dare voce al settore, permettendo di superare con minori difficoltà il blocco del lavoro attuale, che tutti gli operatori hanno dimostrato di sapere accettare con grande responsabilità.

Se oggi è il momento della responsabilità, domani sarà quello della corresponsabilità, in cui il comparto sarà chiamato a ripartire con nuovo slancio, nuove regole, nuove procedure, e il Governo avrà il fondamentale compito di non lasciare allo sbaraglio le difficoltà del settore, e di fornire gli strumenti indispensabili per la ricostruzione di una parte imprescindibile del motore economico dell’intera nazione.