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Contagi in Campania. L’obbligo di mascherina all’aperto è segnale negativo

La seconda ondata di contagi preoccupa i governi centrali e regionali. Vincenzo De Luca corre ai ripari con un'ordinanza restrittiva
giovedì, 24 Settembre 2020 di

svinando

Nel giro di 24 ore il contenimento dei contagi da Coronavirus sembra essere fuori controllo in Campania.

Prima due chiusure eccellenti di bar punto di riferimento a Napoli. I tamponi positivi al Covid-19 hanno portato alla chiusura dello chalet Ciro a Mergellina e del Gran Caffè Cimmino a via Petrarca.

Oggi il riconfermato Presidente della Regione Vincenzo De Luca ha firmato l’ordinanza che impone a tutti e indistintamente l’obbligo della mascherina all’aperto. Cioè non è obbligatoria solo quando c’è il rischio di assembramento, ad esempio in una strada stretta, ma sempre.

Ordinanza anti contagi valida fino al 4 ottobre

Almeno fino al 4 ottobre è quindi obbligatorio indossare i dispositivi di protezione individuale anche all’aperto e dalla Regione non escludono misure ancora più restrittive.

La distanza interpersonale – che è sempre meglio rispettare – non è più un motivo di deroga dell’uso della mascherina.

Un provvedimento che riporta indietro le lancette dell’orologio dei comportamenti quotidiani.

La concomitanza delle chiusure dei due bar con l’ordinanza è un segnale di allarme per la regione Campania che negli ultimi giorni ha registrato un numero di contagi record.

Anche se non c’è preoccupazione per il settore della ristorazione.

2) È disposto l’obbligo, su tutto il territorio regionale, di indossare la mascherina anche nei luoghi all’aperto, durante l’intero arco della giornata, a prescindere dalla distanza interpersonale, fatte salve le previsioni degli specifici protocolli di settore vigenti (ad esempio per le attività di ristorazione, bar, sport all’aperto).

4) Si richiamano tutti gli esercenti, gestori ed utenti alla stretta osservanza delle misure di prevenzione e sicurezza. Al fine di rendere tempestiva la corretta ricostruzione degli eventuali casi da “contatto stretto”, vi è l’obbligo della identificazione di almeno un soggetto per tavolo o per gruppo di avventori attraverso la rilevazione e conservazione dei dati con idoneo documento di identità.

Le chiusure dei bar

Antonio De Martino

“Ho chiuso lo chalet di Mergellina martedì in serata, cinque minuti dopo aver avuto il risultato positivo di un accertamento preliminare al Covid 19. Adesso sono in attesa del tampone vero e proprio. In ogni caso sto bene e non ho neanche particolari sintomi”, ha spiegato Antonio Di Martino, titolare dello chalet. Che ci tiene a precisare che la decisione di chiudere è stata presa in autonomia per tutelare la salute di clienti e dipendenti.

Lo Chalet Ciro a Maergellina riaprirà al termine delle procedure di sanificazione e dopo la risposta – negativa – dei tamponi cui sono stati sottoposti i 40 dipendenti.

Situazione identica per il Gran Caffè Cimmino. Mariano Iannuzzi, uno dei soci, ha assicurato che la riapertura avverrà solo in totale sicurezza, a tamponi negativi e sanificazione avvenuta.

Segnali negativi dalla Francia e dalla Spagna

Parigi e contagi

La possibilità di misure più restrittive potrebbe toccare le attività di ristorazione? Segnali negativi arrivano dalla Francia. Da lunedì bar e ristoranti chiusi a a Marsiglia e Aix-en Provence.

Il governo francese ha varato una nuova cartografia della Francia che individua dipartimenti in zona di allerta (rossa), allerta rafforzata (super-rossa) e allerta massima (scarlatta) che fa riferimento al numero dei malati, al tasso di incidenza per le persone sopra i 65 anni e ai ricoveri nelle rianimazioni.

A Parigi e nelle altre città, a partire da sabato, i raduni sono limitati a 1000 persone al massimo (erano 5000), vige il divieto di grandi eventi, non è possibile incontrarsi in più di 10 persone nemmeno in casa e soprattutto i bar devono chiudere alle 22.

La Francia è il Paese che ci è più vicino geograficamente, ma le cose non vanno meglio per bar e ristoranti in altri Paesi.

Le preoccupazioni non mancano a Madrid che cerca di applicare un lockdown parziale e a settori chiedendo ai cittadini di limitare al massimo le uscite da casa. Imporre un nuovo lockdown alla Spagna e fermare del tutto uffici, bar, ristoranti, fabbriche e scuole significherebbe aggravare il Pil che già a fine anno segnerebbe un -21%.

Anche in Gran Bretagna la paura di una seconda ondata e di un nuovo lockdown è concreta. Il coprifuoco serale imposto da Boris Johnson a bar e ristoranti che da oggi devono chiudere alle 22 è a un passo dalla serrata. Il Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, lo ha dissuaso dall’imporre la chiusura immediata di pub e ristoranti, come reclamato da altri ministri.

L’equilibrio è sempre quello: cercare di fermare i contagi senza fermare l’economia. Una formula difficile.